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Il primo giorno che Ethan ha aperto gli occhi, è stato il più difficile.

Ha pianto tutta la giornata attaccato a me e continuava ad urlare per le sue gambe.

«Non le sento», ha urlato e continuava a piangere mentre io cercavo, invano, di calmarlo.

Tremava, cercava invano di alzarsi e quando non ci riusciva, continuava a piangere e come biasimarlo.

Per un bambino di sei anni è troppo tutto questo.

Un bambino come lui dovrebbe giocare con i suoi coetanei, divertirsi, fare il bagno in piscina ed invece no, Dio ha voluto sfidarlo.

Non riesco a vedere mio figlio soffrire così tanto, vederlo ogni santissima volta piangere e disperarsi perché non può camminare.

Ora diciamo che è più calmo.

Continua a non capire perché a lui tutto ciò, ma non piange più.

Rimane seduto sul letto e ci osserva impassibile, senza piangere, solamente con quel suo viso bianco per via delle medicine ed i suoi occhi azzurri che prima erano felici.

Quegli occhi che prima spruzzavano gioia e benessere ora sono solamente due pozzi vuoti.

Ciò mi spezza il cuore perché nessun bambino meriterebbe questo.

Sono stata fortunata, lo so, mio figlio è vivo ma non è felice.

Io me ne accorgo quando mio figlio è felice.

I suoi occhi brillano, le sue labbra sono sempre dipinte da un sorriso e alle volte, racconta barzellette ed invece adesso no.

I suoi occhi sono spenti, pieni di tristezza e terrore.

Paura di non poter più camminare e tristezza del non farlo.

Stamattina mi ha sussurrato in un orecchio:«Mamma, non potrò più giocare con papà Owen a baseball?», per poi scoppiare a piangere ed io l'ho rassicurato che faremo di tutto pur di fargli giocare a baseball di nuovo.

Il suo sport preferito, ed è anche molto bravo in ciò.

Ricordo ancora quando Owen gli insegnò a giocare la prima volta, invece di colpire la palla, Ethan corse con la mazza in mano e colpì proprio i gioielli di Owen.

Divenne viola dal dolore, Owen steso a terra in lacrime ed Ethan steso a terra dalle risate.

In questo momento Ethan dorme beatamente mentre io leggo una rivista.

Un articolo cattura la mia attenzione, parla della Miss CeL'HoSoloIo.

"Il segreto del mio successo lo devo solo a me stessa", dice la donna più famosa di Los Angeles.
Alla domanda "Suo figlio?", lei ha risposto così:"Io non ho più un figlio, ha voluto andare con la feccia della società, che sia buon per lui non so, ma a me non importa, il mio figliastro Nico è l'unico a cui potrò affidare tutto, un giorno."

«Troia», sussurro e chiudo la rivista disgustata dalle parole di quella donna.

Io non faccio che pensare a quello che mi ha raccontato Owen tre anni fa riguardo la sua 'ex ragazza'.

Quella donna è malata così come il suo adorato figliastro. Dio, se solo l'avessi fra le mani, l'avrei uccisa per le brutte cose che ha detto alla mia famiglia.

Quando nacque Heather, una settimana dopo sui giornali parlò della mia bambina dicendo che era nata con una bruttissima malattia alla faccia.

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