Quando una persona muore, le reazioni degli amici e dei familiari sono varie. C'è chi ha bisogno di essere consolato, c'è chi si tiene tutto dentro e alla fine esplode, c'è chi si arrabbia per niente e poi c'è chi piange all'improvviso anche dopo un certo periodo. Io, da vivo, facevo parte della seconda categoria. Queste sono le reazioni dovute ad una morte casuale. Ma è diverso in caso di omicidio. I comportamenti sono gli stessi, certo, ma tutti quanti hanno in comune una sola cosa. La domanda dentro la tua testa che ti tormenta e ti chiede: "Dov'ero io quando lui aveva bisogno di me?". Ce l'avevano tutti. Mio padre, Scott, Derek, Malia, Liam... tutti. Perfino Melissa.
Ognuno di loro reagì in modo diverso. Mio padre annegò la tristezza e la solitudine dentro casa col bere. Non andava più a lavorare, era stato momentaneamente sospeso, e Parrish aveva preso il suo posto. Lydia non parlava quasi più, le voci e i sussurri dei morti dentro la sua testa non le facevano capire niente e lei stava iniziando a sospettare del ragazzo della casa verde.
Un giorno, lei e Parrish erano alla centrale di polizia e stavano giocando a scacchi. Lui era in pausa e tentava di capire come potersi muovere in mezzo al dolore e al proprio lavoro usando quel gioco con Lydia, la ragazza che sognava da un certo periodo. -Mi sono sempre chiesta il significato di "morto".- disse ad un certo punto la bionda fragola, facendo scacco all'avversario. -Perso, rigido...- il suo sguardo vagò fra i pedoni e gli alfieri. -Significa "andato via".- la voce di Parrish era glaciale e mosse la Regina. -Se non fosse così? Se fosse ancora qui?- le sue domande vorticarono nell'aria e fece scacco matto. Quel giorno, per un attimo, avevo ripreso un po' di speranza. Ma avevano entrambi torto. Io non ero perso o rigido o andato via. Ero vivo. Nel mio mondo perfetto. Come il lupo dentro la palla di neve.
Kira andò molto lontano, assieme a sua madre. La volpe dentro di lei urlava vendetta a nome mio ed era stata costretta ad allontanarsi per non impazzire, finendo in Giappone e iniziando un allenamento di controllo. Liam aveva più spesso attacchi di rabbia. Rispondeva male agli insegnanti, saltava scuola nei suoi giorni bui per impedirsi di fare del male e più di una volta rischiò di ferire gravemente il suo amico Mason. Malia passava le sue giornate, dopo la scuola, a studiare e ad allenarsi. Erano esercizi di rafforzamento. Trattieni il fiato più che puoi, resta ferma per tempi prolungati, diventa piccola e dura come un sasso. Non faceva che chiedersi cosa sarebbe accaduto se lei fosse stata al posto mio. Di certo, non sarebbe morta come invece era accaduto a me. Ma, nonostante il dolore e il senso di impotenza, Malia trovò comunque un raggio di sole nel buio. Con Liam. Ed io gliene ero grato per questo. Il 2 maggio 2013, dopo tanti giorni passati insieme nella speranza di potersi consolare a vicenda, Liam baciò Malia, sotto l'albero più vicino a casa Tate. Stranamente, non ero geloso. Anzi, ero felice che si fossero trovati.
