Capitolo 4

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"But the eyes, find the eyes"

«Tranquilla, non è successo niente»
Sorrido con le lacrime che ancora sgorgano dai miei occhi. Non sono più per Jennifer.
Ma perché non sono riuscito ad andarmene.
Non doveva andare così.
Ci stavo riuscendo.
Volevo uscire.
Io.
Volevo.
Uscire.
Cazzo.
Mi odio.
Avrei voluto vivere per sempre in quell'allucinazione.
Perché questo era, vero?
Non poteva essere reale, giusto?
Mi sono svegliato ed ero ancora lì.
Ma non mi sono mai mosso, non è così?
Ci sono così tante domande a cui voglio una risposta.
Intanto posso limitarmi sono a far finta di niente.
E fingere di stare bene dietro ad un sorriso falso davanti alla dottoressa.
Non posso fare altro.
Per sicurezza mi guardo intorno.
Non è cambiato nulla.
sempre questa stanza quadrata, quasi vuota, bianca.
Esce uno spiraglio di luce dalla finestra a sbarre.
La panca è incatenata al muro, ed è ammaccata sotto il cuscino.
«Lester?» fa la dottoressa. Come si chiamava di cognome? Non ricordo.
«Scusi dottoressa. Riprendo subito il racconto.» Mi giro per dare un'occhiata alla stanza un'ultima volta.
«Lester stai bene? Cosa hai sulla schiena?»
Mi guardo le spalle e noto che un pezzo di camicia di forza è bruciato fino a strapparsi.
Lì si erano poggiate le mani scure che mi hanno trascinato fino alla mia cella.
«Guardie! Dovete cambiare la camicia al numero 06!»
Mi ero dimenticato che ero il numero 06. Era da tanto che non dovevo più parlare con le guardie. Stavo sempre rinchiuso nella mia cella. E Amy mi chiamava sempre Lester.
Di 6 lettere.
Jennifer mi chiamava Gerard.
Di 6 lettere.
La prima volta che mi hanno chiamato "numero 06" Sono impazzito. Questo è ciò che mi hanno raccontato le guardie.
Quando impazzisco il mio cervello cancella i ricordi inerenti alle mie azioni.
Questo mi ha detto il dottore. Non Amy.
Gregor. Gregor Grant.
Amy è una strizza cervelli.
Gregor è un medico. Era molto simpatico. Ma poi quando mi ha detto che cancellavo i ricordi l'ho mandato all'ospedale. Sempre secondo il racconto delle guardie.
Non sono sicuro mi dicano la verità, ma sono gli unici che mi dicono qualcosa.
A dir la verità essere un carcerato in una cella da solo, staccata dall'edificio principale, con una strizza cervelli e delle guardie che pensano solo a me mi fa sentire al centro dell'attenzione. Mi sento importante in qualche modo.
In ogni caso la mia camicia era squarciata e magari potevo pure fare una doccia mentre ne prendevano una nuova.

•"Dovevo farmi la doccia ma mi hanno dato un frisbee"•

Finalmente ero pulito. I miei capelli non sembravano più cartone. E quella doccia mi ha fatto riflettere su quelle mani.
Quelle mani scure che mi hanno preso e trascinato. Bruciandomi.
Era Satana.
Sono tornato e ho continuato a raccontare ad Amy. Senza tralasciare nessuna preoccupazione che mi passava per la testa.
«Passava di lì Jennifer ed Angus.
—Che state facendo?— mi chiese.—»

Non era un'allucinazione?

«—Abbiamo appena trovato questo libro— feci io.
Lei eccitata di sedette accanto a me.
—Che forza! Ho sentito che è una cosa rara!—»

Erano proprio le mani di Satana?

«—Speriamo non ci dica nulla di brutto...— disse Egg nella mente di Jen e nella mia.»

Satana era capace di interferire in questo mondo in modo così potente?

«—Può darci brutte notizie?— Ero abbastanza preoccupato per quello che poteva dirci.»

E doveva avere un "ponte" che lo aiutava ad arrivare in questo mondo.

«—Dai non fare il fifone!— mi disse Jennifer dandomi un colpo col gomito.»

Se succede di nuovo mi ammazza.

«La luce rossa se ne andò e leggemmo "Find the eyes".
Nessuno capì bene all'inizio. Poi Buc ed Angus si misero in disparte a parlare. E ogni tanto mi lanciavano occhiatine.
—Jen, butta un occhio su quell'albero. Così capiamo che occhio dobbiamo trovare.— Lei rise. Mi piaceva quando rideva alle mie battute stupide. Mi divertiva come si sganasciava per delle cose da nulla.»

Mi piaceva tanto.

«Tornarono Angus e Buc
—Dobbiamo trovare il tuo occhio.—»

Mi manca Jen.

«In che modo dovevate trovare il tuo occhio?» mi fa Amy.

Avrei voluto riabbracciare Jen in quel momento.

«Ci sto arrivando. Buc continuò —Pensiamo che sia nascosto il tuo occhio destro. E dobbiamo trovarlo—»

Voglio abbracciarla un'ultima volta.

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