Starbucks (capitolo6)

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Bep bep bep bep
La sveglia posta sul mio comodino iniziò a suonare come se non ci fosse un domani.
Sbuffai portando la mia mano su esse facendo in modo che si spegnesse.
Non avevo la minima voglia di iniziare una nuova settimana. Il lunedì era molto pesante e soprattutto oggi non mi andava per niente di andare.
"Ally, sbrigati o farai tardi!"  Mia madre bussò alla mia porta tentando in vano di farmi alzare dal letto.
"Si mamma, dammi dieci minuti." Mi alzai dal letto dirigendomi verso il bagno. Non avevo neanche il coraggio di guardarmi allo specchio, dato che  la sera prima mi ero addormentata senza neanche struccarmi, pensando a quello che mi era successo nelle ore precedenti. Non sapevo come mi sarei dovuta comportare quando lo avrei rivisto nei corridoi della scuola -si, sto parlando di Justin- ma soprattutto, né Brooke, né Mark, dovevamo sapere della mia piccola avventura -se vogliamo chiamarla così- nella quasi casa di Justin Bieber.
Portai il dischetto di cotone imbevuto dallo struccante, cercando in qualche modo di levare il mascara che mi era colato nella notte, per poi vestirmi e truccarmi di nuovo.
"Buongiorno." Salutai i miei genitori e i miei fratelli mentre entrai in cucina.
"Come mai tu sei già sveglio?" Accigliai vedendo Josh che faceva colazione insieme agli altri.
"Oh, ieri sera non ho avuto modo di dirtelo, ma da oggi inizierò in prova in una pasticceria." Disse tra un morso e un altro al suo pancackes.
A quelle parole mi si illuminarono gli occhi. "Oh, che bella notizia!" Andai ad abbracciare Josh, non appena mi sorrise. Amava cucinare, soprattutto i dolci che erano la sua specialità.
"Non mangi niente tesoro?" Mia madre mi guardò sospirando. Era un periodo che mangiavo abbastanza poco, non so precisamente il motivo, ma il mio stomaco non richiedeva molte cose, specialmente la mattina appena sveglia.
"Prenderò qualcosa al bar della scuola, promesso." Detti un bacio sulla guancia a mia madre, per poi salutare il resto della mia famiglia e dirigermi verso la metropolitana per andare a scuola.
**
"Sei una fottuta stupida, Allison! Ma dove sei stata?"
Gli urli di Brooke mi riportarono alla realtà, mentre stavo ascoltando Locked Away.
Mi mordicchiai il labbro, inventandomi una scusa plausibile nel giro di pochi secondi. "Scusami, non mi sentivo molto bene, forse a causa della strana bevuta che Mark mi ha fatto bere, sai com'è, non sono molto abituata -sorrisi cercando di convincerla- Ho provato a cercare sia te che Mark, ma non vi ho trovati e allora ho chiamato un taxi e sono tornata a casa." Se non avessi smesso di mordicchiarmi l'interno della guancia, sono sicura che ci sarebbe venuto un buco.
"E perché non hai mai risposto alle mie chiamate?" Si mise su un fianco fissandomi. Troppe domande Brooke, troppe domande.
"Oh -altra scusa plausibile Allison?- perché appena sono tornata a casa mi sono addormentata e ieri sono stata tutto il pomeriggio a studiare -sbuffai- oggi ho il compito di francese."
"Allison!" Roteai gli occhi sentendo il mio nome provenire da lontano, ero sicura fosse Mark e avrei dovuto spiegare tutto anche a lui.
"Come puoi vedere sono viva, amico." Agitai la mano in alto facendogli capire che non volevo domande.
"Ma perché sei sparita?" Oddio basta! "Come ho detto a Brooke, non stavo molto bene, ho chiamato un taxi e sono tornata a casa." Sorpassi entrambi con i miei libri in mano, pronta a fare il compito di francese.
JUSTIN
"Amico, non dovresti essere a scuola?" Chiese Ryan prendendo una bottiglia di birra dal frigorifero.
Roteai gli occhi. "Oggi avevo un compito di francese e non sapevo un bel niente e non mi andava di sentire le solite prediche del professor Roos."
Ridacchiò prendendo un altro sorso di birra. "A momenti saranno tutti qui, hai già il piano da dir loro?"
"In realtà no -giocherellai con il telecomando guardando altrove- ma qualcosa mi invento." Gli feci l'occhiolino e nel mentre qualcuno bussò alla porta.
"Devono essere loro."
Ryan andò ad aprire la porta del capannone, nello stesso momento in cui Matt e Christian scesero le scale, Lucas, Jack, Dylan e Alexandra entrarono dalla porta. Sbottai gli occhi appena vidi entrare lei.
"Che ci fa lei qui?" Mi alzai di scatto sbattendo il telecomando con cui giocavo, sul divano.
"L'avevo avvertita che avresti avuto una reazione negativa, ma è voluta venire lo stesso." Sbuffò Dylan sedendosi dalla parte opposta del divano.
"Non è luogo tuo, vattene!"
"Ma Justin.." Disse cercando di essere seducente.
"Senti, non c'entra un cazzo se io e te scopiamo -sentii ridacchiare gli altri per quello che avevo appena detto, nonostante lo sapessero tutti- ma non sei la benvenuta qui, adesso. Non te lo ripeto più, vattene!"
"Vaffanculo! Chiama qualcun altra la prossima volta." Girò i tacchi andandosene. Sinceramente non mi toccava neanche ciò che mi aveva appena detto, visto che mi bastava andare in qualche locale a raccattare qualche puttanella,per portarmela a letto.
"Sei sempre così cattivo!" Rise Lucas.
"Sta' zitto." Gli tirai una pacca sulla spalla, mettendomi sul bracciolo del divano. "Siamo qua per altro." Guardai tutti negli occhi mentre ognuno di loro annuì.
"Wilson ti ha dato i soldi?" Chiese Matt con fare speranzoso.
Ringhiai a quella domanda. "Quel bastardo ha avuto un contrattempo. Sua madre è malata e mentre stavamo parlando, lo ha chiamato l'ospedale dicendo che fosse urgente. Questa volta gliel'ho data buona, ma la prossima non la passerà liscia."
"E della ragazzina che ci dici?" Christian prese una birra per tutti.
"È solo una povera verginella che non ha ancora visto com'è fatto un cazzo." Risero tutti alla mia affermazione.
"Una verginella carina però." Ribatté Christian.
In realtà aveva dei begli occhi, e un fisico da paura, ma non era affatto il mio tipo. A me piacevano le puttanelle con vestiti sexy e tacchi a spillo, lei era tutt'altro. Era semplice, stava bene anche senza trucco, indossava sempre jeans, semplici magliette e alternava le converse con le vans.
"Se suo fratello sa che l'hai portata qui, ti ucciderà!" Rise Lucas finendo la bottiglietta di birra che Christian gli aveva dato cinque minuti prima.
"Non me ne frega un cazzo, e poi Tyler non lo scoprirebbe mai, non fa più parte dei the warriors."
"È se,pre stato un coglione, ma un coglione forte." Si schiarì la voce jack non aspettandosi che gli sarei andato contro.
"Ascoltami bene -lo presi super il colletto della sua felpa grigia- siamo noi la gang più forte e più temuta di New York, abbiamo sempre battuto qualsiasi gang che provasse a mettersi contro di noi e di certo Walker non mi fa paura."
"Justin, lascialo andare, dai." Dylan cercò di calmarmi posandomi una mano sulla spalla. Cercai modi rilassarmi e lo lasciai andare, guardandolo con fare minaccioso. Odiavo il fatto che ci paragonavano al altre gang,noi eravamo i più forti, noi eravamo i the hoovers.
ALLISON
"Allora tesoro, com'è andato il compito di francese?" Chiese mia madre tirando fuori dal forno una teglia di lasagne. Quel delizioso odore iniziò a riempire tutta la cucina, arrivò persino in salotto, dove Tyler stava guardando qualche film d'azione, non ho mai capito perché gli piacessero così tanto.
"Normale." In realtà non sapevo come mi fosse andato, c'erano molte cose che non sapevo, sebbene avessi studiato tutta la domenica pomeriggio.
"Papà non c'è?" Presi posto a tavola, aspettando che mio fratello si muovesse, visto che avevo abbastanza fame.
"Oh no, è rimasto in ufficio. Doveva controllare diversi documenti e occuparsi di alcune cose. Josh arriverà più tardi."
Annuii, portandomi alla bocca quella delizia che era nel mio piatto. Mia madre sebbene non fosse spesso a casa, a causa del lavoro, era un ottima cuoca, infatti Josh ha imparato tutto da lei.
"Tu quando inizierai la scuola?" Posai lo sguardo su Tyler che aveva già finito la sua porzione di lasagne e si stava alzando per prenderne un'altra dalla teglia.
"Due settimane al massimo, devo portare a far firmare dei fogli e poi sono apposto."
"Capito." Finii anch'io la mia porzione, ma mia madre volle per forza che ne mangiassi ancora, così mi alzai da tavola che sembravo una di quelle palle da bowling che si usano per giocare. Era talmente ossessionata sul fatto che dovevo mangiare -roteai gli occhi al pensiero- solamente perché da piccola c'era il rischio che entrassi in anoressia, ma era ormai tutto passato, adesso pesavo persino di più di quanto dovevo.
Andai in camera mia, prima che quella donna mi mettesse davanti un gelato o qualsiasi altro tipo di dolce. Prendendo il mio telefono notai due messaggi da Brooke:
"Che ne dici di andare da starbucks per le quattro?"
"Terra chiama Allison! Rispondimi dai :("
Guardai l'ora che segnava le 14:23.
"Alle 16:00 da Starbucks, puntuale. ;)"
Decisi prima di fare qualche esercizio che il professore di matematica ci aveva assegnato, quando l'ora segnava le 15:35 iniziai a prepararmi.
"Mamma, esco."
"È appena uscita." In salotto c'erano Tyler e Josh che giocavano a qualche strano gioco sulla play station.
"Sei tornato!" Josh rise alla mia affermazione. "Com'è andata?"
"La gente è noiosa." Sbuffò continuando a giocare insieme a Tyler.
Ridacchiai. "Dovrai abituarti. Comunque esco, ditelo alla mamma se torna prima di me."
"Dove vai?" Tyler mi guardò dalla testa ai piedi, come se controllasse se il mio outfit fosse adatto per uscire.
"Da Starbucks con Brooke, torno per le sette."
"Va bene." Annuirono in coro, il che mi fece ridere.
Arrivata da Starbucks mi ci volle un po' prima di riconoscere Brooke, c'era sempre un sacco di gente.
Quando mi vide, mi fece segno di andare verso di lei.
"Mi sono permessa di ordinarti un cappuccino con la panna sopra." Si leccò le labbra pensando a quella delizia che presto sarebbe arrivata.
Ridacchiai per le smorfie che fece "va bene."
Aspettammo circa cinque minuti prima che il cameriere ci portasse il nostro cappuccino e parlammo del più e del meno.
"Ho aspettato fin troppo.." Sospirò  guardandomi dritta negli occhi, non riuscivo a decifrare il suo sguardo, mi trasmetteva angoscia, come se volesse sapere qualcosa all'istante.
La guardai in modo interrogativo, senza capire.
"Allison, puoi fregare Mark, ma non me."
Merda.
"Che intendi?" Iniziai a mordermi l'interno guancia, impaziente della prossima domanda che mi avrebbe fatto.
"Smettila di far finta di nulla, cos'è successo alla festa?"
Stetti qualche secondo zitta, per elaborare un qualcosa. Le avrei detto la verità, ma non proprio tutta, non avrei potuto dirle che ero stata a casa di Bieber.
"Oh, niente, in pratica mentre venivo a cercarvi, qualcuno mi ha preso e mi ha baciato -sgranò gli occhi al suono di quelle parole- ho cercato di distaccarmi e levarmelo di dosso, ma non ci riuscivo. Sapeva di alcool e qualche strana droga, non era fumo normale, aveva un pasticcio in bocca assurdo" -mi interruppe- "risparmiati i dettagli, Ally" dopo di che mi incitò a parlare di nuovo.- "E poi.." Non sapevo realmente come dirglielo. "E poi?" Chiese impaziente. "E poi Bieber è venuto verso di noi, me lo ha tolto di dosso e mi ha riportato a casa." Dissi questa frase tutta d'un fiato, non sapevo neanche se avesse capito. Avevo paura della sua reazione.
"C-cosa?" Si mise una mano sul petto perché quasi si strozzava con l'ultimo sorso di cappuccino che le era rimasto.
"Già.." Cercai di guardare altrove senza incrociare il suo sguardo, aspettando che dicesse altro, perché oh, lei è Brooke e avrebbe sicuramente detto altro.
"Sai in che guaio ti sei cacciata? E se ti avesse ucciso?" Sempre la solita.
"Oh, scusami, allora meglio essere stuprata nel bel mezzo di una festa. Avrei dovuto solamente ringraziarlo, ma sono scesa di macchina senza dirgli niente." Mordicchiai la cannuccia che avevo davanti. Quando ero nervosa mordicchiavo qualsiasi cosa avessi davanti.
Brooke stette zitta, forse perché aveva capito di aver esagerato e che io avessi ragione. Passammo il resto del tempo a parlare di qualsiasi cosa ci venisse in mente, anche della più banale. Fortunatamente l'argomento Justin, finì lì.
"Ti do un passaggio, sta per piovere." Sbatté il piede per terra mettendo il broncio. Forse era arrivato il momento di iniziare a studiare per prendere la patente, ero l'unica diciassettenne senza ancora averla presa, a anche a Seattle tutti i miei amici ce l'avevano.
"Seriamente, sto qua vicino. Prendo la metro, una fermata e sono arrivata. Non preoccuparti, ci vediamo domani a scuola." La salutai con la mano e iniziai ad incamminarmi, quando sentii uno strano rumore provenire dal cielo, che cosa potevano essere se non tuoni? Di lì a pochi secondi iniziò a venire giù un acquazzone assurdo. Stupida Allison che non accetta mai i passaggi. Mi misi sotto la tenda di un piccolo fioraio, aspettando qualche goccia in meno, ma niente da fare. Ormai i miei capelli erano già zuppi d'acqua e iniziava a fare veramente freddo. Stavo pensando a qualcosa o magari qualcuno che potesse venirmi a prendere, quando una macchina si fermò davanti a me. Credevo fosse Brooke, visto che ci eravamo lasciate da almeno cinque minuti, ma sfortunatamente no.
"Un tempo non usavano gli ombrelli?" Rise rialzando di poco il finestrino che aveva da poco abbassato.
Se vi stavate chiedendo se fosse Justin, sì, era lui.
Aveva una maglietta a maniche corte che metteva a risalto tutti i suoi muscoli. Non so come facesse a stare a maniche corte, visto che si congelava.
"No, a casa mia no." Feci una smorfia per poi girare lo sguardo da un'altra parte, ma i suoi tatuaggi mi bloccarono, cercai di analizzarli uno ad uno, mentre il suo braccio era sporto sulla portiera della sua Range Rover nera.
Mi fece un cenno in segno di salire, ma negai subito con la testa.
"Non mi pare di averti mangiato sabato notte e poi sta diluviando, muoviti."
Alzai gli occhi al cielo "non devi darmi ordini."
"E te smettila di alzare gli occhi al cielo con me." Sputò fuori il fumo della sua sigaretta ormai finita per poi gettarla a terra con due dita.
Guardai ogni suo singolo movimento, era il primo ragazzo che fumava che consideravo sexy, ma nonostante questo, lo odiavo.
"Sennò?" Incrociai le braccia al petto, ormai ero zuppa d'acqua e non appena sarei arrivata a casa, mia madre mi avrebbe fatto la sua solita ramanzina del perché non mi portavo mai l'ombrello dietro. Ho sempre odiato portarmi quella specie di bastone dietro.
"Posso benissimo andare a casa a piedi."
"Come vuoi." Stava chiudendo il finestrino, quando un tuono mi fece sobbalzare, Justin guardò nella mia direzione e iniziò a ridere per la mia espressione.
"Okay Bieber." Alzai gli occhi al cielo perché gliela avrei data vinta, ma non avevo intenzione di tornare a casa a piedi con questo acquazzone.
Dopo minuti di silenzio decisi di parlare, era da sabato notte che quella domanda mi ronzava per la testa, ma non volevo ancora chiederglielo, però non ce la facevo più, volevo avere una risposta.
"Come fai a conoscere mio fratello?" Lo guardai e notai che i suoi occhi si incupirono e strinse le mani sul volante per poi accelerare.
"Chi te lo ha detto?" Mi guardò per un millesimo di secondo e puntò di nuovo lo sguardo sulla strada. La città era molto trafficata, sia perché era l'orario di punta e quindi tutte le persone, soprattutto chi lavorava negli uffici aveva appena finito le ore della propria giornata, e sia perché diluviava.
"Non ha importanza, vorrei solo sapere il motivo. Voglio dire, ci siamo appena trasferiti a New York, vi siete conosciuti in così poco tempo?"
"Voglio sapere chi te lo ha detto." Sbottò tirando un pugno sul volante. Stava iniziando ad incutermi terrore.
"I tuoi amici non sono molto bravi a mentire. Comunque vorrei una risposta." Picchiettai il piede sul tappetino nero della macchina, attendendo una risposta.
JUSTIN
Appena sarei arrivato a casa, avrei ammazzato quei due coglioni di  Christian e Matt, non sapevano mai tenere la bocca chiusa.
"Non sono cose che ti riguardano." Biascicai qualche parola, sperando che la smettesse di fare domande e di arrivare il più in fretta possibile davanti casa sua.
"Oh certo che mi riguarda, è pur sempre mio fratello, sangue del mio sangue."
Mi schifai a pensare che lei, la persona proprio accanto a me, fosse dello stesso sangue di Tyler.
"Prova a chiedere al tuo amato fratellino." Un ghigno comparve sul mio volto, Tyler non le avrebbe mai detto niente che riguardasse la gang, lo aveva sempre tenuto nascosto per paura che potesse succedere qualcosa alla sua famiglia. E sono sicuro che lei non avrebbe mai chiesto a suo fratello una cosa del genere, visto che era molto protettivo nei suoi confronti, anche quando faceva parte dei The Warriors
"Potresti benissimo dirmelo tu." Sbuffò guardando fuori dal finestrino, era snervante.
"No. Adesso scendi, quella è casa tua." Indicai quella specie di castello che si trovava a pochi metri da noi. Anche la mia casa lo era, ma cazzo, quella era giusta per un esercito di soldati.
"So dov'è casa mia." Una specie di verso le uscì dalla bocca nel mentre chiudeva la portiera. SNERVANTE e PATETICA.

CIAAAAAAAO A TUTTEE, FINALMENTE L'HO FINITO. SPERO VI PIACCIA, FATEMELO SAPEREE❤️

Il ragazzo "pericolo" dagli occhi nocciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora