Reality

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Era notte. Le stelle sembravano una spruzzata di polvere d'argento su un tessuto blu, degli schizzi di vernice su una tela altrimenti monocroma.
Stavamo in macchina. Gerard non aveva voluto dirmi dove stavamo andando, ma io lo avevo capito comunque. Le indicazioni e le svolte ci stavano portando sulla costa, potevo quasi sentire la risacca che rombava sotto il motore, flebile ma pur sempre udibile.

«Siamo quasi arrivati.» disse lui, uscendo da una strada costeggiata di alberi e finendo su una che stava a lato della spiaggia. Me lo sentivo.
Lo guardai. Il profilo era bianco come la luna che splendeva nella notte. Ma la luna era irraggiungibile, lui no. O forse sì. Avevo paura fosse inconsistente, così allungai una mano e lo toccai. Le mie dita sfiorarono il suo polso. Sorrisi: lui c'era. Mi guardò, e sorrise anche lui.

Parcheggiò poco dopo in uno spiazzo dove non c'era mai nessuno, poi scendemmo dalla macchina. Gerard sembrava soddisfatto e mi chiese se la sorpresa mi era piaciuta. Risposi di sì. Stava prendendo un borsone dal portabagagli, mentre io mi ero seduto sul ciglio della strada e slacciavo le scarpe da ginnastica. Sfilai anche i calzini e li riposi dentro le scarpe. Mi alzai in piedi e feci un passo sulla sabbia. Il piede mi affondò subito, sentii i granelli di silice farmi solletico e infiltrarsi tra le dita. Posi anche l'altro piede sulla sabbia, e anche quello provò lo stesso solletico. Mi piaceva quella sensazione.

«Preferisco la spiaggia di notte invece che di giorno.» disse Gerard, venendomi accanto. Lui le scarpe le teneva e faceva scorrere lo sguardo all'orizzonte, dove le onde si fondevano con il cielo. Di notte l'orizzonte non era una linea, era una sfumatura intermedia tra mare e cielo, tra spuma marina e stelle pallide. La preferivo anche io di notte.
Camminammo un po' sulla sabbia e ci fermammo a pochi metri dalla riva. Aiutai Gerard a stendere l'asciugamano a terra. Normalmente era di un bel colore azzurro chiaro, ma nulla al buio aveva i colori definiti. Io stesso ero un'indistinta macchia bianca e nera.

Frugai nel borsone e tirai fuori due bottiglie di birra. Potevo giurarci che Gerard le avrebbe portate.

Mentre lui le stappava pensai. Mi aveva fatto piacere che mi avesse fatto una sorpresa del genere. Un po' meno che mi avesse svegliato di notte, ma poi mi ero reso conto che quello che lanciava sassolini alla finestra era Gerard e mi ero sentito felice e sveglio. Feci pochi passi sul parquet ed aprii le imposte, chiedendogli perché non mi avesse mandato un messaggio. Lui disse che aveva paura che non mi sarei svegliato. Gli chiesi allora perché non mi avesse chiamato. Rispose che non voleva svegliare altre persone oltre me, che voleva passare la notte solo con me. Arrossii, ma risi. Lui mi disse che avrei potuto ridere anche dopo, ma che ora dovevo sbrigarmi, vestirmi e scendere. Voleva portarmi in un posto.

Lo feci in fretta e senza farmi sentire scesi le scale e chiusi la porta. Gerard stava sull'altro lato del marciapiede e fumava una sigaretta, poggiato alla sua macchina. Quando mi baciò per salutarmi sapeva di fumo e di menta. Mi piaceva.
Partimmo quasi subito, ma non mi accennò a dove mi stesse portando. Gli dissi che alla finestra la scena era stata ridicola, che sembravamo Romeo e Giulietta. Lui mi chiamò "Mia svenevole Giulietta" e io risi, facendogli notare che era lui quello con i capelli più lunghi e più scuri. Lui ribatté che era sessista il fatto che un ragazzo non potesse avere i capelli lunghi ed una ragazza se li potesse benissimo tagliare corti. Io ero d'accordo, ma continuavo a pensare che quello che sarebbe stato meglio col vestito da Giulietta fosse lui.

Il Gerard della realtà mi porse una birra stappata, cancellandomi dalla mente il Gerard di un'ora prima. Presi la bottiglia, il vetro era freddo contro le mie dita e si creò una lieve condensa. Bevvi un sorso guardando il mare. Sentivo il rumore delle onde, basse e tranquille, ma non si riuscivano a vederle. Riuscivo ad inquadrarle solo grazie al baluginino argenteo della luna, che si rifletteva sulle onde creando e distruggendo cerchi ogni secondo. Bevvi un altro sorso. Non c'era un filo di vento.

Demoliton lovers //Frerard One-ShotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora