VIII

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Mi fermo e riprendo fiato, mentre sorrido guardo mio fratello, sta osservando qualcosa, sposto lo sguardo verso quel punto. C'è un piccolo alimentari ancora aperto.

R: Vuoi fare la prima stronzata dell'anno?
- Credo di averla già fatta. Andiamo a comprare una bottiglia di vodka.

Scompare il sorriso che pochi secondi prima si era formato sulla mia faccia.
Riccardo mi guarda perplesso.

R: Non voglio che ti ubriachi!
- Io si quindi andiamo.

Mi incammino verso il negozio.

R: Ma perché non mi ascolti mai?

Sento Riccardo che mi urla dietro e dopo poco mi raggiunge.
Entriamo nel reparto alcolici e prendo la bottiglia più grande che ci sia. Tiro fuori i soldi dalla tasca e mando mio fratello a pagare e a comprarmi il mio solito pacchetto di Marlboro rosse.
Mi avvio all'uscita aspettandolo su una panchina. Tirò fuori una birra da sotto la felpa, la apro e inizio a berla.

R: E quella quando l'hai presa?

Si siede accanto a me, mi passa le sigarette e mi prende la birra.

- Mentre pagavi.

Mi rilasso accendendomi la prima sigaretta e mi metto più comoda sulla panchina.

R: Mi ricordo benissimo il giorno in cui siamo andati a vivere da soli. Avevi solo 14 anni e volevo tenerti al sicuro da tutto il mondo. Non volevo assolutamente che tu iniziassi a fumare ne a bere. Avevo una paura tremenda che ti potesse accadere qualsiasi cosa. Poi mi se sfuggita proprio sotto gli occhi. Ho il ricordo di Emma che ti fa provare a fumare.

Sorride e scuote la testa.

R: Quella notte litigammo pesantemente. Poi hai iniziato a passare notti intere fuori casa, non puoi capire la mia ansia.

Apro la vodka e ne butto giù un sorso, non è possibile che gli abbia fatto così tanto male, non faccio mai la cosa giusta. Ho sempre creduto che mi tenesse in casa con lui solo perché se no avrei dormito sotto un ponte e mamma si sarebbe incazzata.
Butto giù un altro sorso di quel liquido che più di una volta mia ha portato diversi problemi.

R: Guardati ora, sono passati tre anni, con una birra rubata su una panchina all'una di notte. Sei un uragano che in pochi sanno gestire. Ero deluso del fatto che non fossi riuscito nel mio intento, scusami per tutto.

- Dovrei solo ringraziarti per quello che hai fatto per me. Ho imparato cosa vuol dire vivere a pieno la vita. Grazie.

Bevo ancora un altro sorso, inizio a vedere sfuocato, dopo anni ancora non ho capito qual è il mio limite. Riccardo mi leva la bottiglia dalle mani e mi stringe le spalle con il suo braccio. Mi sento al sicuro tra le sue braccia.

- Prima sono andati a baciare Edo, mi mancava troppo.
R: Meglio rischiare che avere il rimorso di non aver provato. Me lo hai detto un miliardo di volte, quindi non vedo il problema.

Sorrido. Passiamo ancora del tempo seduti su quella panchina.

- Andiamo a divertirci dai!

Bevo la metà della vodka che era rimasta tutta d'un sorso e passo la rimanente a mio fratello.
Mi guarda malissimo.

- Dai che reggi l'alcol meglio di me.

Finisce tutti il liquido rimanente nella bottiglia, mi prende per mano e mi fa alzare. Mi inizia a girare la testa e sorrido come un ebete. Inizia a ridere, sto barcollando e il fatto che mi prenda in giro non mi aiuta per nulla.

- Riccardo smettila, andiamo al parcogiochi.

Mi fermo in mezzo alla strada deserta. In lontananza si sentè ancora il rumore dei petardi e fuochi d'artificio.
R: Signorina mi vuole gentilmente offrire l'onore di un ballo con lei?

Si rivolge verso di me, abbassandosi leggermente mi porge la mano. Mi viene da ridere, accetto la sua proposta e iniziamo a ballare per la strada. Corriamo per le strade, le nostre risate si sentono ovunque, salgo sulle spalle di mio fratello e iniziamo a correre.

- Mi sembra di essere la padrona di questa città. Di notte è così silenziosa, puoi fare quello che vuoi.

Inizio a girare su me stessa e mi incanto a guardare le luci ormai tutte sfociate. Perdo l'equilibrio e inizio a cadere, sento delle braccia che mi sorreggono, immagino siano quelle di mio fratello.

- Credo di aver bevuto troppo.
-: Lo credo anche io.

Oh merda Margot scappa.

Mi alzo di scatto e guardo mio fratello, è lì che osserva tutto tranquillamente.

-  Perché lui è qua? Ti avevo detto chiaramente che non lo volevo vedere.
E: Ascolta Margot...
- No, non ascolto proprio nulla.

Inizio a correre, neanche io so dove sto andando, ma non ho voglia di spiegare tutto ad Edoardo. Mi giro un altra volta e lo vedo ancora lì in piedi che mi osserva deluso, l'ho ferito così tanto che non mi è neanche corso dietro. Una lacrima scorre sulla mia guancia. Inizio a perdermi per le vie della città. Tutte queste luci mi accecano, mi fanno perdere il senso dell'orientamento e tutto intorno a me sembra ruotare. Trovo un altro negozio aperto e rubo una bottiglia di rum.

Possibile tu non riesca mai a fare la cosa giusta.

Faccio una smorfia, non sopporto più la voce dentro di me. Cerco un luogo tranquillo dove stare, trovo una panchina da dove si vede tutta la città, mi siedo e inizio a bere quel liquido, sperando di scordarmi un po' di cose.
Dopo ore passata da sola a fumare e bere noto che qualcuno si siede accanto a me, non ho neanche per forze di girarmi a guardare chi è.

Y: Quanto hai bevuto?

La sua voce così familiare mi fa rilassare, speravo che non fosse ne Edoardo, ne Riccardo.

- Non abbastanza da scordarmi di Edoardo.

Butto giù l'ultimo sorso rimasto e accendo una sigaretta. Le lacrime iniziano a solcarmi le guancia.

Y: Dai che ti accompagno a casa.

Annuisco, barcollando sotto la stretta del braccio di Yuri arrivo alla macchina, dove finalmente mi addormento.

Scusate se non pubblico da tempo, ma dovevo studiare. Spero che il capitolo vi piaccia.

-Ishtar.

I miss you || Edoardo Incurvati 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora