Capitolo due

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Fissi lo specchio, non sono male.

I miei lunghi capelli ricci di un arancio sbiadito mi cadono morbidi sulla schiena, i miei occhi verdi che contengono all'interno della macchie marroni.

Sono alta e slanciata, ma questo non mi impedisce di avere un po' di pancia, chiariamocchi non sono troppo grassa, ma nemmeno un stuzzicadente vivente.

Ho un seno prosperoso, anche troppo, ma la mia figura è armoniosa.

Indosso un vestitino con la parte superiore nera e dalla gonna rossa abbinata ai tacchi neri.

Afferro la mia borsetta in cui ho messo il telefono, Huawei P8, e le chiavi di casa insieme a quelle della macchina.

Così mi avvio verso la porta dove Isabel e Thomas mi aspettano.

« Mamma dai muoviti! »

Gli lancio un occhiata truce che lo fa ammutolire immediatamente.

« Bene, possiamo andare. Facci strada. »

Thomas ha deciso di andare con Isabel -ma va'- io invece ho deciso di andare con la mia macchina.

Siamo appena arrivati, tutto sommato la casa dell'Alpha non è per niente piccola, anzi, tutt'altro.

Vicino alla casa dell'Alpha, si trovano altre case tutte distribuite a semicerchio.

Nell'aria, leggero, ma pur sempre presente, si espande l'odore di pino.

Il mio corpo si mette automaticamente in allerta.

Cammino seguendo Isabel e Thomas che chiacchierano riguardo ad un nemico ed a un ospite ingradito.

Ci fermiamo davanti a delle pesanti porte d'acciaio che Isabel apre velocemente e senza darci molto peso.

Tutta l'attenzione delle persone presenti nella stanza e concentrata su di noi.

La stanza, sembra un campo di battaglia, da una parte percepisco  il branco di Isabel, dall'altra ci sono dieci persone estranee, l'odore di pino è diventato sempre più opprimente, ma non posso farne a meno.

Mio figlio mi sorride, come ad incoraggiare il mio lavoro.

Tutto succede in un attimo, nella stanza scoppia il putiferio, e comincia una vera e propria battaglia.

Io, che di battaglie né ho viste e combattute troppe, decido di intervenire.

« Fermatevi, subito, uno spargimento di sangue non risolverà il problema. »

Uso la mia lingua ammaliatrice, meglio che vi spieghi, con la caduta, persi solo il diritto di andare in Paradiso e di essere un anima bianca, ma i poteri e gli optional gentilmente donati da Dio rimasero.

Tutti, come da me richiesto, si fermarono, e si voltarono a guardarmi.

Vidi, con la coda dell'occhio mio figlio fissarmi intensamente, così mi voltai.

« Dopo la Seconda Guerra Mondiale ho perso tutto il divertimento che le guerre mi provocavono. »

Lui scuote la testa esasperato.

I miei occhi incontrano velocemente un paio di occhi neri.

Scariche di elettricità, o forse si piacere, scuotono il mio corpo, dentro di me sento un legname verso quella misteriosa figura.

Lui è perfetto. Capelli neri e ricci, occhi neri, labbra leggermente a cuoricino, fisico muscoloso e imponente. Gambe kilometriche, sembrava un'armadio. Uhm.

Ignorandolo completamente mi avvicino all'Alpha del branco di Isabel, tendendogli la mano.

« Piacere, Lilith, tu devo essere il fratello di Isabel. »

Lui mi guarda confusamente, poi annuisce e mi regala un grande sorriso stringendomi la mano.

« Il piacere è tutto mio, sono Alexander. Ma tu chiamami  Alec.»

Sento un ringhio alle mie spalle, così mi volto e trucido con lo sguardo il mio Compagno.

« Sai che è maleducazione interrompere della discussioni? »

« Non mi interessa di sembrare maleducato, io lo sono, e per di più se la mia Compagna e la futura Luna del mio Branco fraternizza con nemico. Quindi  Donna, ora staccati e andiamo a casa. »

Donna? Ma che cazzo?

« Ma che cazzo hai nel cervello? Patatine fritte? Quel ' Donna ' ti è per caso uscito dal culo? No perché nemmeno ai tempi dei Greci le ragazza venivano chiamate Donne, e credimi, i c'ero in quell'epoca. Tua Luna? Con questo compattamento che hai al massimo sarò quella che ti prende a calci in culo! Che poi, nemico, scordatelo, se mi vuoi come tua Compagna il minimo che farai sarà farti piacere questo Branco, no perché senno te la dimentichi una Compagna come me! Guarda con che idioti devo avere a che fare! »

Lui mi guardò trucemente.

« Non prendo ordini da nessuno, che sia la mia Compagna o mia Madre. Non avete nessun diritto di interferire in questa faccenda. »

Lo guardai con uno sguardo carico di sfida, vedremo.

« Davvero? Io invece credo di averlo, perché in caso contrario, se si dovesse svolgere una guerra non esiterei a combattere contro di voi, e per quanto possa essere forte e spietato il vostro esercito, niente può contrastare la forza di un Caduto.

E sia ben chiaro non mi farei scrupoli a combattere personalmente contro di te. »

Lui valuta attentamente la situazione, non sono un licantropo, il legame che provo  per  lui non è così forte come quello che lui prova con me.

Ringhia per poi sbuffare.

« Va bene Donna, non ci sarà nessuna guerra, - »

Un sospiro di sollevo lascia le mie labbra, come al solito, troppo presto.

« Ma a patto che tu mi segua senza fare troppe  storie. »

Assurdo.

« Ma nemmeno se mi paghi a peso di Dracme D'oro, scordatelo. »

Lui rise apertamente, carino quando il cretino ti fa la risatina.

« Allora dichiarerò apertamente guerra a questo Branco. »

Sbuffo, magari vado con lui e poi lo avveleno.

« Va bene testa di cazzo. »

Bene, non sono qui nemmeno da un giorno e già devo ricambiare casa.

Tutta colpa di questo tipo.

Non so' nemmeno come si chiama, magari avrà uno di quei nomi orribili, tipo Gennaro, o Gianluigi, o Giancarlo.

Orribili.

Τhε Ροssεssiνε Αηd Βιοοdτhirsτγ Αιρhα Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora