Capitolo 15

1.1K 95 106
                                    

Song: 7 years-Lukas Graham
(Nightcore version)

Giada P.O.V.

VAFFANCULO!

Vaffanculo a tutti!

A tutte quelle persone che mi giudicano.

A tutte quelle persone che mi squadrano dalla testa ai piedi.

Semplicemente, vaffanculo. Penso mentre premo la faccia bagnata di lacrime sul mio cuscino turchese.

Perché la gente deve essere così crudele? Perché le persone ti guardano come se fossi una lumaca schifosa? Perché le persone mi guardano come se non dovessi esistere?

E quasi quasi si, non vorrei esistere, non vorrei fare parte di questo mondo; vedere tutte quelle persone felici, che se la spassano con i loro amici, che ridono... Oh... Da quant'è che non rido veramente...

Tolgo la testa dal cuscino e mi metto a pancia in su, guardando il soffitto. Le lacrime sono calde sulle mie guance, mentre lentamente mi scivolano verso il mento, il collo, le spalle...

Fa così male sentirsi diversi, non sentirsi parte di questo mondo.

Ho la vista offuscata dall'acqua salata delle lacrime, chiudo gli occhi lentamente, facendo uscire un'altra piccola lacrima dal mio occhio sinistro, che scende sulla guancia, poi sul mento, sul collo, sulla spalla...

Sempre lo stesso ciclo, la stessa monotona cosa ripetuta migliaia di volte. Come la mia vita: mi alzo per andare a scuola, mi preparo, esco di casa, autobus, tragitto scuola, scuola, tragitto stazione, autobus, casa, pranzo, pomeriggio noioso, cena, dormire.

Sempre la solita cosa che viene ripetuta infinitamente, come il percorso di una lacrima.

Ora non sto più piangendo, mi sono tranquillizzata.

Apro lentamente gli occhi. Sospiro.

Le persone sono così crudeli, tu cerchi di fare amicizia con loro, essere gentile, e loro tranquillamente, senza fartelo notare, ti prendono per il culo, giudicandoti.

Ma forse sono io che sono così ingenua, solo troppo buona, solo... Troppo stupida.

Quando sento qualcuno ridere insieme a qualcun altro ho sempre paura che ridano di me.

Mi sento costantemente con gli occhi delle persone addosso.

E fa male, perché in quei momenti vorrei veramente non esistere, non essere mai nata, o anche esistere ed essere invisibile, vagare fra la gente senza che si accorgano di me.

Mi giro sul fianco sinistro.

Sul comodino c'è una foto di due bambini, istintivamente sorrido. E non un solito dei miei sorrisi finti, che rivolgo hai miei genitori e ai prof che entrano in classe, no, uno vero, veramente vero.

Prendo la piccola cornice fra la mie mani e la guardo.

Quanto mi manca. Penso guardando da più vicino la foto. Lui era l'unica persona che mi faceva sorridere; sono sempre stata una persona solitaria e timida, facevo –e faccio ancora– fatica a interagire con la gente che conosco, ha fare amicizia, forse anche per questo motivo, quando mi sono trasferita qui, in questa insulsa città, non sono riuscita a fare amicizia con nessuno; e poi ho un carattere di merda: le persone provano a parlare con me e io le mandavo a fanculo con lo sguardo.

The Triangle|| SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora