La paura può essere paralizzante, inibire ogni capacità reattiva e cognitiva, ma anche può attivare meccanismi insospettabili di difesa, di attacco e di salvezza.
Questo è quello che abbiamo imparato quella sera e che non dimenticherò mai.
Ogni giorno, alle 22.00, l'appuntamento era con la Lantus o insulina lenta, deputata a svolgere il suo compito regolatore nell'arco di tutta la giornata.
Inizialmente la mia presenza era irrinunciabile, in quanto ero io preposta a svolgere quel compito con cui tu dovevi ancora acquisire confidenza.
«Amore sono le dieci, fai la Lantus così poi ci prepariamo per andare a dormire» ti dicevo ogni sera e tu regolarmente cercavi di perdere un po' di tempo per rimandare il momento di andare a letto.
«Ecco, ora la faccio!» mi dicevi e intanto cercavi di distrarre la mia attenzione, immobilizzandomi con abbracci vigorosi. Era il nostro rituale a cui tutti e tre partecipavamo con coinvolgimento.
Velocemente, l'esperienza quotidiana ti ha dato la manualità e la sicurezza per diventare autonoma anche in quello, raggiungendo abilmente il sito consueto delle punture.
Una sera, stanca e con l'emicrania, mi sono costretta a congedarmi prima, per trovare aiuto nel riposo, lasciandovi responsabili tra materne raccomandazioni.
Io, isolata dal resto della casa ancora viva e piena di luce, avvolta dal buio e dal silenzio, sono stata svegliata da urla e da passi veloci che si avvicinavano a me, poi la luce accecante, le grida, la paura sui volti, la richiesta d'aiuto.
«Viola ha sbagliato insulina, ha scambiato le penne!» mi ha detto papà con la voce tremante. Cercava di controllare la sua preoccupazione, ma il suo tono tradiva ciò che veramente provava. Era accaduto ciò che mai avevamo temuto potesse accadere: tu avevi fatto tante unità di insulina veloce... troppe.
Sono saltata dal letto urlando, piangendo, impazzendo. Ero stordita, confusa, terrorizzata e faticavo a capire esattamente cosa stava accadendo. Mi ci è voluta tutta la mia forza per ritrovare la lucidità e capire velocemente come poterti aiutare.
Sono corsa da te e ti ho trovato paralizzata dal panico, quasi priva di qualsiasi reazione apparente.
Tu, amore mio, indifesa e impaurita, avevi immediato bisogno di rassicurazioni e protezione; il nostro compito era di sollevarti dalle paure che ti soffocavano. Ti ho stretta forte e il contatto con le mie braccia ha sciolto il tuo ghiaccio.
«Non so come sia potuto accadere. Non capisco come posso essermi sbagliata» gridavi disperata. Io ti stringevo forte e ti sentivo tremare.
«Quando mi sono accorta di avere in mano la penna sbagliata, ho avuto tanta paura, non sapevo cosa fare e l'ho tirata lontana. Come facciamo mamma... ho tanta paura!» mi hai detto,incapace di qualsiasi altra reazione e completamente affidata alla prontezza delle nostre cure.
Fortunatamente ti eri accorta dell'errore e questo ti aveva salvato dall'irreparabile; se non fosse stato così, quella sera saresti andata a dormire e probabilmente non ti saresti più svegliata.
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Dolce e amaro
General FictionViola si appresta a vivere la sua adolescenza, le amicizie, le delusioni, l'atteso primo bacio, l'amore...quando scopre di avere una malattia che potrebbe minare il cammino della sua vita. Troverà il coraggio e la forza per trasformare la paura, lo...