La vita non ha senso, l'amore sì

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Il cielo si era aperto, quello che prima era un lago era ora cresciuto, divenendo quasi mare. Hassen, disteso sulla sabbia, aveva la fronte bagnata. Una mano dalla pelle traslucida e morbida, scivolava ripetutamente su di essa. Spostava di volta in volta quel velo d'acqua che lo ricopriva, per aggiungerne di tanto in tanto ancora... Aveva le dita sottili, uno smalto scuro tendente al blu e percorrendo la sua mano a ritroso, il corpo che la muoveva era nudo nonché bagnato. Una fanciulla dai lunghi capelli mossi come se un'onda glieli avesse pettinati per tutta la vita e li avesse dipinti del suo colore, sorrideva e stava lì accanto a lui a coccolarlo. Aveva labbra carnose, un naso all'insù lievemente accennato, gli occhi simili a quelli di un'orientale ed un lieve rossore in mezzo al viso. Chiara come la neve restava lì, mai sazia di poter guardare e riguardare quel giovane naufrago privo di sensi. Era bella, così tanto che non appena Hassen aprì gli occhi, non poté vedere altro attorno a sé. Dunque, incredulo, aprì a poco a poco le labbra per lasciar scoprire i suoi denti , incantato ed intrappolato difronte a quegli occhi color miele, chiari e luminosi, due occhi che non avrebbe saputo raccontare perché nessuno gli avrebbe creduto. Nonostante il suo risveglio, lei non proferiva parola, restava lì e continuava a sedurlo con la sola forza della sua presenza e della sua mano. Hassen, confuso disse: «Dev'essere un sogno... Tu non puoi esistere...» Il rossore del viso di lei si estese ancora un po', lasciando più evidenti nel contrasto con quel colore, le numerose lentiggini che aveva. Le si strinsero gli occhi a quelle parole, parole a cui rispose con una delicata risatina. Allungò allora la mano lui, strofinando col dorso delle sue dita le guance di lei. Spostò la sua mano un po' più al lato e la lasciò intricarsi in mezzo ai capelli di lei. Questa, con una discesa lenta e soave si avvicinò alla sua bocca e lo baciò. Scivolando delicatamente sulla sabbia aprì le gambe fino a stenderglisi sopra. Hassen fu rapito, stregato da tutto ciò e si lasciò andare. Nonostante il malessere addosso diede inizio ad una danza; prima afferrò con una mano un gluteo di lei e poi con l'altra le strinse il seno. Il bacio puntava ormai ad altro e lei, perfetta sconosciuta, sembrava volesse assecondare ogni sua fantasia. Ormai i pantaloni erano bassi, non del tutto ma abbastanza da lasciare che i genitali di entrambi si sfregassero tra loro e che lei iniziasse già ad ansimare appena. I bottoni erano però ancora attaccati. Chinando il capo, lei scese lungo il suo corpo, fino ad oltrepassare l'ombelico. Si raccolse i capelli attorno all'orecchio e con le mani lo denudò. Lui, oramai fissava il cielo, nella sua testa aveva smesso di pensare, il suo cuore pompava sangue e testosterone. Ciononostante lei si fermò. Ad un tratto girò il capo all'orizzonte ed emise un verso, quasi di terrore. Hassen si innervosì e spazientito nonché lievemente spaventato guardò cosa avesse colpito l'attenzione di lei. In lontananza si vedeva una figura femminile che correva verso di loro. Metro dopo metro era più chiaro che si trattasse di sua moglie. Puntando le mani sulla sabbia lui si spinse fuori da sotto alla fanciulla, quasi scansandola. Questa gridò con una voce sinistra e si diresse verso l'acqua, gettandosi dentro. Mentre nuotava ancora in riva, Hassen si accorse di strani riflessi lungo le sue gambe. Quella che prima era pelle di una bambina, ora aveva squame. Il bellissimo mostro che aveva cercato di sedurlo ed averlo era una sirena. La moglie, ormai sfinita dalla corsa, arrancava negli ultimi metri che la separava dal marito. Ad un passo da lui gli si lanciò contro e cominciò a tirargli continui pugni a martello. Dapprima lo colpì sulle spalle, successivamente, nonostante il tentativo di difendersi, Hassen ricevette un colpo ben piazzato sul naso. Lei, irascibile gridò: «Sei solo un bastardo! Come hai potuto?!? Sei soltanto un porco!» e lui: «Ma amore, io non ho fatto niente! Non è successo nulla!» la moglie «Ti ho visto mentre te la scopavi e si strisciava! Sei uno schifo!» e sbraitante, furibonda, emettendo continui lamenti e ringhi, rimase bloccata dalle mani di lui che le strinsero i polsi. Le disse: «Cristo, calmati! Devi calmarti! Ti chiedo scusa, non so cosa mi sia preso, per favore calmati! Non ti ho tradita! Ehm... Mi ha solo baciato!» e ancora più gonfia lei: «Sei un maiale! Sei solo un maiale! Non posso sparire neppure per un attimo che mi tradisci! Cosa devo fare con te eh?!? Sai, me ne fotto se hai perso i sensi, io non ne sapevo niente! Me lo avresti dovuto dire! Avresti dovuto dirmi che stavi con lei!» «Amore ma che dici? Io non l'ho mai vista...» «Dici sempre le solite palle e pensare che io sono venuta fin qua a trovarti e ho dovuto pure subirmi lei... Tu non hai rispetto per nessuno. Tu morirai da solo. Tu morirai da solo... Ed io e mio figlio ti abbandoneremo!» Gli occhi di lui si bloccarono, quasi congelati, balbettando chiese: «U-uh... Un figlio? Quale figlio?» «Nostro figlio crescerà senza un padre... Ed è colpa tua! Maledizione devi svegliarti! Non mi importa se stai male, devi tornare! Torna! Io ti amo più di qualsiasi altra cosa, devi tornare! Devi farlo per me e per lui! Ti prego!» «Amore ma che dici? Perché blateri? Perché parli a vanvera? Cosa sta succedendo?» e poggiando l'orecchio sul suo petto, lei in lacrime disse: «Amore mio... Ti prego, torna... Ti perdonerò ma non farmi questo... Amore mio non lasciarmi sola...» Lui la strinse, mettendo le braccia dietro alla nuca di lei, che cominciò a cambiar forma. Lui, stranito: «Ma che succede? Co-cosa?» fu un attimo ed il corpo di sua moglie fu polvere, polvere che si mischiò alla sabbia. Era di nuovo punto e accapo, ancora una volta solo. Però c'era qualcosa di strano. Non aprì più bocca ma in balia di una tempesta di pensieri si domandò: «Com'è possibile tutto questo... Perché mia moglie mi ha chiesto di tornare? Dove mi trovo? Cosa sta succedendo... Non riesco a realizzare tutto questo...» gridò al cielo: «Piccione! Dove sei??? Dove sei??? Ho bisogno di te, ti prego aiutami!» di tutta risposta sentì: «Ehi, girati, dove credi che sia?» Ed infatti era alle sue spalle, in posizione di cova su un piccolo nido di rovi in cima alla palma. Hassen chiese: «Beh? Non scendi? Mi serve il tuo aiuto, voglio sapere cosa mi sta succedendo! Ok, mi chiamo Hassen, sono malato di rabbia ma perché sta accadendo tutto questo? Per favore, io non lo capisco, ho bisogno di risposte! Dove mi trovo?» beffardo, l'uccello rispose: «Davvero non lo hai ancora capito?» «No, cioè... E' un sogno? Sto sognando? È questo? O che cos'è? Dimmelo tu» «E' molto semplice Hassen... Questo non è altro che il tuo mondo... Qua ci hai sempre vissuto e non te ne sei mai accorto... Questo sei tu Hassen... Lo sei sempre stato» «Non ti seguo, cosa significa?» ed il piccione, mirando il cielo: «Non posso darti tutte le risposte che cerchi. O meglio, potrei, ma devi cercarle tu stesso. Devi andare al villaggio di Huhū. Là troverai la soluzione alle tue domande» «Dove si trova questo villaggio? Come ci arrivo?» «Non preoccuparti. Ti ci porto io, tu seguimi. E' molto importante che tu non mi perda di vista. Se lo farai rischierai di non vedermi mai più. Tieni gli occhi aperti qualsiasi cosa accada, qualsiasi. Devi salvarti Hassen, devi farcela per tutti loro...» «Tutti loro chi?» «Capirai Hassen... Lo capirai.»

L'oasi di rabbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora