"It's 5.05"Continuava così. Io dicevo quello che volevo dire senza sapere cosa sentiva la dottoressa.
Non uscivo più dalla cella. Ormai anche le sedute erano lì, da quando la dottoressa era in ospedale.
La notte facevo quell'incubo. Sempre.
E al mattino raccontavo.
«Appena usciti mi riapparve il borsello a tracolla. Egg lo notò e balzò in aria. "Il borsello!" disse "Appare solo ai messaggeri speciali!"
—Davvero?— Gli chiesi
"Significa che devi prendere qualcosa!"
—Ma io qualcosa l'ho già preso. Alla casa della Signora Dupont. C'era una stanza aperta e un libro che emanava luce. Mi è spuntato questo borsello e l'ho messo dentro, poi lui è scomparso ed io mi sono accorto che la porta da cui ero entrato era chiusa, e non era una stanza con una scrivania ma con un letto.
"Questo è strano. Esci il libro! Vediamolo!"
—Prima ci sediamo.
"Okay... Ma in una zona senza sguardi di vivi addosso. Quegli esseri mi spaventano!"
—Ehi! Mi sembra di capire che io ero un vivo!
"Si... Si... Hai ragione, scusa."
Andammo nella foresta, camminammo finché Buc non disse che non c'era nessun vivo nelle vicinanze. Allora mi sedetti a terra e mi sfilai il borsello di dosso. Lo posai davanti a me. Il borsello si aprì e mi colse di sorpresa. Ebbi un sussulto, poi afferrai il libro.
Il borsello scomparve e il libro si spalancò emanando dalle pagine una luce rossastra.
Prima che la luce svanì, di lì passò...» Mi venne un groppo alla gola «Jennifer» davanti ai miei occhi passava tutto il sogno. Il sangue grondava dal suo corpo. Le sue labbra che mimavano un "perché" strozzato. Iniziò a girarmi la testa. continuo a sentire quel "perché". La stanza girava. Non riuscivo a capire dov'era il computer.Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
PERCHÉ?
PERCHÉ?
PERCHÉ?
«NON LO SO PERCHÉ È SUCCESSO!» urlai «Io...» non sono fiero di quel che è accaduto, ma mi misi a piangere. «Io non volevo... Non pensavo sarebbe successo... questo...»
le lacrime scendevano e non avevano intenzione di fermarsi.
La stanza si fermò.
Smise di girare.
Adesso il computer era spento.
Le guardie erano a terra.
La luce inesistente.
E la porta...Aperta.
C'era un BlackOut
Senza farmi scrupoli, con ancora le lacrime agli occhi, uscii.
La mia cella era alla fine di un corridoio molto lungo. Ben distante dal centro della prigione.
Camminai lentamente. Volevo godermi quell'attimo di gloria.
Forse avevo finito di essere un carcerato. forse potevo farmi una nuova vita.
L'incubo ci sarebbe sempre stato. Ma col tempo avrei iniziato a non farci caso, o a domarlo.
Continuai a camminare per quel corridoio lunghissimo. Non vedevo più la mia cella, né la fine.
Vedevo solo queste luci rosse lampeggiare.
Più camminavo, più mi sembrava allungarsi il corridoio.
Delle mani mi presero, tappandomi la bocca.
Mi trasportarono giù, sempre più giù. Non esisteva pavimento. Potevano trascinarmi all'infinito.
Poi mi lasciarono.
Ed ero di nuovo nella mia cella.
Con la dottoressa in videochiamata.
Mi guardava in modo strano.
Mi accorsi di avere le lacrime agli occhi.
«Tranquilla, non è successo niente» le dissi.
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Blood Star
Misteri / ThrillerCosa fareste se vi svegliaste all'inferno senza memoria e Satana, trattandovi da grandi amici, vi mandasse in una città che non conoscete, a catalogare tutte le persone che incontrate insieme a due animaletti strani e magici? Questo è quello che suc...