-Adesso basta, Liam!- sbraitò Parrish, guardando con rabbia il mio amico. -Sei andato a tanto così dall' arresto oggi.- disse, avvicinando molto l'indice e il pollice.
Liam alzò gli occhi al cielo. Erano a casa di Scott, tutto il branco era riunito nel salone e Liam si stava subendo la predica del nuovo sceriffo seduto sulla poltrona.
-Sei fortunato che Theodore Raeken non abbia sporto denuncia.-
-Fortunato?!- Malia si intromise, avvicinandosi a lui e al suo nuovo ragazzo. -Liam ha tentato di abbattere la porta di un cittadino, che lui ritiene colpevole, solo perché ha sentito che qualcosa non andava.-
-Certo, doveva abbattere lui direttamente!- commentò la ragazza coyote, guardando Parrish con ovvietà. Quest'ultimo sgranò gli occhi e si rivolse a Liam. -È questo l'esempio che vuoi dare ai tuoi amici? Ai componenti del branco? Vuoi far capire loro che dovreste attaccare chiunque sia sospetto?!-
-Perché non vuoi starlo a sentire?- domandò Lydia, scrutando Parrish, ma indicando Liam. -Perché servono degli indizi, Lydia. Servono delle prove. Senza quelle, io non posso arrestare Theodore Raeken.- guardò ogni componente del branco, Scott compreso, il quale stava fissando intensamente Liam. Sentiva anche lui che quel ragazzo non era normale.
-Non importano i vostri poteri in questo campo, non servono a niente. Solo la polizia può dare giustizia a Stiles, non il sovrannaturale con la vendetta.- chiarì Parrish. Malia scosse la testa e lo guardò con disgusto. -Sei proprio patetico. Abbiate il coraggio di ammetterlo, avete smesso di cercarlo da non so quanto tempo!-
-Ha ragione.-
Malia fissò incredula Liam, pensando di aver capito male. -Cosa?-
-Jordan ha ragione. Il sovrannaturale non serve a niente. E neanche la vendetta.- guardò il proprio Alfa, gli occhi azzurri erano pieni di rassegnazione. -Vorrei aiutarti con le tue indagini.- Scott annuì e fissò il proprio branco. -Se anche voi sospettate di quel ragazzo, Theo, non avvicinatevi a lui. Provate a cercare delle prove, qualcosa che colleghi lui a Stiles. Ma la regola è la stessa del branco: noi non uccidiamo.- il suo tono era deciso, glaciale, non voleva repliche.
Il pomeriggio continuò con frasi, chiacchiere, domande su chi altro poteva avermi ucciso, ma una mente era persa da tutt'altra parte. Malia fissava il vuoto e rivedeva nella propria mente il viso di Theo. Quegli occhi chiari, tendenti al verde, nascondevano un'oscurità profonda e terrificante. Sapeva che Liam non avrebbe mai reagito in quel modo se non fosse stato il vero colpevole. E lei aveva già un piano.Il mattino dopo, Malia fece jogging con una tuta azzurra nel bosco di Beacon Hills e solo quando udì con le orecchie da coyote che Theo era uscito di casa, corse verso il mio quartiere.
-Che sta facendo?- chiesi ad Allison. -Non vorrà...?- mi risposi da solo quando la mia amica si avvicinò poco a poco alla casa verde. -Va' con lei. Devi affrontare da solo la verità, io non posso accompagnarti fin lì.- mi sussurrò nell'orecchio, facendomi rabbrividire. La fissai incredulo. -Quale verità?- lei scosse la testa e mi spinse lentamente all'interno del gazebo. -Vai, Stiles.- mi disse e in un attimo mi ritrovai nel giardino di Theo.
Scesi dal gazebo, appena in tempo per vedere Malia rompere una finestra ed entrare nella cantina. Andai con lei. Il vetro era sparso sul pavimento e Malia prese a guardarsi intorno, alla ricerca di una qualsiasi prova. Il cuore le batteva in modo forte, deglutiva per la paura e sudava. Prese un bel respiro quando le mani cominciarono a tremarle. Non avendo trovato niente, andò al piano di sopra, ma io volevo che vedesse la cassaforte dove all'interno c'ero io. La fissavo con terrore e rabbia.
La seguii e lì cominciò l'inferno. Malia cercava per casa, io la persi di vista e vidi quello che lei non poteva vedere. I morti di Theo Raeken. Usciti dalla cantina, si arrivava alla cucina. Sul pavimento, Malia vedeva solo il parquet. Io un cadavere.
Wendy Pirce, Galles, 2009. Aveva undici anni, quando lui la strangolò dopo le lezioni di danza classica. Era il migliore amico di suo fratello. Indossava ancora le ballerine quando la trovarono dentro un secchio della spazzatura.
Malia aprì i cassetti e gli armadietti del salone, mentre io tentavo di riprendermi alla vista di ogni cadavere. Come la manina che spuntava da sotto il divano, sanguinante e con le unghie rotte.
Gus Rogers, Delaware, 2010. Era il suo babysitter, si faceva chiamare Teddy. Se ne era già andato di casa quando la polizia abbatté la porta e la madre trovò i resti del bambino sotto il divano, come polvere.
Salii le scale intanto che Malia controllava il corridoio. In un attimo, mi ritrovai con i piedi nel fango e da esso ne spuntavano fuori quattro piedi e due visi giovani, sembravano galleggiare e a me venne la nausea.
Sophie e Christian Beard, gemelli, Brooklyn, 2007. Erano suoi compagni di scuola e lui li convinse ad andare in campeggio. Fece credere alla polizia che era stato un incidente. I tagli erano talmente profondi da sembrare quelli di un orso.
Mi girò la testa e caddi all'indietro, facendomi male per via delle scale. Malia stava sudando freddo e si arrabbiò nel trovare nulla. Le andai dietro quando andò di sopra e cercò in ogni stanza. A differenza mia, lei non si bloccò a guardare il letto matrimoniale. Potevo vedere il sangue gocciolare dalle lenzuola.
Penelope ed Ernest Raeken, marito e moglie, Chicago, 2005. Alla polizia sembrò una rapina finita male. Nessuno sospettò del figlio adottivo, troppo piccolo per fare un orrore simile.
Il rumore di qualcosa mi fece muovere. Malia rimise a posto le bottigliette di shampoo cadute e il mio sguardo finì sulla vasca da bagno. Una ragazza era lì dentro, tra sangue, capelli e acqua.
Amanda Raeken, San Francisco, 2006. Per tutti era scivolata per sbaglio nel lago, ma era stato il fratello minore a spingerla dentro. L'ha guardata morire lentamente, godendo delle sue disperate richieste di aiuto.
Malia ringhiò furiosa e cercò di nuovo ovunque. La rabbia e la paura stavano per farla urlare. Fin quando, nella camera da letto, non sentì il parquet scricchiolare. Tolse il tappeto e usò gli artigli per sollevare la piastrella di legno. Mise una mano all'interno ed estrasse un quadernetto rosso in pelle.
Che diavolo è?
Malia sfogliò le pagine ed entrambi sgranammo gli occhi.
Cristo Santo!
C'era il disegno della stanza sottoterra dove Theo mi aveva ucciso, una mappa dove c'era segnata la strada che prendevo sempre per casa da scuola, una mia foto, un mio capello... tutte prove fatte da lui stesso.
-Bastardo...- sussurrò Malia, sfogliando le pagine e guardando con le pupille dilatate ogni orrore scritto. C'era persino il disegno della mia casa e da tutte le parti c'era scritto "Figlio dello sceriffo". Mi venne la pelle d'oca.
Il suono di una chiave nella serratura che gira fece voltare entrambi.
Merda.
Theo era a casa.
Guardai Malia e mi alzai in piedi, andando alla finestra.
Prendi quel quaderno e scappa!
Stavo per chiamarla, quando mi ricordai che non poteva né sentirmi né vedermi. Un ringhio basso mi fece spaventare e peggiorò quando le zanne le spuntarono, gli occhi brillarono di un azzurro intenso. Si alzò con il quaderno in mano e si appostò dietro la porta. Per farlo apposta, sbatté un piede per terra.
-Malia, no! Ti vedrà!- l'esclamazione mi venne naturale e stavo per avvicinarmi, quando Theo entrò in stanza. Vederlo mi portò quasi a cadere per terra da quanto mi terrorizzava. Era ancora più spaventoso ora che sapevo degli altri morti.
Raggelai sul posto. Malia era contro la parete e c'era solo la porta aperta a dividerli. Del sottile legno separava la mia amica dal mio assassino. Lei teneva il quaderno contro il petto, mentre l'altra mano stava per avvicinarsi a lui con gli artigli. Theo si guardò attorno, per un attimo i suoi occhi finirono nei miei, ma non vide nulla di sospetto.
Malia, non farlo, fermati!
Volevo impedirle di fare una sciocchezza del genere. Per quanto la vendetta stesse nascendo in me, non volevo che lei passasse dei guai.
Malia sembrava titubare. Non sapeva se farlo oppure no. Per un certo periodo, lei si era presa una cotta per me. Quindi era normale che volesse ferirlo a morte fino a prosciugargli ogni viscera.
Theo tornò giù e Malia tornò a respirare. Doveva andarsene e dare quel quaderno a Parrish. Con uno scatto, corse verso la finestra, l'aprì e si buttò di sotto. Io, forse per istinto, le andai dietro. Malia cadde rovinosamente contro il tetto del portico e finì a terra, sbattendo la schiena.
Theo la vide subito dopo aver sentito il baccano e corse al piano di sotto. Malia tossiva, le pulsava la testa e tentava di riprendere il quaderno. Theo si stava avvicinando a lei. Riuscì a riprenderlo proprio quando lui uscì di casa. Malia corse e Theo la inseguì.
Entrai nel gazebo e tornai nel mio Cielo, a vedere le cose dall'alto. Malia si avventurò nel bosco, respirava a fatica a guardava sempre dietro di sé per vedere se le stava ancora dietro.
Aveva paura, tanta paura, e l'idea di trasformarsi le passò di mente, ma non avrebbe messo in pericolo il branco.
Si guardò di nuovo dietro una volta lontana dalla casa verde e andò a sbattere contro qualcosa. O meglio, qualcuno. -Malia.- Derek la guardò sorpreso e sentì l'odore aspro che emanava. -Cos'è successo?-
-Io...-
-Che hai lì?- la sua attenzione venne attirata dal quaderno rosso. Malia si alzò in piedi e prese un bel respiro. Aver visto di persona ciò che aveva in mente da tempo Theo la fece imbestialire. E si rese conto che sì, forse il sovrannaturale poteva essere utile. Poteva fare giustizia molto più della legge.
Perciò non ci pensò due volte nel dare quella prova a Derek.
-Credo che tu debba vederlo.-
Tornai nel mio Cielo e da lassù guardai verso la casa verde. Riuscii a scorgere la cassaforte.
Persi una lacrima e singhiozzai, mentre tremavo in modo forte.
Stiles Stilinski, Beacon Hills, 2013.
Stuprato, pugnalato al cuore e fatto a pezzi. Ucciso in una stanza che lui aveva costruito sotto terra.************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta <3
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The Lovely Bones - Sterek Version
FanficMi chiamavo Stilinski, come lo sceriffo della città, nonché mio padre. Soprannome: Stiles. La mia vita non era più normale da anni a causa del sovrannaturale... ma fu qualcosa di umano ad uccidermi. Avevo diciotto anni quando fui assassinato. Il 15...