Capitolo 9: TROPPO TARDI

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<<Ucria?>>, chiese Sofia.

<<Proprio così! Beh, in realtà dobbiamo andare più su del paese>>.

<<Conosco questo posto! Papà mi ci portava ogni estate>>. Sofia ricorda benissimo quei lunghi ma lontani momenti, tutti frammenti della sua vecchia vita, quella bella e ricca di ricordi felici.

Veniva nel paese di Ucria ogni estate, subito dopo la fine della scuola, per un mese intero, e durante le vacanze di Natale. Lei e suo padre venivano con la macchina e alloggiavano in una casetta dai caratteri rustici che si trovava fuori paese, immersa in una coltre di castagni e noccioli, il tutto delimitato da una recinzione di legno. Rimanevano qui fino alla fine delle vacanze, sfruttando ogni giorno come meglio potevano.

In estate la temperatura non superava quasi mai i trentaquattro gradi quando il sole era a picco sulle loro teste e quindi approfittavano delle giornate splendide per andare a fare campeggio o trekking, mentre in inverno quando le temperature a volte si mantenevano sotto lo zero, usavano andare a sciare nella pista situata a pochi chilometri di distanza e la notte, quando faceva molto freddo, restavano svegli fino a notte fonda nel grande salotto, riscaldati dal fuoco del camino di pietra, parlando del più e del meno e molte volte si narravano delle storie a vicenda oppure suo padre le raccontava qualche aneddoto di quando lei era piccolina. Molte volte senza volerlo il signor Bertini raccontava spesso lo stesso fatto più di una volta, ma Sofia non era mai stanca di sentire quei ricordi che le appartenevano. Ma mai una volta ebbe la soddisfazione di sentire delle storie riguardanti sua madre. Suo padre non ne voleva mai parlare e Sofia, malvolentieri, comprendeva e non chiedeva mai nulla al riguardo.

<<Ricordo quell'estate in cui siamo venute con te Sofi!>>, disse improvvisamente Alessia.

<<Eravamo al primo anno delle superiori ed eravamo state promosse tutte e tre. Per premiarci mio padre vi ha chiesto di venire con noi per tutto il mese, dato che i tuoi non erano in casa e i genitori di Sara erano al verde>>.

<<Me lo ricordo come se fosse ieri! Ci hai ospitate nella tua stanza e ogni giorno andavamo nei boschi in esplorazione>>. Alessia emise un sorriso.

<<Era qualcosa di straordinario! Ovviamente stando con voi il divertimento era triplicato>>, disse Sofia.

<<Senza contare il divertimento che c'era nel vedere Sara che si cacciava nei guai!>>.

<<Infatti! Come quel giorno in cui siamo andate al fiume>>.

<<È vero, ricordo bene quel giorno! Eravamo andate alla cascata e stavamo prendendo il sole quando qualcosa si è mossa fra i cespugli. Io non avevo nessuna intenzione di muovermi ma Sara doveva per forza fare la coraggiosa>>.

<<Già mi ricordo! Lei si avvicinò credendo che fosse solo uno scoiattolo impaurito, ma non appena ha scostato il cespuglio scopri che era un grosso cinghiale selvatico che con un salto sbucò fuori e la fece cadere nella pozza di fango accanto alla cascata. Poi il cinghiale è scappato nel bosco, ma Sara... oh mio Dio, mi viene la pelle d'oca solo a ripensarci>>, concluse Sofia soffocando una risata.

<<Era così infuriata per essersi sporcata che avrei preferito respingere una mandria intera di quei cinghiali piuttosto che affrontare la sua furia!>>, aggiunse Alessia e tutte e due cugine scoppiarono a ridere.

<<Chissà cosa starà facendo adesso?>>, si chiese Alessia.

<<Non ha importanza cosa stia facendo, la domanda più azzeccata è: ci perdonerà mai per averla abbandonata e lasciata da sola senza alcun motivo o spiegazione?>>.

LE LEGGENDE DI VOLTURNUM-CROUCHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora