Capitolo 2: The Lion's Den

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si aprì la schermata: "scegli versione":1.7.10-Forge/VR. "Scegli lingua": ITALIAN.  Settai le opzioni grafiche: <udito... OK, vista... OK, gusto... OK, olfatto...OK, tatto... OK>. Mi si aprì una schermata in cui chiedeva il setting del livello di assorbimento del dolore, ma stranamente l'absorber era bloccato a 10.

<Meglio così>, pensai, <Almeno è bloccato su "dolore assente">.

mi ritrovai in un grande salone nero illuminato da qualcosa di sconosciuto; al centro di esso vi era un grosso blocco nero. Da non si sa dove si sentì una fredda voce femminile già registrata che recitava : <Benvenuto in Minecraft VR, la preghiamo di inserire i dati dell'account Mojang e di selezionare la partita.> quindi il blocco nero si alzò in aria di qualche centimetro e apparve sulla faccia del cubo rivolta verso l'alto la normale schermata del launcher di minecraft.

inserii i dati dell'account e si aprì la schermata del menu principale di MC. Selezionai "multigiocatore", "aggiungi server",come nome digitai sul tastierino che mi si era appena materializzato tra le mani "FailCraft" e come IP inserii la cifra che ormai avevo memorizzato. cliccai su "fatto", poi mi connessi al server.

(now playing: "THE FIRST TOWN" SAO soundtrack)


Ero appena entrato in partita: mi guardai intorno, con la curiosa visuale che avevo dinanzi gli occhi: un panorama squadrato e realistico, con una barra rossa degli HP in basso e un inventario di nove slot grigi. Accanto alla barra degli HP c'era una barretta verde: il livello della fame e ancora sotto i due indicatori c'era quello dell'XP, vuoto a livello 0. Osservai l'ambiente intorno a me: era un piccolo boschetto di pini in una vasta pianura, accanto a me scorreva un piccolo fiume con un letto di sassi. Feci scorrere il dito della mano sinistra in orizzontale, in alto a destra rispetto al mio campo visivo, e subito mi si aprì una sfilza di dati e coordinate: quello era il corrispettivo dell' F3 in Minecraft per PC. Corsi verso nord e a furia di correre mi ritrovai in una vasta pianura verde vicino al mare: in fondo, andando verso la spiaggia c'era una grotta dalla quale usciva una traccia di terra scura che si fermava davanti a una casa, posta proprio in riva al mare. Mi avvicinai ad essa: era in mattoni fatti di un bizzarro marmo rosso e il tetto era fatto di tegole nere. Non vi erano balconi, ma il soffitto aveva un lucernario; tutt'attorno erano piazzate coltivazioni di ortaggi di ogni tipo, piccoli allevamenti, statue, alberi giganti, un campo di forza viola generato da 5 statue e una grossa gabbia di ferro.

Aprii la porta blindata con delle chiavi trovate in una Bonus Chest lasciatami davanti all'ingresso, insieme ad esse c'era una spada nera a una mano, un'armatura in ferro, un mantello nero e un arco con frecce. <Tanto non lo uso mai l'arco> pensai stupidamente.

una volta aperta la porta entrai nella casa. La porta scricchiolò appena, ma quanto bastava per far sì che l'uomo all'interno ne sentisse il rumore. La sua testa si girò di scatto e mi fissò, poi si alzò dalla sedia su cui era si seduto per lavorare con il banco da Crafting e mi guardò dritto negli occhi: lui ne aveva uno solo, l'altro occhio era coperto da una benda nera e sfigurato da un graffio orrendo, e forse era quella cicatrice a dare all'uomo un'aria troppo severa e vissuta per l'età che dimostrava, mi ricordava vagamente Capitan Harlock per via dell'occhio, ma anche per i lunghi capelli castani e disordinati che gli incorniciavano il volto come una criniera e gli coprivano quasi metà della faccia. indossava un lungo cappotto di pelle marrone ornato d'oro, un gilè stranissimo tendente al verde dal quale spuntava una cravatta verde bluastra, un pesante pantalone grigio scuro e corti stivali in pelle marrone, ma la cosa più spiccata era il paio di grosse lenti da aviatore calcate sulla testa. Era magro, ma la sua muscolatura era portata per il combattimento. Io lo riconobbi subito: era LyonWGF, lui invece mi squadrò per un po' e poi sorrise. Istantaneamente vicino a lui si crearono tre figure di luce, come un raggio di teletrasporto. Quando il raggio si abbassò erano apparse tre persone: il team WGF.

La persona alla sua destra aveva come nickname SpinaWGF, e il suo avatar era una ragazza; una bellissima ragazza, alta, magra e dai lunghi capelli castani, i suoi grandi occhi erano di color lilla ortensia e aveva delle curiose orecchie e coda da gatto. Indossava una leggera maglietta bianca a piccoli fiori rosa e lilla sorretta da spalline nere, un paio di shorts neri e stivali di pelle nera dai lacci viola che non le arrivavano al ginocchio; sulla testa oltre alle curiose orecchie da gatto indossava un paio di cuffie nere e color crema. La prima cosa che mi chiesi fu < Che se ne fa di quelle cuffie? Ha le orecchie da gatto, a che le servono?> ma non formulai mai la domanda ad alta voce.

Il secondo tizio aveva un'aria familiare: mi ricordava un personaggio di un Anime che avevo visto tanti anni fa: Natsu di Fairy Tail. I suoi capelli erano alti, disordinati  e color salmone, i suoi occhi erano grandi e neri come due olive e aveva un gran sorriso stampato sul volto. Indossava una sciarpa bianca a quadretti, un gilè blu notte con i bordi d'oro, una stramba continuazione dello stesso gilè attaccata alla cintura in pelle e dei pantaloni alla turca bianchi.

Sul braccio aveva tatuato un drago cremisi e non indossava camicie o magliette, era semplicemente a torso nudo sotto il gilè. Mi parve simpatico dal primo momento che lo vidi. Il suo nome era nameless24 (e poi si chiedono perché gli iscritti si dimenticano il nome di uno che si chiama senzanome24)

Il terzo si chiamava MetalMavio. Era un ragazzo dai capelli neri e dall'aria giovane, serena e amichevole. un lungo ciuffo di capelli neri gli copriva un occhio e l'altro era nero pece. Portava una giacca di pelle nera con in rilievo delle ossa finte in pelle bianca tra le quali era incastonato un cuore rosso, aveva alle spalle e ai gomiti qualcosa di simile a delle protezioni da motociclista fatte di avorio o comunque osso, notai che portava le stesse placche anche alle ginocchia, attaccate ai pantaloni neri. La giacca aveva una forma curiosa perché una volta arrivata alla vita non c'era più una cerniera, ma la pelle nera proseguiva fino alle caviglie.

Lyon mi guardò ancora e con aria tranquilla e autoritaria mi chiese: <Qual'è il tuo nome?>

<Mi chiamo L> risposi, calmo. <L? Come L di Death Note?> domandò lui divertito. <Esattamente>.

LyonWGF. FailCraft: A caccia di HerobrineWhere stories live. Discover now