Capitolo 12

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Song: Pacify Her/Alphabet/Soap-Melanie Martinez
(Nightcore version)

Sascha P.O.V.

Decido di non dire niente.

Mi limito a guardarlo.

La voglia di andare a cercare il nome di questa presunta ragazza e contattarla in qualche modo è gigantesca, ma mi trattengo.

-Davvero non hai mai provato a contattarla, cercarla in qualche modo?- chiedo dopo un'eternità.

Lui mi guarda poi annuisce -Voglio solo diminuire gli effetti collaterali, potrei starci più male del previsto; non so perché ma ho la sensazione che qualcosa sia andato storto, come se non fossimo più "collegati" come prima, come se questa unione si fosse sciolta.- dice sospirando.

E forse ha ragione, forse non si ricorda nemmeno come si chiama, forse non sa nemmeno che lui esista.

-Beh, quindi vuoi evitare di cercarla?- dico guardandolo negli occhi.

-Sì, e vorrei che non lo facessi neppure tu, so che non ti ho detto il cognome, ma boh, non farlo, non documentarti sul mio passato- dice in tono freddo.

Io mi limito ad annuire.

Poi ritorniamo a parlare di storia e del progetto che vogliamo fare, anzi, che io voglio fare.

Passiamo il pomeriggio così, fra gli occhi annoiati di Stefano mentre parlo del libro e i mei sussulti quando la sua mano sfiora la mia.

3 SETTIMANE DOPO

Oggi io e Ste volevamo uscire a fare un giro per Firenze, ma ha appena iniziato a piovere, quindi abbiamo deciso di andare un po' a casa sua a giocare alla Playstation.

Quando entriamo nell'ingresso del suo palazzo siamo praticamente fradici.

Rido quando vedo il ciuffo dei capelli di Stefano appiccicato alla sua fronte.

Lui alza gli occhi al cielo -Guarda che neanche tu sei messo benissimo- dice.

-Ma come no? Mi vuoi dire che io da bagnato non sono un figo da paura?- dico pavoneggiante, con ironia.

Le sue gote arrossiscono leggermente, per il freddo, penso, poi scoppia a ridere.

Alzo a mia volta gli occhi al cielo -Dai forza, andiamo, o ci verrà una broncopolmonite- dico prendendolo per il polso e tirandolo per le scale, ormai so a memoria il suo indirizzo (?), secondo piano n°8.

-Ehy- dice -sono io quello che prende per i polsi la gente- continua facendo il finto offeso.

Io lo ignoro e continuo a tirarlo per il polso.

Quando arriviamo lui apre la porta e, insieme, ci dirigiamo velocemente in camera sua.

La mamma di Ste oggi è al lavoro, quindi abbiamo casa libera.

-Sascha io vado ad asciugarmi i capelli, prendi pure una maglietta dal mio armadio, la tua è fradicia- dice ridendo.

-Uhm, okay- dico e lui se ne va in bagno.

Ero stato molte volte a casa di Stefano, ma mai, o quasi, da solo.

È una stanza non grandissima, ma perfetta per un'armadio, un letto, un comodino e una postazione computer con una scrivania.

Vado verso il suo armadio e lo apro.

Prendo la prima maglietta che mi capita: è nera, con dei piccoli sushi disegnati in modo kawaii.

Levo la mia maglietta, la poso sulla sedia e mi infilo quella di Stefano.

Le mie narici vengono inebriante dal suo odore.

Ve lo giuro, se esistesse un profumo che avesse l'odore che ha Stefano lo spruzzerei in tutta la mia camera.

Chiudo gli occhi istintivamente e respiro avaro quest'odore.

Okay, lo ammetto, credo di essermi preso una cotta per lui.

*E te ne sei accorto solo ora, i lettori l'avevano già capito almeno al secondo capitolo, e siamo al dodicesimo!!*
Autrice, smettila di prendere il possesso della mia coscienza, grazie.

Ignoro quello che la mia testa mi dice e mi passo una mano fra i capelli fradici.

Stefano rientra in camera sorridendo.

-Io ho ancora i capelli un po' umidi, ma fa lo stesso, se vuoi asciugarti i tuoi basta che vai in bagno e prendi il phone- dice dirigendosi verso di me.

-Oh, ehm, no, li lascio così, tanto fanno in fretta ad asciugarsi- dico mentre mi siedo sul suo letto.

-Okay- dice Stefano andando verso l'armadio. Prende una maglietta e si sfila la sua, poggiandola sopra la mia.

Io arrossisco di colpo, cerco di non guardarlo, ma io miei occhi sanno quello che voglio e continuano a perlustrarlo attentamente, ignorando la mia testa.

Dopo poco tiro fuori il telefono e faccio finta di controllare qualche notifica. *Ma di chi?! Nessuno ti caga.* Smettila coscienza di merda.

-Ma hei! Ti sei messo una delle mi maglie preferite, e io che stavo a cercarla- dice ridendo, ancora a petto nudo.

Poi si gira e si infila velocemente una maglietta a mezze maniche nera con la scritta "The Walking Dead".

Credo che per qualche secondo sia arrossito, forse i miei occhi, invece di guardarlo in faccia, si siamo ancora un po' beati di quel bel vedere.

Va ad accedere la Play mi porge un joypad e si siede vicino a me.

Giochiamo per un'ora e mezza di fila a Call Of Duty.

-Ma vafanculo!- urla Ste, alzandosi in piedi e lanciando da qualche parte il joypad, dopo che "qualcuno" l'ha ucciso sparandogli una miriade di proiettili addosso.

-Questa me la paghi- dice, poi, in tono minaccioso, saltandomi addosso.

I nostri corpi sono attaccati, una scarica di adrenalina mi scorre nel vene.

Sento il suo fiato caldo sul collo.

Questa, per me, è una grande prova di resistenza.

Lui, in tanto, sta cercando di attenuare i suoi respiri, ha una mano stretta nella mia/sua maglietta, io sono sdraiato e lui è a cavalcioni su di me, quasi steso.

Il mio sguardo vaga tra i suoi occhi e le sue labbra, in continuazione.

Poi non resisto.

Annullo la distanza fra di noi.

Lo bacio.

ORA SIETE FELICI, SI O NO?

Si signior, signor capitano!

NON HO SENTITO BENE!!

SI SIGNOR, SIGNOR CAPITANO!

OOHH!

*inizia la sigla di Spongebob*

Comunque, a parte gli scherzi, anche se mi sembrava troppo presto dovevo farli baciare, no?

*Dillo che in realtà l'hai fatto solo perché così più gente avrebbe letto la tua FanFiction*

Zitta coscienza! *cof cof* allora, dicevo, che ve ne pare?

Siete felicih, io siiih!

Okay, detto questo io vi salutoooh, CIAUUUH

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The Triangle|| SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora