Troppo Buono

708 45 7
                                    

Milano il sabato sera era a dir poco frenetica, le strade luminose ricche di decorazioni natalizie e luci accese, i bar aperti e i sorrisi spenti dei ragazzini seduti sui gradini gli ricordavano i suoi anni di giovinezza perduti.

Sapere che sarebbe tornato non gli faceva bene, aveva quasi dimenticato, aveva quasi scordato il suo sorriso, il suo modo di camminare, il suo profumo tra le lenzuola.
Il tanto atteso messaggio di Gennaro arrivó troppo presto, quel « è qui» lo aveva quasi lacerato dentro.
Non aveva intenzione d'andare alla rimpatriata, era stato abbastanza chiaro con se stesso, non gli avrebbe rivolto un falso sorriso e non gli avrebbe augurato una vita felice.
Ma la tentazione d'andare a quel maledetto bar era più forte di lui, voleva vedere, vedere come erano diventate le sue labbra senza i suoi baci, se gli occhi di un ragazzino pieno di vita si erano spenti, chissà se il suo corpo aveva nuovi tatuaggi da mostrare.

Dopo molti tentennamenti si fermó al ciglio del locale, con gli occhi cercava dove si fossero riuniti, vide i due ragazzi napoletani ma di Federico nessuna traccia.

« Li ricordavo più lunghi» quella voce si scaglió violenta alle orecchie del inglese, che si voltó con aria interrogativa.

« I capelli, li portavi più lunghi, avevi dei ricci adorabili, non capisco perché li hai tagliati»

Era lì d'avanti a lui, immobile, con un sorriso sincero, e sì, come aveva ben immaginato i suoi occhi erano cambiati, erano più maturi e disillusi, ma le sue labbra, le sue labbra erano ancora le stesse.

« Fede... you're back» l'ultima frase fu quasi un sussurro.

Il più giovane non ascoltó nemmeno quelle parole, si gettò fra le braccia del riccio, come l'onda del mare che incontra finalmente lo scoglio.

« Non farci l'abitudine, dopo il matrimonio torno a Roma»disse quasi trattenendo una lacrima.

Già il matrimonio, come poteva restare? La sua vita non era qui, non era con lui.

« Non mi va di vedere tutti ora che ti ho incontrato, andiamo a fare un giro? raccontami chi sei diventato Mika»

« Con piacere Fedèz»

Il Milanese alzó lo sguardo sorpreso.

« Nessuno mi chiama più così da tanto tempo»

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Le strade si erano quasi svuotate, i due erano seduti ai piedi dei gradini di un locale ormai chiuso.

« cosa fa nella vita?»

« Sono un tatuatore, ho reso ciò che ho sulla pelle il mio lavoro»

« No! Tu era ottimo rapper!» disse ridendo il Maggiore che era alquanto sbronzo.

« Lo so, ma non era la mia strada a quanto pare, tu invece?»

« io sono  guida di museo in centro»

« Molte cose sono cambiate, ma il tuo italiano è sempre pessimo»

« Stronzo di merda» disse spintonandolo il riccio

« Mi sei mancato, mi è mancato questo, Noi»

« Allora perché tu è andato via?» gli occhi di Michael si abbassarono, e iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore.

« La mia vita non era qui, dovevo ritrovare me stesso, e ora sto per sposarmi con una donna fantastica, e i miei genitori hanno ripreso a parlarmi»

Il riccio improvvisó un sorriso sforzato, sentì lo stomaco stringersi a quelle parole.

« Sono felice per te Federrico»

« Sei sempre stato buono con me Mik, troppo buono»
Il tono del tatuato era malinconico, spezzato da i ricordi

« I know» Mika si alzó dai gradini e rivolse lo sguardo al amico.

« io deve andare»

« già, dovrei tornare a casa, ti va di rivederci in questi giorni?»

« Certo...»

Non voleva rivederlo o ascoltarlo, non voleva amarlo ancora.

You promisedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora