Non ti scorderò mai

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L'amore è come l'eroina, da solo fuori non ne esci. Pensi di avercela fatta, ti metti alla prova "Che può farmi solo un buco","Che sarà mai uno sguardo". Ed eccoti qua nella dipendenza più totale. Sto usando tutto l'autocontrollo che ho in corpo per non andare da lui e saltargli addosso. Arrivo vicino a Matt e gli sorrido.
-"Tutto ok?"- domanda mettendomi una mano sulla spalla
-"Si"- mento.
All'improvviso sentiamo un forte rumore di porte sbattute. Mi volto e Cameron non c'è più.

L'indomani mattina Lily mi sveglia saltandomi addosso
-"Lily! Ti odio"- mi lamento e metto un cuscino sulla mia testa. Lei me lo toglie e mi metto a sedere. Oggi è il compleanno di Cameron. Programmavo di passare i suoi 22 anni con me; in un bel locale con i nostri amici oppure a casa io e lui soli soletti. Invece ci è toccata questa sorte. Io e lui separati. So quanto era eccitato perché lo passava con me.
-"Solitamente odio festeggiare il mio compleanno"-
-"Non fare obiezioni. Si festeggerà. Vuoi o non vuoi"- mi avvicino a lui e lo bacio.
-"Ho detto solitamente. Questa volta invece è diverso. Sono entusiasta e non vedo l'ora che viene"-
-"Oh - sorrido - e come mai?"-
-"Perché ci sei tu al mio fianco"-
-"Le lezioni! Alzati sei gia in ritardo"- mi canzona portandomi alla realtà dei fatti. Guardo l'ora sul telefono e manca un quarto d'ora prima che le lezioni iniziano. Mi alzo e vado velocemente a lavarmi. Non ho proprio voglia di andare a scuola con l'idea di incontrarlo tra i corridoio o tra i banchi. Chissà se ha lo stesso entusiasmo di qualche mese fa. Probabilmente glielo avrò distrutto. Come ho distrutto tutto intorno a me.
-"Se non ti svegliavo io stamattina perdevi le lezioni"- mi rinfaccia e io la prendo in giro. Andiamo verso lo Starbucks per prendere un caffe. Entriamo in aula di storia e mi guardo intorno sperando di vedere Cameron al suo posto ma è vuoto. Tutto in torno al quel banchetto gira, compreso il mondo, mentre quel banchetto rimane li, inospitato. Decido di sedermi al suo posto e cerco di concentrarmi sulla lezione, invano.
La campanella suona, Taissa e Mahogany mi raggiungono per andare a lezione insieme. Svoltiamo l'angolo e mi ritrovo Sierra davanti. Guardo le altre e faccio cenno loro che arrivo dopo.
-"Ciao"- la saluto
-"Mi dispiace"- ammette
-"Anche a me"-
-"Non avrei dovuto reagire in quel modo, è stato eccessivo"-
-"Non ti preoccupare è normale. Io avrei fatto di peggio per mio fratello"- sorrido
-"Hai un fratello?"- mi guarda scioccata
-"Si"- rido e lei ride insieme a me.
-"Devo conoscerlo"- mi fa l'occhiolino.
-"E con Nash?"-
-"Siamo amici, sai per quel fatto"- Annuisco e mi concedo di non chiedergli nulla perché tanto so che non risponderebbe. Camminiamo per un po' in silenzio e poi lo spezza
-"Stamattina ho salutato Cameron. Non ha voluto che andassi con lui"- mi fermo e mi metto dinnanzi a lei.
-"Salutato? Dove va?"-
-"Ieri sera credevo che veniva da te, a cercarti"-
-"Si ma non mi ha detto nulla. Sierra di cosa stai parlando?"-
-"Nina, Cameron sta tornando in America, dai miei genitori"- Cameron se ne va via. Se ne ritorna in America dai propri genitori. Dall'altra parte del mondo e nessuno, compreso lui me lo ha detto. So che devo tenere le distanze da lui ma devo salutarlo. Perché ieri sera non me lo ha detto? E perché voleva che tornassimo insieme se deve partire, è assurdo. Devo dirgli addio. Gli addii sono addii. Niente auguri di Natale, Capodanno, Pasqua. Niente auguri di compleanno o di animistico. Niente 'che fai' o 'come stai' in messaggi mandati per caso. Niente chiamate con il privato per ascoltare la sua voce. Eliminare ogni traccia, questo è un addio. Non seguire più una persona su facebook, twitter, non fare più domande anonime di ask. Cancellare whatsapp e il numero, è anche meglio. Gli addii devono essere tali e non 'arrivederci'. Non credo che riuscirò a dare un addio a Cameron.
-"Dov'è?"- 
-"Alla stazione. Il treno parte tra poco"- Corro per tutto il corridoio facendomi spazio tra le persone e vado a finire contro Matt.
-"Matt! Matt - prendo fiato- devi, devi accompagnarmi alla stazione"-
-"Che devi fare alla stagione?-"
-"Ti prego niente domande adesso, dopo ti spiego tutto"-
-"Okay, andiamo"- mi fa strada verso la sua macchina. Durante tutto il tragitto non ho fatto altro che guardare l'orario del telefono. Il treno dovrebbe partire alle nove e un quarto e adesso sono le nove e nove minuti. Ho bisogno di salutarlo o non me lo perdonerei mai. Voglio sapere il perché di questa sua decisione e perché non me ne ha parlato prima. Ho pensato per tutto il tragitto a cosa dirgli ma, non appena la macchina si ferma io dimentico tutto. Siamo fermi a un passo dalla stagione per via del traffico.
-"No!"- urlo e scendo dalla macchina e inizio a correre tra le macchine.
"Treno n°7 in arrivo al binario 13."
Una voce robotica parla e sovrasta tutte le centinaia di voci della gente che si spinge, si urta, si siede aspettando il treno in transito.
C'è chi saluta, c'è chi è solo e c'è chi piange.
Finirò così? Questo è il mio destino, piangere dopo un addio suo.
Mi muovo in preda alla paura di non riuscire a vederlo, di ritrovarmi immediatamente sola dopo che tutti quanti saranno saliti sul treno e di lui non ci sarà traccia, ma so che è qui in mezzo, me lo sento.
Ed eccolo li, i suoi capelli sbucano della folla che aspetta di prendere quel treno che lo allontanerà dai suoi problemi, dai suoi amici come tutti del resto. Mi avvicino cautamente senza mai perderlo di vista e non appena si volta, rimane sbigottito.
-"Cameron, non partire"-
mi esce quasi naturale, come se fosse scappato dalla mia bocca. Rimango di stucco anche io ma forse è meglio dire tutto adesso. Ora che ne ho la possibilità.
-"Resta qui"- abbasso lo sguardo, ho paura di guardarlo negli occhi.
-"Ne abbiamo parlato ieri sera, lo hai detto tu. Mi faresti, ci faremmo solo del male"-
Sento scorrere le parole, eppure non le sento più. E' come stare in una campana di vetro, vedo la sua bocca muoversi ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è "voglio baciare le tue labbra", e subito dopo, "questa è l'ultima volta che posso farlo"
-"E' tutta colpa mia. Forse il nostro amore non è abbastanza forte per superare cose del genere"-
-"Non è che non è abbastanza, o che non ti ami abbastanza, è che guardaci. Mi hai fatto soffrire io ho fatto soffrire te e voglio poter dimenticare. Finiremmo per soffrire e basta. E paradossalmente stare insieme adesso ci farebbe più male che bene"- Non penso riuscirò a dimenticarlo tanto facilmente. Sento il dolore letteralmente distruggere il mio cuore, riesco a vedere le varie linee che segnano la rottura di un cuore diventato ghiaccio.
-"Hai ragione. E' meglio che vai, sennò perdi il treno. Auguri"- Non potrei sopportare un altro minuto di questo discorso. In realtà non potrei sopportare altro che riguarda un suo addio, poiché non voglio veramente pronunciare quelle parole. Meglio tagliare la testa al toro. Mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia, e inaspettatamente mi afferra il viso e mi bacia, forte e intenso. Ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi. Ci eravamo dati tanti baci in questo anno, ma questo aveva un sapore diverso, un sapore d'addio. 
Ma questo saluto sulla sua bocca non aveva un sapore di una storia come tante.
-"Ci sentiamo"
-"Si, certo"
Fa davvero male salutarsi in questo tipo di posto, sentirsi dire "ci sentiamo presto" e sotto sotto sperare che sia veramente così. Lui si gira e inizia a camminare verso il binario n°13, mentre io inizio a camminare verso l'uscita della stazione.
-"Addio Cam"- sussurro scalciando i ciottoli.
Scoppio a piangere, inevitabilmente. Dire addio è straziante, un dolore che quasi ti fa soffocare. Ci rivedremo dentro le mie lacrime.
-"Non ti scorderò veramente, non ti scorderò"-

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