E fuori è buio

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Erano passate poche ore dalla partenza di Federico per Roma, lasciava molte cose dietro di se, tra cui Mika, il suo Mika.
Gli ricordava un po' la prima volta che prese quel treno per scappare via, 18 anni, è la voglia di cambiare la sua vita anche se le cose sono tornare proprio come prima, la sua vita ancora lo stesso casino.

« FEDEEEE»
Nemmeno il tempo di voltarsi, Greta, la sua giovane assistente gli saltó al collo per salutarlo dopo quei lunghi mesi d'assenza.
I due si fermarono a casa del tatuato per bere qualcosa.

« Com'è che con Francesca è andato tutto a puttane?»

« Ritornare a Milano è stato come tornare nel passato, e
inevitabilmente le cose sono cambiate»

« una vecchia fiamma?»

« Fiamma? No, fiamma è riduttivo, è un tramonto bellissimo, il panorama dall tetto di un grattacielo, è... Cazzo non lo so nemmeno io più cos'è, è tutto.»

Greta si fermó a guardare l'amico per un istante, e lo trovava diverso, aveva ritrovato con questo viaggio nel passato quello che aveva perso, e i suoi occhi raccontavano di un amore profondo.

« È meglio che vada, domani ti voglio in studio»

« si signora» il tatuato accompagnó la ragazza alla porta con un sorriso.
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La notte passó irrequieta, e fuori era buio, e il vento gelido invernale investì Mika appena aprì la finestra.
Gli mancava un corpo da stringere quella notte, come quelle precedenti, il suo ragazzo, il suo Federico di nuovo lontano da lui, un po' come anni fa, le cose non erano poi così diverse.

« Oh Mika cazzo, lui ti ama, no è come anni fa!» mormorava a bassa voce.

Tornó a letto sotto le coperte e avvicinó a sè il cuscino e lo strinse forte, così come Federico faceva nel suo letto.
Forse ce l'avrebbero fatta, avrebbero combattuto contro quella distanza, e avrebbero vinto.
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« È tutto come l'hai lasciato, prima ci mettiamo a lavoro è meglio è»
Greta continuava a parlare da ore ma Federico ormai non l'ascoltava più, era perso nei suoi pensieri, che avevano due occhi dolci, un sorriso tenero, fisico alto e snello e dei capelli ricci adorabili.
Ma la sua attenzione fu attirata dal suono della porta aprirsi.

« È aperto?»
Davanti al tatuato si presentó un ragazzo alto, moro, con uno strano  accento, probabilmente straniero.

« Si certo, come posso aiutarti?» Federico strinse la mano dello sconosciuto con un sorriso.

« Io volere fare Tattoo»

« Ottimo, hai qualche idea?»

« seguro que sí» dallo zaino che aveva sulle spalle tiró fuori qualche schizzo disegnato da lui.

« oh, carino, allora vai dalla mi assistente Greta e prendi una prenotazione»

Il ragazzo si avvicinó a Greta e prenotó.

« Okay perfetto, come ti chiami?»

« Alvaro soler»
Disse sorridendo osservando il tatuato.
E con un "grazie" si congedó.

Federico lo osservo finché la sua figura non sparì dietro quella porta, ma il momento di distrazione duró poco, che il pensiero di Mika lontano da lui tornó a tormentarlo.

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