Capitolo 3

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Una forza dentro di me avrebbe voluto continuare a scendere, ma un'altra, quella che mai prima d'ora sapevo essere presente in me tant'è che dubitai che fosse realmente mia, mi diceva di voltarmi e ascoltare quella bambina.

Tanto per cambiare vinse la forza a me sconosciuta e mi voltai per guardarla.

Adesso aveva riacquistato le sembianze di un essere umano.

Era graziosa.

Mi tese un sorriso e per un breve istante mi sentii meglio perché avevo l'impressione che volesse veramente parlare con me e non aggredirmi.

Ripercorsi le scale e mi fermai sul pianerottolo a poca distanza da lei.

"Chi sei tu?
Cosa vuoi da me?"

Le chiesi a bassa voce.

Non mi rispose.

Continuava a sorridermi ma non era il sorriso maligno di prima, era diverso, più dolce ma soprattutto più umano.

"Come ti chiami?"

"Alexandra."

Finalmente mi parlò.

So che potrebbe sembrare strano ma sul momento mi sentii a mio agio perché mi venne da pensare che nonostante le sue trasformazioni in un essere spaventoso, la bambina era innocua.

"Mi aiuti a cercare Bobby?"

"Chi è Bobby?"

"Il mio cane"

Quello che stava succedendo non aveva molto senso così cercai di capire meglio.

"Sei sicura che Bobby si trova in questo palazzo?"

"Si"

"Ma non sai dove è finito, giusto?"

Alexandra fece su e giù con la testa.

"Ti aiuto a ritrovarlo solo se mi dici una cosa: perché prima hai cercato di uccidermi?
Come hai fatto a trasformati in quella specie di scheletro vivente?
Per caso, sei un fantasma?"

A quella domanda, formulatasi da sé, misi in dubbio da solo la mia sanità mentale.

Durante quella notte erano successe cose davvero molto strambe, ma quella domanda fu la cosa più assurda di tutte.

Già sapevo Alexandra cosa avrebbe risposto.
Semplicemente non disse una parola.
Ero intenzionato a ripeterle la domanda ma mi precedette di un secondo.

"Tu sei diverso da tutti gli altri"

Alexandra - La ragazza del quinto piano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora