- 8 -

58 4 1
                                    

Nel pomeriggio, Daniel ci disse di sistemarci il più velocemente possibile e di andare con lui; non disse ne dove, ne cosa saremmo andati a fare. <<Lore io non ci voglio andare... e se... e se fosse un'altra trappola dei demoni?>> Mi chiese Giorgio alcuni minuti prima di uscire. Dopo la notte appena trascorsa non potevo dargli torto ma Daniel era deciso a portarci con se <<Abbiamo scelta secondo te? Ogni giorno che passa le cose vanno sempre peggio... di che cosa ti preoccupi?>> Dissi rassegnato al mio amico. Poco dopo tutti e tre uscimmo di casa e seguimmo Daniel, che camminava svelto, a passi decisi. <<... almeno dimmi dove stiamo andando!>> Gli chiedeva insistentemente Giorgio, finché Daniel si stufò di tutte quelle domane. <<Siamo amici, giusto? Vi fidate di me?>> <<Si ma...>> <<Bene! Allora seguitemi senza fare domande!>> Si voltò e continuò a camminare. Dopo mezz'ora di strada a piedi, arrivammo alla periferia di Milano; Daniel ci condusse in un vicolo e ci fece entrare in un portone. << Pietro è un esperto del paranormale, svolge diverse indagini per dimostrare l'esistenza degli spettri e ho pensato che era la persona più giusta a cui potevamo rivolgerci. Ok? Vi fidate?>> Io e Giorgio ci guardammo un po' perplessi, poi annuimmo.

Salimmo le scale e dopo alcune rampe, entrammo in un appartamento; ad accoglierci fu, appunto, Pietro. Egli era vestito totalmente di nero, aveva i capelli lunghi, castani e gli occhi verdi. Dopo esserci presentati ci invitò a sedere in salotto. <<Allora Dan, che succede? A cosa devo questa tua visita inaspettata?>> Daniel cominciò a mordersi le labbra, poi fece un profondo respiro. <<Abbiamo un problema...>> <<Cioè?>> <<Gli... gli spiriti ci stanno perseguitando... stanno cercando di ucciderci...>> Pietro tirò indietro il busto e poggiò la schiena sullo schienale della poltrona. <<Come mai? Avete fatto qualcosa?>> Disse guardandoci ad uno ad uno negli occhi; nessuno di noi tre, in quel momento, ebbe il coraggio di rispondere; fino a quando i miei amici si voltarono a fissarmi. Toccava a me raccontare la bravata che avevamo fatto. <<Ecco... è stato solo... uno stupido gioco...>> Confessai imbarazzato. Pietro continuava a fissarmi come per spronarmi a dire di più. <<Abbiamo usato la tavola Ouija... ma... quello che è successo era solo una coincidenza... poi... poi...>> L'amico di Daniel si alzò passandosi una mano sulla faccia. <<Almeno... sai come funziona!?>> Abbassai la testa dalla vergogna. <<...no.>>

Il ragazzo rimase pietrificato e dopo pochi istanti si rivolse a Daniel. <<Mi dispiace, io non posso aiutarvi... ma forse qualcun'altro si...>> Si voltò e sparì in un'altra stanza, mentre noi tre continuammo a fissarci sconvolti e preoccupati. Una decina di minuti dopo, Pietro tornò. <<Siete nei guai ragazzi, non dovete giocare con queste cose. Gli spiriti esistono... credo proprio che con la tavola Ouija avete evocato uno o più demoni.>> Porse un foglio di carta a Daniel. <<Buona fortuna.>> Aggiunse serio, ci salutò e ci accompagnò alla porta. Nella strada del ritorno, il nostro umore sembrò risollevato, avevamo una possibilità di porre fine a questi attacchi. A casa, dopo cena, ci preparammo ad affrontare la notte, sperando che i fantasmi non ci mettessero l'uno contro l'altro. Mentre Daniel era distratto, sbirciai il foglio che Pietro ci aveva lasciato: un nome, un indirizzo ed un numero di telefono.

Chi era questa persona? Sarebbe davvero stata in grado di aiutarci?

OtherWorld || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora