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<<Madame Roses... che nomignolo strano...>> Dissi continuando a fissare il foglio di carta e chiedendomi chi diavolo fosse. Dopo l'ennesima notte insonne, stanchi e stremati, provammo a metterci in contatto telefonico con quella donna; riponevamo in lei tutte le nostre speranze. Dopo svariati tentativi Madame Roses rispose; Daniel le spiegò la situazione e lei disse soltanto <<venite da me il più presto possibile.>> e riattaccò. Poche ore dopo, eravamo già in macchina. Il suo indirizzo ci condusse fuori città, percorremmo una lunga strada sterrata ed infine arrivammo in una vecchia casa di campagna. <<Il navigatore dice che siamo arrivati...>> disse Daniel. <<Quale persona nel 2016, vivrebbe in una casa come quella?>> Chiese Giorgio. <<Siamo sicuri che sia l'indirizzo giusto?>> I nostri dubbi furono sciolti appena scorgemmo una donna che ci osservava da una delle finestre della casa. Passo dopo passo ci avvicinammo alla porta d'ingresso e, prima di riuscire a suonare il campanello, la porta si aprì da sola. Vi poggiai sopra la mano e lentamente la aprii. <<È permesso? Madame Roses, siamo noi tre...>> Nessuno ci rispose; l'ambiente, cupo e tetro, sembrava disabitato da secoli. Tutti e tre entrammo continuando a guardarci intorno. Non appena Giorgio entrò per ultimo, la porta si richiuse lentamente alle nostre spalle.

<<Venite ragazzi, vi sto aspettando.>> disse una voce femminile dal fondo del corridoio; le andammo incontro. Finalmente vedemmo Madame Roses, un donnone alto e robusto, con i capelli ricci e biondi: assomigliava ad una brutta caricatura di Marilyn Monroe. <<So perché siete qui e so quello che avete fatto.>> Disse severa. <<Come fa a..>> Chiese Giorgio. <<Saperlo? Semplice... io so tutto.>> Sogghignò. <<Forza, il vostro tempo sta per scadere, seguitemi.>> Ci fece cenno di seguirla e ci condusse in un'enorme salone. Aprì un baule e tirò fuori una tavola Ouija. Appena la vidi rabbrividii, dopo averla usata non era più una stupida tavola di legno... adesso, per me, era un oggetto del male. <<Lorenzo, non avere paura. Vieni qui...>> Disse dolcemente la donna. Come faceva a sapere il mio nome? Ma soprattutto, come faceva a sapere che avevo paura? <<M... meglio di no...>> Le risposi tentennando, ma lei insistette e fui costretto a raggiungerla. <<Cos'è questa?>> Mi chiese severa. <<Una tavola... una tavola Ouija...>> Le risposi imbarazzato. Madame Roses mi prese per il braccio e mi trascinò con se, fino ad un tavolo poco distante sul quale si trovavano candele accese ed incensi. Vi poggiò la tavola e ci invitò a sederci. Non ci volle molto per capire cosa stava per accadere.

<<L'avete già usata vero?>> <<Si>> Rispondemmo in coro. <<All'inizio l'indicatore dovrà essere posto sulla scritta di benvenuto e in seguito si sposterà da solo. Il dito che vi si poggia sopra serve agli spiriti come tramite per accedere alla vostra energia: è questa che gli permette di muoversi. Alla fine l'indicatore dovrà essere spostato sulla scritta di arrivederci o addio e si dovranno ringraziare gli spiriti che hanno comunicato con noi... e voi non avete fatto nessuna di queste cose giusto? Per voi era solo un gioco...>> Nessuno di noi tre fiatò e poco dopo, lei continuò schiarendosi la voce. <<Proprio come pensavo... Adesso apriremo una nuova seduta così da capire quale o quali spiriti vi stanno tormentato... e che non vi venga in mente di lasciare l'indicatore per paura o altro, sono stata chiara?!>> Apostrofò severa. Io ed i miei amici ci guardammo stupiti e, alla fine, accettammo. Madame Roses aprì la seduta. <<Oh spiriti dell'oltre mondo, ascoltate le mie parole. Io so che qualcuno di voi sta tormentando Lorenzo, Giorgio e Daniel. Fattevi avanti, anime malevole. Usate la nostra energia e confessate il vostro nome.>>

Dopo pochi minuti, l'indicatore cominciò a spostarsi lentamente verso le lettere.

OtherWorld || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora