The Host by Stephenie Mayer

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"Tu non mi lascerai." Non avevo mai visto i suoi occhi ardere in quel modo, come fiamme blu.
"Ian" sussurrai. "Devi capire che ... non posso restare. Sei obbligato a capire."
"No!" urlò.
Mi ritrassi, e all'improvviso lui balzò in avanti, cadendo sulle ginocchia addosso a me. Affondò il viso nel mio grembo e mi cinse con un abbraccio. Tremava forte, il petto squarciato dai singhiozzi disperati. "E il mio amore?" sussurrò, "non conta niente?"
"Certo che conta. Tanto. Non vedi? Non fa che rende la decisione ancora più ... necessaria."
Sbarrò gli occhi. "Io ti amo. È così insopportabile saperlo? Lo è? Posso tacere per sempre, Wanda. Non lo dirò più. Puoi stare con Jared, se vuoi. Però rimani."
"No, Ian!" Presi il suo viso tra le mani.
"No. Anch'io ... Ti Amo. Io, il piccolo verme argenteo nella sua testa. Ma il mio corpo non ti ama. Non posso amarti. Non potrò mai amarti, dentro questo corpo, Ian. Mi sento spezzata in due. È insopportabile.

Con Ian era diverso, molto diverso, perché Melanie certo non lo amava come me. Perciò, quando Ian mi toccava, era qualcosa di più profondo e lento del fuoco indomabile, più simile a una colata di lava. Troppo profonda per scaldarmi, ma inesorabile nel suo procedere e nello scuotere le fondamenta del mondo.
Il mio corpo refrattario era una nebbia che ci divideva, un sipario al di là del quale era possibile guardare.
Il cambiamento riguardò me, non lei. Fu come un processo metallurgico nel nucleo profondo di ciò che ero, in corso da tempo e finalmente pronto a forgiare qualcosa di nuovo. Fu quel bacio lungo e ininterrotto a ultimare la nuova creazione, ardente e affilata, e a gettarla con un gran sibilo nell'acqua fredda che la rese dura e definitiva. Indistruttibile.
Scoppiai a piangere, conscia che qualcosa era cambiato anche in lui, in quell'uomo tanto gentile da poterlo scambiare per un'anima, ma forte come soltanto un umano poteva essere.
Avvicinò le labbra ai miei occhi, ma era troppo tardi. Era finita.
«Non piangere, Wanda. Resterai con me.»
«Otto vite» sussurrai stretta a lui, con voce spezzata. «In otto vite non ho mai trovato nessuno in grado di trattenermi su un pianeta, nessuno da seguire fra i pianeti. Non ho mai trovato un compagno.
Perché proprio adesso? Perché proprio tu? Appartieni a un'altra specie. Come puoi tu essere il mio compagno?»
«Che strano universo» mormorò.  

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