Capitolo 13: Addio?

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Mentre faccio colazione seduta al tavolo in compagnia di Joshua e Dokyeom (il quale sembra peraltro non aver ancora smaltito l'offesa di ieri), non posso far altro che sentire una strana tensione aumentare sempre di più dentro di me.

Sul serio, sento che sto per scoppiare. E le frequenti occhiate di un Wonwoo perplesso e di un Mingyu bastardo provenienti dagli altri tavoli mi stanno perforando da parte a parte.

Sono stata scoperta da Mingyu pochi minuti fa, e ancora fatico a rendermene conto.

Sono stata proprio una stupida! Ieri sera ho fatto prevalere il mio senso solidale al posto di dargli due schiaffoni in faccia, ho aiutato colui che è stato e sempre sarà il mio più acerrimo nemico, mettendomi nella merda fino al collo!

E adesso come farò? Dovrò veramente sottostare ad ogni suo ordine - che in fondo è ciò che gli avrei proposto io - o darmela vigliaccamente a gambe?

Non lo so e non voglio saperlo. Da quando sono arrivata qui non faccio altro che partorire pensieri costantemente contrastanti fra loro, non mi riconosco più.

Un attimo prima penso che vorrei vivere qui con loro per sempre, e un attimo dopo mi cade il mondo addosso, costringendomi a rimangiarmi immediatamente la parola.

«Dino, come mai sei così silenzioso oggi? Cosa ti turba?» la voce pacata di Joshua interrompe il silenzio, il quale mi posa poi una mano sulla spalla.

Tossisco e per un pelo non mi va di traverso il boccone che stavo masticando perché, già, come al solito stavo morendo di fame. Non toccavo cibo da ieri a pranzo, o forse anche meno, non ricordo.

«No, no, va tutto a meraviglia!» taglio corto, sfoderando un sorrisone che più stereotipato di così non esiste.

«Ne sei sicuro? Ultimamente, sai, ti ho visto un po' assente...» insiste Joshua, alludendo con lo sguardo a Dokyeom, che è da prima che tiene inspiegabilmente il muso.

Sì, insomma, dire che l'atmosfera a questo tavolo sia carica di tensione è dire poco; ho solamente scelto di fare colazione qui perché semplicemente non ho persone migliori con cui stare, ecco.

Con gli altri ragazzi non parlo più di tanto, e comunque devo lasciar passare un po' di tempo prima di poter riparlare naturalmente a Wonwoo, a causa della figura di merda che ho fatto stamattina.

E con Mingyu e la sua compagnia non se ne parla neanche, uno più stronzo dell'altro, e poi dopo quello che è appena successo...

Aish, mi viene quasi da mettermi le mani nei capelli dalla disperazione!

Improvvisamente sento un cellulare squillare. Il suono proviene dalla tasca dei miei pantaloni, e Joshua mi incita a rispondere.

Lo guardo con un sorrisetto sghembo e tiro fuori il famigerato aggeggio, sbiancando non appena leggo la scritta sul display: è mio padre.

Rischio di farmi andare di traverso qualcosa per la seconda volta, ma poi mi salvo dando due colpi di tosse e allontanandomi il più possibile dai tavoli.

Prima di premere il tasto di risposta do un po' un'occhiata in giro, assicurandomi che non ci siano orecchie indiscrete a sentirmi, dopodiché prendo un respiro profondo ad occhi chiusi e finalmente parlo.

«Pronto?» è l'unica parola che mi esce, piatta e indifferente più che mai.

«Figliola, ciao...» sussurra lui, e posso perfettamente immaginare la sua espressione facciale che avrà in questo preciso istante.

«Non chiamarmi così, e vai subito al dunque» dico secca, con una nota di evidente disprezzo nella mia voce.

«Ho saputo» parla allora lui, aspettandosi una mia risposta, ma io lì per lì non capisco che cosa abbia effettivamente saputo.

13 Boys, 1 Heart ❥SEVENTEENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora