Capitolo 5: Il gioco ha inizio

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Ci sedemmo tutti quanti, avevamo bisogno di pensare.
Non avevamo modo di sapere chi avesse ingerito droghe o veleni, eravamo tutti dei potenziali morti ambulanti.
Provammo ad usare i cellulari ma sembrava non funzionassero i questa camera, quel sadico bastardo aveva pensato proprio a tutto.
Erano ormai passate le 24 da un pezzo e ancora nessuna dava segni di malori ma la cosa non ci tranquillizzava per niente.
Anna e Chiara non riuscivano a smettere di piangere, a dire la verità nessuno di noi riusciva a smettere di piangere.
Questa quiete devastante durò all'incirca fino all'1 quando Carlo iniziò ad avvertire un mal di stomaco inizialmente leggero, poi sempre più potente fino a non riuscire a comandare più gli stimoli del suo intestino
Io e Fabio lo accompagnammo in bagno per cercare di aiutarlo, lo fecimo sedere sulla tazza della sua camera e tornammo nel salotto, ogni tanto ci avvicinavamo al bagno per assicurarci fosse vivo, eravamo disperati.
Scolammo tutta la Vodka rimasta, Stefano si accostò al bagno per controllare le condizioni di Carlo quando lo sentimmo urlare, poi svenire.
Lo spettacolo era indescrivibile, un orrore del genere non pensavamo nemmeno fosse immaginabile.
Carlo era lì seduto sulla tazza scomposto, con la pancia liquefatta con gli acidi gastrici e il sangue che si riversavano per terra emanando un odore nauseabondo.
Il veleno che aveva assunto doveva aver aumentato l'acidità dei succhi gastrici del sul intestino che avevamo sciolto le pareti degli organi e della pelle del ventre.
La cosa più terribile è che Fabio era coscientemente, come entrano sulla porta girò gli occhi e sembrava cercasse do avvicinarsi a noi.
Chiudemmo la porta a chiave sapendo che sarebbe morto.
Vomitammo tutti e piangemmo la sua morte sapendo che da lì a poco non ci sarebbe stato un corpo su cui piangere.
Il tempo passava e non avevamo più nemmeno la forza di piangere, eravamo come in catalessi, con lo sguardo perso nel vuoto.
Stefano invece era seduto a gambe incrociate sul letto delle stanza del bagno di Carlo, a fissarla con un'intensità strana, quasi come si guarda una partita di calcio della propria squadra preferita.
Anna pensando fosse sotto shock si avvicinò per cercare di consolarlo, gli disse che era stato un buon amico e che vivrà sempre nel suo cuore.
Stefano come risposta alle sue parole dolci iniziò a ridere, ma di un ridere isterico che faceva accapponare la pelle.
Ci precipitammo nella camera e fecimo alzare Anna dal letto, quella risata poteva essere solo l'effetto di una droga.
Il povero Stefano iniziò a divincolarsi e a scalciare nell'aria senza mai smettere di ridere.
Ad un certo punto si fermò, si mise a guardarci con gli occhi fuori dalle orbite e si mise in piedi sul letto.
Riprese a ridere ed iniziò a saltare sul letto, sempre più forte fino a quasi rompere le molle del letto.
Le ragazze corsero in salotto, non riuscivano a guardarlo, io e Fabio eravamo come bloccati dal suo sguardo, lo stesso sguardo che faceva cadere le ragazze ai suoi piedi ora trasmetteva solo pazzia.
Infine Stefano perse l'equilibrio e cadendo dal letto sbattè la testa contro lo spigolo del comodino aprendondogliela quasi in due, smise di ridere ma il suo sguardo si congelò con gli occhi fissi su di noi, eravamo paralizzati.
Usammo tutta la nostra forza per spostare il corpo sul letto e mettergli un lenzuolo sul corpo, poi usciamo dalla stanza e sprofondammo sul divano in attesa della nostra ora.

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