Capitolo 7

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-ANNUNCIO IMPORTANTE
Ragazzi, questa sarà la prima e l'ultima volta che farò un annuncio, per il resto tengo molto al fatto che Blood Star sia una storia pulita, senza trafiletti sotto il punto di vista dello scrittore, che in caso di una lettura unica della storia potrebbe finire per spezzare il ritmo.
Ma in questo caso ho bisogno di una risposta. C'è davvero gente che legge i capitoli? Detto molto sinceramente, non capisco le visualizzazioni di Wattpad, per cui ho paura che quelle 7, 8 visualizzazioni a capitolo che ho siano tutte mie. Per cui vi chiedo una cosa. Non vi chiedo di stellinare ogni capitolo che leggete, ma vi sarei grato se stellinaste solo questo, semplicemente per farmi capire se c'è davvero qualcuno che legge 'sta storia o potrei benissimo scriverla solo per conto mio. Quando tornerò a controllare il capitolo se qualcuno avrà messo una stellina, eliminerò questa parte di capitolo e pian piano continuerò Blood Star. Se al mio ritorno ci saranno visualizzazioni senza nemmeno una stellina, vedrò che fare. Potrei eliminare la storia, o continuarla normalmente. Potrei abbandonare questo progetto o potrei continuarlo per i fatti miei e pubblicare il tutto una volta concluso. Non so. Ma se ci siete, stellinate per favore. In caso, appena avrò tolto questo annuncio, potrete pure togliere la stellina, non me ne frega niente. Ma voglio capire se c'è qualcuno che la legge o no. Buona lettura, se ci siete.-

"Almost everything could be forgotten"

Mi alzai dal letto. Mi appoggiai di schiena accanto alla finestra guardandola, la luce lunare le illuminava il viso e lei era bellissima. Mi lasciai scivolare per il muro accasciandomi a terra, era tutto sbagliato. Mi veniva da piangere. Mi misi a guardare il soffitto, riflettendo su che cosa fare, e decisi di uscire.
Mi misi una maglietta e dei pantaloni, presi una giacca, e chiusi la porta.
L'appartamento era al centro della divisione tra l'East City moderna e l'East City antica. Una parte sembrava una città estremamente futuristica, colma di grattacieli e edifici poco comuni, mentre l'altra era più modesta, gli edifici erano delle casette abbastanza vecchie.
Presi subito la strada per arrivare al centro dell'East City moderna. La strada era tappezzata di negozi, bar, locali, discoteche, era tutto fin troppo luminoso. Non saprei dire quanto camminai, tutte le strade erano uguali e mi sembrava di girare in tondo, con tutte le macchine che correvano e lasciavano semplicemente la scia luminosa dei fari. Tutt'ad un tratto qualcuno mi prese per la spalla. Era un ragazzo, poco più alto di me, sorridente, con i capelli blu.
—Gerard! Che ci fai qua?
Avevo la mente da tutt'altro posto.
—Scusa, devo scappare.
Il ragazzo mi strinse la spalla e mi tirò dentro il bar.
—No, no, no. Non ci sentiamo da tempo, ora mi racconti perché sei sparito così tanto tempo.
Non lo so, non me lo ricordo. Non ricordo chi sei tu.
Gli volevo dire questo, ma avrei rischiato di scoppiare a piangere, stavo ancora pensando a me e Jen.
Ci sedemmo al bancone. Volevo andarmene, ma rimasi lì seduto ad aspettare.
—Due birre, per favore. E mi scusi, una domanda: avete anche quei topi fritti? O anche bolliti vanno bene.
Mi girai di scatto verso il tizio, chiedendomi se avesse assunto qualche tipo di droga, ma alla mia domanda rispose il barista.
—Certo, due birre e un topo fritto, li porto subito.
No, non si drogava.
Il ragazzo si girò verso di me e notai in quel momento i suoi occhi totalmente neri.
—Dai, su. Raccontami che ti è successo nelle ultime settimane.
Guardai il bancone- —Io non...
Quando hai ricordi di un solo giorno e ti chiedono di raccontare delle settimane non sai bene che rispondere.
—Ehi, tutto apposto? Stai bene?— Chiese mentre il barista poggiava le birre e il topo sul bancone.
Lui appena vide il topo iniziò a scuotere il braccio.
—Dai, mangia.
Dalla manica del maglione uscì la testa di un serpente sottilissimo, che andò a mangiare il topo.
Io mi alzai di scatto per la paura, fissando il serpente e come azzannava quel topo con i suoi denti affilati e lucidi.
Lui mi guardò stranito, corrucciò la fronte e mi fece —Gerard?— si alzò —Hai dimenticato di nuovo?
—Di nuovo? Non è la prima volta?
—Cazzo, non dovevo dirti nulla. Mi ero dimenticato quella regola di merda. Cancella tutto.
Prese una birra e ne bevve un sorso. Poi tornò a guardarmi.
—Dai, puoi sederti. Non fa nulla lui.— disse facendo un cenno con la testa per indicarmi il serpente —Questo viziato mangia soltanto, e solo topi.
Mi sedetti ma non ci rivolgemmo più parola, bevevamo birra fissando di fronte a noi, dove le cose più interessante da vedere potevano essere le forme e i colori delle bottiglie che erano dall'altro lato del bancone.
—Che periodo di merda. Ah, comunque mi chiamo Stuart.

La luce entra dalla finestra, ed io apro l'occhio.
Lei si è già alzata, riesco a vederla mentre prepara il caffè.
È di schiena e la vedo mentre prova ad aprire il barattolo di caffè in polvere, con tutti quei ricci scombinati, e quei vestiti che la coprono ben poco.
Mi alzo e vado ad abbracciarla, lei sussulta per lo spavento, poi ridacchia e mi fa —Vaffanculo, volevo svegliarti io. Comunque aprimi 'sto coso.
—Va bene— Farfuglio in un bacio.
La sua presenza riesce a farmi stare bene nonostante tutto ciò che mi è stato detto sulle conseguenze che questa relazione avrebbe portato.
Come se lei ripulisse tutta la mia mente.
E tutto si focalizzasse su lei, ed è magnifico.»
Amy non prestava attenzione. Le chiesi cosa stesse succedendo e mi disse con aria incerta che qualcuno voleva vedermi.
«Chi?»
«Un certo... Sam. Te la senti di vederlo? Non sarà comodo, per te. Dobbiamo prendere le dovute precauzioni.»
«Va bene.»

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