4 mesi prima

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Tutto inizia alcuni mesi prima, a giugno.

Erano appena entrati nella casa nuova, dopo il solito lungo tira e molla con gli operai che avevano sempre qualcosa da finire, da mettere a posto, qualcosa richiesto decine di volte e mai fatto e sempre rimandato al giorno dopo. Alla fine li avevano letteralmente buttati fuori di casa ed erano entrati con tutti gli scatoloni del trasloco. Altri operai, altro modo di fare approssimativo ... ma alla fine erano a casa nuova.

Luca ha appena fatto dare una spianata alla parte di giardino che si affaccia nella zona più alta della villetta, quella da dove si entra. Quella, per intenderci, dove, al momento, non ci sono parcheggiati scavatori, non ci sono carriole, sacchi di cemento, mattoni e altri laterizi. La parte che lui e Laura hanno reputato sufficientemente libera e tranquilla da farci giocare, nella terra, Giorgio e Valentina, i due figli.

Ma già soltanto pochi giorni dopo averla spianata, su quella che era una monocroma distesa di terra tufacea e che aveva un suo certo che di elegante e minimalista, sono iniziate a spuntare delle macchie di verde. Dopo la sorpresa iniziale Luca e Laura ne erano quasi orgogliosi, come se fosse il risultato di una attenta e lunga fase di coltivazione.

Per gioco la chiamavano la "nostra flora endemica" regalandosi così un senso di gioco e complicità che non avrebbero avuto classificando semplicemente il tutto come erbacce.

Poi tutto è accaduto in un lampo.

La necessità di fare ogni cosa in fretta e chiudere gli ultimi lavori prima dell'estate (peraltro poi mai chiusi); il dover portare i bambini al mare; le porte interne di casa che la ditta non consegnava ecc.

Luca quindi si è ritrovato a prendersi le sue ferie di Agosto, più per fuggire dal caos che per effettiva necessità, con la famiglia si è chiuso al mare dimenticando tutto abbandonando i problemi delle porte, le cose da sistemare e, con tutto questo, abbandonando a se stessa la "nostra flora endemica".

Al rientro a Roma la sorpresa: quelle che tra giugno e luglio erano semplici macchie di verde, piacevoli interruzioni colorate in un'alternanza di sassi e terra, adesso erano una foresta ! Così folta che in alcune zone i bambini avrebbero potuto nascondercisi senza essere scorti.

Avete presente la cura che si mette nel far crescere una pianta che ci viene regalata? Le ore passate a studiarne il terreno, a capire se è sufficientemente bagnato o lo è troppo. L'ansia nel veder spuntare una nuova foglia o il semplice inizio di un nuovo getto di fiori. E, quasi sempre, dopo mesi di attesa, tutto si risolve in qualcosa di misero e stentato se confrontato con le foglie o i fiori che quella stessa pianta ostentava al vivaio.

Tutto ciò non è più vero quando si ha a che fare con le erbacce, o come meglio le chiamava Laura, le erbe spontanee.

Crescono in condizioni impossibili, su terreni impossibili, senza acqua, spesso calpestate e si beffano di ogni vano e patetico tentativo di arrestarle o perlomeno contrastarle.

Così Luca si è ritrovato, rientrando dal cancello a fine agosto, con una foresta che occupava gran parte di quello che era stato, fino a pochi mesi prima, uno spiazzo terroso sufficientemente brullo ma al tempo stesso sufficiente controllabile con un solo sguardo. 

La cosa veniva poi resa ancora più grave dal fatto che Luca aveva anticipato solo di un paio di giorni il rientro a Roma rispetto a quello che era prima pianificato e sarebbe poi stato l'arrivo di Laura e i bambini, richiamato in anticipo in ufficio, non perchè ci fosse realmente bisogno di lui, ma perchè il solito stupido ed inutile Capo così dava un senso di importanza e di urgenza a quello che lui reputava il lavoro della "SUA" squadra.


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