Stava fissando un punto nero, unico su una parete bianca, in quello stato di quiete in cui non si pensa niente; ci si accorge di essere come distaccati, e quando qualcuno richiama l'attenzione, magari passandoci una mano davanti, a volte si resiste ancora un poco, non si vuole abbandonare quel felice momento privo di preoccupazioni.
Eloise ritornò in sé da sola, perché così era in quel momento: sola. Girò lo sguardo un attimo, ma la stanza era interamente bianca, compreso il pavimento di un materiale liscio bianco senza fughe, e la luce proveniente da una filo sottile forse di neon lungo il bordo fra parete e soffitto.
Nella parete più lontana c'era un pulsante nero e a terra, appoggiato, un cartello.
Scosse la testa, Eloise, non riusciva a ricordare che ci facesse lì in quel momento. Non riusciva a ricordare se era mattina o sera, o che cosa avesse fatto quel giorno.
Strani tempi, ultimamente oscuri e casuali eventi le avevano dato l'impressione di essere come una spettatrice, inserita in un flusso di pericoli, emozioni, paure, sorprese, ma come se fosse dietro uno schermo tv, quasi sempre al riparo.
Ma, si disse Eloise, basta fantasie, fai un bel respiro e vai a vedere.
Raddrizzò un po' la schiena, attraversò la stanza e si avvicinò alla parete: il pulsante sopra era a forma di fungo, nero lucido da specchiarsi dentro, il cartello sotto diceva: "premi solo quando sarai sicura, ne va della tua vita".
Eloise tirò su il cartello, ma non c'era scritto niente altro; la scrittura era la sua, con le curve e le pieghe tipiche di un pennarello dalla punta geometrica.
Lei senza farsi troppi dubbi appoggiò la mano e cominciò a premere il pulsante: ma aveva appena iniziato a toccare che un piccolo verme di pensiero si infilò su nelle pieghe della sua proverbiale tranquillità.
Le venne in mente la stessa sensazione di quando da piccola stava andando alla festa di una qualche amica ed era vestita con un abito pieni di fiocchi; aveva forse 9 anni, ma prima di uscire guardandosi allo specchio, per un attimo aveva pensato: e se fosse un brutto vestito? e se mi prendono in giro?
Avrà avuto solo 9 anni, ma già a quel tempo aveva deciso che le preoccupazioni avrebbero avuto vita breve nei suoi pensieri. Aveva tirato su il mento ed era uscita di casa, sentendosi forte e sicura di sé, con la quiete nel cuore e senza paura.
Ma quell'indecisione scavò un solco fra lei e il pulsante. Si girò con le spalle al muro e si sedette un attimo, annegando gli occhi in tutto quel bianco.
Guardando in fondo, sulla parete vide apparire una linea, che poi fece un angolo retto, e infine diventò un rettangolo: si aprì una porta dalla quale entrò una bambina con un vestito da bambola, a fiocchi. Le si avvicinò e la guardò dritta negli occhi, visto che lei era rimasta seduta con le spalle al muro.
- Ti ricordi, Eloise, di quel giorno?
Lei rimase interdetta, sapeva di stare guardando se stessa da piccola, ma non riusciva a ricordare cosa era successo.- Non sono mai arrivata alla festa, ti ricordi, Eloise?
Un brivido freddo percorse la sua schiena: si ricordò di essere scesa dalla macchina con i suoi genitori in un posto lontano dalla casa della festa, perché non c'era parcheggio. Era un ricordo che non aveva prima dell'arrivo della bambina, forse nuovo oppure che era stato cancellato.- Eloise, se non ce la fai, tieni presente che puoi sempre premere il pulsante. Ma se lo fai troppo presto, tutta la sofferenza sarà stata inutile.
E mentre diceva queste parole, la bimba si girava verso la parete di fondo: la porta si aprì di nuovo ed entrarono due persone, un tipo in abiti eleganti e uno vestito da clown.
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Piccole storie ad alta tensione
HorrorDisclaimer: alcune di queste storie fanno paura o ribrezzo, orrore insomma, anche a me. Per cui dopo averle scritte mi sono accorto che per la mia sanità mentale non ho più voglia di leggerle ed editarle. Insomma, come la zucca in copertina: è nata...