Scott e Derek erano quelli che mi preoccupavano di più. Derek passava la notte e il giorno a pensare a me, a rivivere nella sua mente gli attimi passati insieme. Una notte si era introdotto nella mia stanza mentre mio padre dormiva, aveva preso la mia felpa rossa preferita e se l'era portata via. Non riusciva a considerarmi una persona morta come sua sorella o sua madre, quindi annusava la mia felpa e correva da per tutto nella speranza di ritrovarmi o almeno di avere un indizio sul fatto che fossi ancora vivo. Distruggeva il suo loft tutte le volte che non trovava niente e il mio cuore piangeva per lui. Lo vedevo soffrire, piangere in silenzio e desideravo che potesse sentire la mia mano ogni volta che gliela poggiavo sulla spalla per rassicurarlo. Non pensavo potesse accadere, ma mi mancava. Mi mancava terribilmente. Mi mancavano addirittura le sue minacce e le sue offese. Non gli avevo mai detto "addio", neanche quando lui se ne era andato da Beacon Hills. Era questo quello che lui rimpiangeva di più. Di non avermi stretto almeno una volta, anche solo per salutarmi per sempre. Mio fratello faceva l'identikit su ogni persona che riteneva sospetta, addirittura il bidello, e andava tutte le settimane in cartoleria per far pubblicare le mie fotografie. Era un passatempo che stavo facendo più spesso da quando Derek se ne era andato. Scattavo foto a qualunque cosa. Mi piaceva, mi ricordava il Sourwolf. Fotografare l'attimo prima che quello svanisse nel nulla. L'idea di non avergliene scattata almeno una mi rattristava, ma sapevo che non sarebbe venuta bene a causa dei suoi occhi da lupo mannaro. Avevo finito tutte le memorie della mia macchina fotografica in poco tempo, facendo arrabbiare mio padre e promettendogli che ne avrei pubblicato solo una a settimana. Mio padre non mantenne il patto dopo la mia morte. Voleva pubblicarle tutte e subito. Però Scott non era del suo stesso parere. Voleva mantenere la mia parola data, come se fossi ancora vivo.
Quando Scott arrivò all'ultima memoria, era il 7 maggio. Uscì dalla cartoleria con le mie ultime foto in mano. Le avevo fatte una settimana prima di morire. Riguardavano tutte un solo pomeriggio. Scott se lo ricordava. Io, lui e il branco stavamo passeggiando per goderci una giornata da normali adolescenti ed eravamo finiti nel mio quartiere. Io ero sulla mia bici, scattavo foto in giro. I miei amici si erano bloccati di fronte al roseto nel giardino della casa verde di fronte alla mia. Li avevo immortalati mentre sorridevano, annusavano i fiori e si complimentavano con il loro proprietario, Theo Raeken. Mi ricordo che volevo scattare una foto al roseto, ma lui era apparso dal nulla e aveva rovinato la fotografia. Aveva rovinato molte cose. E fu proprio quella foto rovinata a finire tra le mani di Scott e a farlo insospettire. Qualcuno aveva visto quel ragazzo, dopo la scuola, il giorno in cui ero sparito? Theo Raeken aveva amici a scuola o era considerato un ragazzo particolare? Scott aggiunse il suo nome alla lavagna trasparente, che prima era mia ma mio padre aveva preferito regalargliela, e cominciò a fare delle ricerche anche su di lui.
Il 9 maggio 2013, il mio caso era ancora aperto, successe che il sovrannaturale diede una mano ad uno dei miei amici. Liam. Il branco aveva deciso di fare a turno per tenere d'occhio mio padre ed evitare che facesse una sciocchezza e quel giorno toccava a Liam. Stava per bussare alla porta di casa mia, quando un rumore alle sue spalle lo fece voltare. Theo Raeken aveva appena fatto cadere degli enormi rami davanti al suo garage e tentava di riprenderli da terra. Io ed Allison, nel mio Cielo, ci stringemmo la mano a vicenda. Il vento del mio bosco cominciò ad alzarsi man mano che Liam si avvicinava a lui. Attraversò la strada e un flashback gli venne in mente. Il giorno in cui feci la foto rovinata a Theo e al roseto. Gli sembrò di sentire la mia voce e si guardò più volte intorno, nella speranza di rivedermi. -Gli passerà.- tentò di consolarmi Allison, ma sapevamo entrambi che non era così. Il mio cuore andò veloce, perché accadde. Liam si avvicinò e parlò al ragazzo che mi aveva ucciso.************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta <3
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The Lovely Bones - Sterek Version
FanfictionMi chiamavo Stilinski, come lo sceriffo della città, nonché mio padre. Soprannome: Stiles. La mia vita non era più normale da anni a causa del sovrannaturale... ma fu qualcosa di umano ad uccidermi. Avevo diciotto anni quando fui assassinato. Il 15...