4. Quando anche il tempo si ferma (ANTEPRIMA)

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Sette giorni prima


"Mi prendi in giro, vero? Faceva schifo! Erano più stirati i suoi baffi dei miei capelli," si lamenta Tati, ravvivandosi la chioma castana per enfatizzare la frase. 

"A me è piaciuto un sacco!" dico, solo per vederla strabuzzare gli occhi. 

Scoppio a ridere. Siamo davanti ai distributori automatici del cinema, vicino all'uscita, aspettando che scendano le nostre lattine di Coca prima di tornare a casa. La bella e la bestia, il film più ridicolo dell'anno. La storia era stata completamente stravolta e la bestia più che una bestia sembrava un grosso micio pettinato. Una botta metallica dà il via alla nostra battaglia di sguardi. "Ti abbassi tu," mi dice. 

"Non penso proprio, ho la gonna." 

"Basta che ti pieghi, tesoro. E poi a me fanno male le gambe." 

Il ragazzo dietro di noi, spazientito, ci scosta, si abbassa e ci porge le bibite. "Contente?" 

Sorrido imbarazzata, afferro entrambe le bibite e prendo Tati per un braccio, la quale sta fingendo di aver trovato un buco nelle sue parigine pesanti. Appena siamo di spalle si prende la sua bevanda e accelera verso le porte aspinta. Tira un sospiro di sollievo assieme alla brezza pungente di questa sera, solleva il gancetto della lattina e beve un sorso. 

La imito. "Potevi ringraziare," ridacchio. 

"Ma hai visto che carino che era?" 

Biondo, altezza media. Normale. "Io sì, tu no! Non l'hai nemmeno guardato in faccia." 

Si soffia via il ciuffetto da davanti gli occhi. "Sì, così poi vedeva che ero diventata rossa come un pomodoro. E poi mi sudano le mani. Mi scivolava la lattina che gli sarebbe caduta su un piede, mi piegavo per raccoglierla e mi si strappavano anche i pantaloncini!" dice d'un fiato. 

"Tu stai male," rispondo sinceramente colpita da tutte le sue paranoie. 

"Anche tu, per questo mi vuoi bene," sorride rovistando nella sua borsetta. Improvvisamente sussulta e mi afferra per le spalle. Tende sempre a essere piuttosto melodrammatica. "Ho dimenticato il golfino dentro!"

 "Dai, andiamo a prenderlo," dico, sapendo che da sola non ci tornerebbe mai. 

Stiamo per tornare all'interno dell'edificio gremito, quando Tati mi blocca, fissando dall'altra parte della strada. "Anzi, sai cosa ti dico? Vado da sola." 

Strabuzzo gli occhi. "Sul serio?" 

"In quanto tua migliore amica e ottima osservatrice, ho notato che quel tizio era in sala con noi, e non ti ha staccato gli occhi di dosso per un solo secondo. Ecco perché il film non gli faceva ridere," seguo il suo sguardo, e all'imbocco di un vicolo vedo un ragazzo con le braccia conserte appoggiato a un cartellone pubblicitario, lontano dalla luce del lampione. Mi sembra di averlo già visto, e non solo al cinema. "Ma non era in fila ai distributori? Tu l'hai visto uscire?" 

"Ma che ti importa!" Mi dà una spinta. "Aspetta solo il momento buono per parlarti! Siedi in quel bar, io torno dentro e, dando grande prova della nostra amicizia, ti lascio un'occasione e supero tutte le mie paure," dice ironica. 

I miei occhi sono ancora incollati al vicolo, cercando di ricordare qualcosa, e quando mi giro per rifiutare l'offerta di Tati, lei è già entrata. Ignorando l'aspetto improvvisamente poco rassicurante e poco illuminato del parcheggio vicino, corro di nuovo con lo sguardo al ragazzo misterioso. 

È sparito. Il mio cuore perde un colpo e comincio ad agitarmi, specialmente quando ricordo dove l'ho già visto. Ecco. Fuori casa mia. E fuori la scuola. E fuori la palestra. E per una volta tanto non sono egocentrica, perché guardava proprio me. 

Hybrid - L'altra me (In libreria!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora