Capitolo 26

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Camila viveva in un appartamento tra la 12th e la 27th Avenue. L'unico problema di quella casa erano le scale. L'ascensore era rotto da due anni e Camila, ogni volta, doveva farsi quattro rampe di scale da quattordici scalini. Li contava ogni volta che scendeva o saliva, per farsi forza e convincersi mentalmente che era quasi arrivata.

L'appartamento era abbastanza grande e spazioso. Le pareti erano tutte colorate di giallo chiaro, tranne quelle della camera da letto, che Camila aveva personalmente dipinto di verde-acqua.

Il salone era grande e luminoso, con una vetrata dove si intravedeva in lontananza Miami Beach. Al centro della sala c'erano un grande tavolo, con sei sedie intorno, due divani e una televisione da 32" attaccata alla parete. Dalla parte opposta si sviluppava la cucina, con un angolo cottura e un largo bancone dove Camila amava preparare dolci e biscotti. 

Anche la sua camera da letto era abbastanza grande. Dentro c'erano un letto matrimoniale, una scrivania piena zeppa di libri e una piccola poltroncina dove Camila si sedeva spesso la notte a leggere. Vicino al letto, poi, si intravedeva una cabina armadio. Una finestra rettangolare illuminava la stanza e Camila aveva imbottito il davanzale con dei cuscini in gomma-piuma, così da poter sedersi e ammirare le varie sfumature del cielo.

Nel corridoio che portava dal soggiorno a camera di Camila c'erano due altre stanze. Una era il bagno, l'altra era lo studio della ragazza, dove prevalentemente Camila si rilassava, usava il computer o continuava ad indagare sui vari casi, anche se per fare quello, utilizzava tutte le stanze della casa. 

"Sei sicura che riuscirai davvero a mangiare tutta quella roba?" disse Lauren seduta sul divano di Camila. Le due ragazze stavano mangiando il cibo cinese che avevano ordinato e Camila era già alla terza porzione di gamberi fritti e mais in salsa rosa.

La ragazza alzò di poco le bacchette dalla confezione e girò il viso ad osservare Lauren. "Ovvio," mormorò con la bocca piena, ritornando poi a mangiare. 

Lauren rise, infilando le bacchette dentro la sua confezione di ravioli al vapore. "Penso solo che forse abbiamo ordinato troppa roba. Involtini primavera con germogli di soia, nuvole di drago, bocconcini di pollo, gamberetti e calamari fritti e i lychees," sul piccolo tavolino di fronte ai divani del soggiorno di Camila, c'erano appoggiate cinque confezioni di cibo cinese ancora da aprire. Contando le due che avevano in mano e quelle che avevano finito erano arrivate a dieci confezioni.

Camila in risposta alzò le spalle, finendo la sua porzione di gamberi fritti. "Sai che amo i lychees, non potevo farne a meno." Chiamati anche 'uva cinese' o 'ciliegie cinesi', i lychees sono i frutti di una pianta tropicale originaria della Cina meridionale e del Sud-Est Asiatico. La leggenda narra che un guerriero cinese, dopo aver sconfitto un drago mostruoso, decise di strappargli gli occhi e lanciarli a terra. Sarebbero stati proprio gli occhi del drago a dare vita alla pianta dei lychees, come se fossero dei semi.

Lauren annuì, allungandosi per prendere la confezione con dentro gli involtini primavera. "Penso che prenderò questo e poi esploderò. Solo perché tu lo sappia, sarai responsabile dei miei 340 chili in più." staccò lo scotch dal bordo e incominciò poi a cercare di afferrare gli involtini con le bacchette. "Usare queste cose diventa sempre più impossibile,"

"Oh non lamentarti sempre Jauregui," le rispose Camila ridendo nel mentre che alzava di poco le bacchette mimando delle pinze. "Mi sa che ci hai perso un po' la mano," le fece notare, per poi prendere una nuvola di drago con due dita e portarsela alle labbra, sgranocchiandola. "Comunque, se dovessi esplodere, ne sarei responsabile in quanto questa è casa mia, poi dovrei pulire."

"Cercherò di sporcare il più possibile, allora," la ragazza le rivolse un sorriso sghembo per poi accennare una risatina malvagia. 

Camila afferrò i suoi amati lychees, lasciando le bacchette nella confezione precedente visto che non le servivano per mangiarli. "Che brutta immagine si è creata nella mia testa," mormorò per poi sbattere le ciglia più volte come per scacciare via quel pensiero. "Facciamo che continuiamo a mangiare e cambiamo argomento, forse è meglio," disse ridacchiando e portandosi alla bocca una manciata di lychees. "E così, Sabato vai a cena da tua mamma?"

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