Il regalo più grande

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Non è stato facile l'anno precedente per Michael, e quelle pareti bordoux gli ricordavano quanto fosse migliorata la sua vita.
Ricordava la sua prima seduta da uno psicologo, le mani sudate e la voce tremante.
Le sedute duravano sempre un ora, Il dottor Bosselli era seduto sulla poltrona in pelle difronte a lui mentre si grattava insistentemente la barba.

« Le cose sono nettamente migliorate da l'anno scorso, ma la strada è ancora lunga Michael, e temo che con il ritorno di Federico tu possa ricadere nelle vecchie abitudini...»

Mika lo bloccó dal suo discorso
« No succederà, lui è tornato e io sta bene»

« Ma che succederà dopo il matrimonio? Quando questa bolla di quiete scoppierà, cosa intenderai fare, infondo tu sai che lui non è qui per te»

« No, lui mi vuole bene, le cosa andranno bene!»
Il tono del riccio era invaso da tristezza e autocovinzione, convincersi che le cose sarebbero andate bene era l'unico modo per poter tirare avanti.

« Michael...» l'uomo si accarezzó per l'annesima volta la barba bianca e riprese fiato.

« In quest'anno abbiamo fatto grandi progressi, ma ora ti stai creando una realtà felice con lui inesistente»

L'uomo continuava a parlare ma l'inglese non lo ascoltava più, era felice e forse non aveva più bisogno di quegli incontri.

« Cosa ti spinge a riprovarci?»
Questa domanda riportó l'attenzione su l'uomo, Mika fece un sospiro guardando gli angoli della stanza.

« quando ho conosciuto lui ero a pezzi, mi ha ricostruito.
Ho amato tutto di lui, anche quando mi ha abbandonato, volevo solo che tornasse, anche se mi aveva ferito, distrutto, calpestato e umiliato ho sempre sperato che tornasse.
Ero a pezzi, ma sarei stato forte per lui, per noi.»

L'ora terminó poco dopo, le strade fredde di Milano erano già cupe, tornó all appartamento e rimedió al freddo con un bagno caldo.

Qualche ora dopo Mika era già completamente addormentato sul suo letto quando il cellulare inizió a squillare insistentemente fino a svegliare il riccio.

« Hi, Who is..?» la voce era roca e ancora assonnata

« Mik sei tu?» disse la voce dall altro lato in una leggera risata.

« Fede...»

« Apri questa dannata porta? Sto bussando da dieci minuti buoni»

L'inglese riagganció la chiamata e si precipitó alla porta per aprirla con un gran sorriso.

Il tatuato entró in casa, era stranamente elegante.

« Hai mezz ora per vestirti bene»

« Dove andiamo?»

« In un sogno» sussurró all orecchio il minore al più grande.

Entrarono in macchina, il profumo del dopobarba del più piccolo aveva invaso il veicolo, la strada buia illuminata dai fari era quasi malinconica, ma quella strada alberata e trascurata gli ricordava qualcosa.

Si fermarono in un posto molto familiare, erano anni che non tornavano lì.

« Federrico...»

« Siamo un po' troppo grandi per entrare dalla finestra no?» disse il tatuato porgendo la mano al compagno che fu afferrata subito saldamente.

Il ragazzo spalancó la porta e quel odore acre che era così familiare, li invase.

« Come ha aperto il lucchetto?»

« Nulla che un paio di cesoie non potesse risolvere»

I due raggiunsero il tetto che era completamente coperto da candele  molte delle quali erano spente per il vento ma che furono prontamente riaccese da un paziente Fedez.

La cena era deliziosa, e le stelle illuminavano lì dove le candele non erano abbastanza.

« Perché tutto questo?»

« È il 24 gennaio Mik...»

«oh... Avevo dimenticato, il giorno in cui tu è andato via»

« È il giorno in cui ho scelto la strada più facile ma infelice, ma questa notte io scelgo la strada ripida, quella che mi cambierà, ma che mi renderà felice... Mik io... Scelgo te»

Il maggiore alzó lo sguardo per guardare il compagno dritto nelle iridi castane.

« stay with me?» fu quasi un sussurró impercettibile.

« Per sempre.»

« È il regalo più bello che tu potessi farmi»

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