(9) The Newstart; nuova vita.

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Il silenzio che era scaturito dal panico generale fu spezzato da Miyu. « Mamma! » urlò la ragazza disperata, correndo verso i due fratelli Tsurugi che assieme sorreggevano la sunnominata donna.
« Mamma! » ripeté più volte, come se si facesse eco da sola, replicando la parola con intonazioni sempre diverse dettate dall'angoscia.
Il locale era pieno degli sguardi caotici e confusi dei clienti, traboccante di mormorii titubanti e incuriositi. Nonostante ciò per Miyu in quel momento non esisteva altro che la figura di sua madre che aveva rischiato di cadere a terra e che ora lamentava un forte dolore al petto. Gli occhi verdi della giovane si velarono di un sottile strato d'acqua, trasformandosi così in due smeraldi lucenti.
Yuuichi scrutò la scena da sotto le sopracciglia corrugate per la preoccupazione, e si morse un labbro per non far fuoriuscire l'inquietudine che fluiva per il suo corpo. Ostentava autocontrollo e calma che sapeva di non possedere in quell'istante, giusto per dare l'idea agli altri che andasse tutto bene e che non avessero motivo di agitarsi, sebbene egli stesso sapesse che non era affatto così.
« Dobbiamo chiamare un ambulanza. » asserì. E sebbene fosse un affermazione piuttosto ovvia, dal seguito di teste consenzienti capì che in molti non ci avevano pensato subito.
« No » scosse il capo Kyousuke « No » ripeté crucciato « Dobbiamo andare al pronto soccorso subito, non c'è tempo da perdere. » nella sua mente aveva calcolato che tra l'arrivo dell'ambulanza e il percorso verso l'ospedale sarebbe trascorso troppo tempo. Forse pareva illogico, ma in caso di attacchi cardiaci bisognava agire tempestivamente.
« Che significa non c'è tempo da perdere?! » gridò la ragazza in preda al panico, in cerca di spiegazioni. L'aspirante medico la ignorò. Tentò di sollevare la donna per trasportarla, e quando Yuuichi se ne fu accorto fece lo stesso per aiutarlo. Solo in quel momento un punto interrogativo gli fulminò la mente.
« Qualcuno ha una macchina? » chiese repentino e si sentì un po' stupido per non essersi ricordato subito che nessuno dei suoi amici avesse un mezzo per trasportare la signora Mizuyaji. Nonostante sembrasse pensare a sangue freddo, allora, gli effetti dell'agitazione si notavano anche su di lui.
Eppure ragionando per non troppo tempo bisognava aspettarsi che almeno uno dei clienti si sarebbe offerto di dar loro aiuto. All'interno del locale c'erano almeno cinquante persone... Ci doveva essere qualcuno disposto a non lasciare la signora Mizuyaji soffrire.
Miyu corse via in una stanza riservata al personale per non si sa quale motivo.
Alla domanda seguì un lungo silenzio e gli sguardi bassi della gente che pareva non volersi immischiare nonostante la serietà di quella situazione. Alcuni si comportarono come se la questione non li riguardasse, altri - tra cui chi lavorava lì - scossero il capo dispiaciuti e impotenti.
Kyousuke allora sospirò e tirò fuori il cellulare arrendendosi a quella che era l'unica opzione rimasta e maledicendo l'uso spropositato dei mezzi pubblici in Giappone e l'egoismo di chi poteva aiutare ma se ne era rifiutato.
« Possibile che nessuno abbia una macchina? » fece Tenma ad alta voce. « Per favore! Questa signora sta male! » continuò determinato, ma neanche quello servì a smuovere i cuori di ghiaccio della gente. Si sentì solo un mormorio soffuso da parte della calca di clienti, che si lanciarono occhiate discrete aspettandosi che qualcuno si offrisse come volontario.
La Mizuyaji aveva uno sguardo afflitto e saltuariamente tratteneva un gemito di dolore - quando ci riusciva. Era difficile mantenere la calma.
« Per favore! » perseverò Tenma, ma non servì a niente.
Kyousuke si era ormai arreso e aspettava alla cornetta che qualcuno gli rispondesse in modo da far cessare il ritmico e saltuario "tuuum" che precedeva l'inizio di una chiamata. In quello stesso istante però Miyu tornò nella sala agitando un mazzo di chiavi con foga.
« Andiamo! » gridò indicando la porta d'uscita. A quanto pare avevano una macchina! Kyousuke chiuse il telefono e assieme a Yuuichi aiutarono la Mizuyaji a uscire dal locale.
« Oh cielo, tesori miei- » disse con difficoltà la donna, « ma chi fra di voi che ha la patente? » formulò, la fronte imperlata di sudore. Il gruppetto si fermò di colpo. Possibile che fossero così presi dal panico da non riuscire neanche a pensare alle cose più banali? Pareva che si stessero costruendo un apposita ragnatela tra cui rimanere intrappolati da soli, con le loro scelte impulsive.
« Io ho la patente » rivelò Yuuichi, e di sottofondo alla sua voce a Miyu, Tenma e Kyousuke parve di sentire un coro di angeli. Nessuna notizia sarebbe potuta essere migliore di quella.
Giunsero alla macchina della Mizuyaji e caricarono la donna sul retro, dove si misero anche Tenma e Miyu per starle accanto e tranquillizzarla. Yuuichi prese il posto del guidatore e mentre Kyousuke girava attorno al veicolo per andare a posizionarsi accanto al proprio fratello qualcosa picchiettò sulla sua schiena.
Si voltò e incrociò gli occhi di un ragazzo alto e robusto mai visto prima, dal viso adirato. Kyousuke inarcò un sopracciglio confuso e poi spostò lo sguardo verso la persona che lo affiancava, che era la ragazza che aveva guardato sconvolta lui e Tenma quando si erano abbracciati nel locale.
« Senti brutto frocio, sei stato tu prima a guardare male la mia ragazza? » Il ragazzo – qualche centimetro più alto di lui – lo prese per il colletto della camicia e lo strattonò verso l'alto. « Le vostre effusioni schifose le dovreste fare in posti nascosti, non in pubblico. »
Kyousuke non era mai stato un tipo impulsivo – non eccessivamente, quanto meno. Magari da giovane gli era capitato di agire senza rimuginarci troppo, ma con il tempo aveva imparato ad essere paziente e a valutare per bene come reagire. Ciò nonostante, forse per la situazione caotica che stava vivendo, forse perché la gente stupida che non aveva di meglio da fare in quel momento era l'ultimo dei suoi problemi, non riuscì a frenarsi dallo sferrare un pugno sullo zigomo dell'energumeno.
« Ma vaffanculo » sibilò tra i denti, prima di andare a sedersi in macchina, lasciando quel tipo sorpreso assieme ai gridolini sconvolti e acuti della sua ragazza.
« Kyousuke! » Urlò stralunato Yuuichi che aveva assistito alla scena insonorizzata da dietro il parabrezza. « Ma che ti salta in mente?! » Continuò, come se suo fratello avesse commesso il peggiore dei crimini. Il minore sbuffò massaggiandosi la mano e chiuse lo sportello dell'auto. « Non c'è tempo da perdere » disse spazientito. E suo fratello, deglutendo, annuì concorde.

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