DOLCE E AMARO

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Lo scompiglio interiore che l'incontro con Tommy aveva causato non poteva essere soffocato con indifferenza e il tuo rumoroso rientro a casa ha richiamato la mia attenzione.


«Ciao Viola, che succede... Tutto bene?» ti ho chiesto insospettita dalla veloce fuga verso la tua camera.


Hai risposto in modo evasivo, forse con l'intento di tenermi lontana, ma io, intuendo qualcosa, ho bussato alla tua porta offrendoti la mia spalla.


«È successo qualcosa con Tommy? Ti va di parlarne?».


Avevi gli occhi accesi di lacrime e l'agitazione confondeva quello che provavi a spiegarmi, ma che io già sapevo dentro di me. Ero felice che tu lo avessi capito, che finalmente avevi maturato la consapevolezza che ciò che desideravi e aspettavi era proprio lì, lo avevi sempre avuto accanto a te; ero felice di vedere che, al di là dello scombussolamento che provavi, nella tua anima regnava la serenità, per la sicurezza che un giorno avresti potuto goderne in modo totalizzante.


Hai cominciato a parlarmi in modo concitato, non capivi nemmeno tu se fossi triste o felice di quella rivelazione, se esprimere o reprimere quelle emozioni che t'invadevano.


«Mamma aiutami... che devo fare, non so nemmeno io cosa mi stia succedendo!» hai esclamato con lo sguardo perso, come se cercassi un barlume di luce.


«Amore, ti è successa una cosa bellissima... quello che prima o poi doveva accadere. Ti sei innamorata e non devi avere paura o reprimere quello che senti».


Abbiamo parlato tanto quella sera e dopo un fiume di parole e di emozioni, dentro di te è maturata la voglia e la necessità di guardare Tommaso ed esprimergli tutta la passione del sentimento che provavi per lui.


Non potevi avere la certezza che lui ti nascondesse gli stessi sentimenti, ma avevi bisogno di rivelarti a lui, di mettere a nudo la tua anima, perché solo lui la conosceva profondamente e poteva guardarla intimamente, senza paura, timidezza o vergogna.


Il giorno dopo, senza nemmeno avvertirlo, hai suonato al citofono di casa sua.


«Tommy sono Viola. Puoi scendere...ti devo parlare!»


Lui in meno di un minuto era da te, insospettito da quella improvvisa visita, ma pacificato dalle sensazioni che il giorno precedente avevate emanato in modo inequivocabile.


Il vostro saluto, che solitamente era esuberante, è stato più contenuto, ma forse più carico di significato e quel bacio sulla guancia che fino a pochi giorni prima non sortiva effetti particolari, adesso ti aveva decisamente turbata.


«Come mai sei venuta così all'improvviso senza nemmeno chiamarmi?» ti ha chiesto, impaziente di trovare risposte.


«Andiamo al parco così stiamo un po' tranquilli e parliamo» hai risposto, cercando di allungare i tempi e di trovare la situazione ideale.


Non ci sarebbe stato bisogno di troppe parole, perché tutti e due già sapevate, dovevate solo guardarvi con occhi nuovi.

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