Quella notte continuai a girarmi e rigirarmi nel letto, incapace di trovare sonno. Troppi pensieri a cui non sapevo dare una forma continuavano a vorticare furiosi nella mia testa, negandomi il riposo di cui avevo tanto bisogno. Inutile dire che la mattina seguente mi risvegliai stanca e tremendamente assonnata. Mi guardai allo specchio a lungo, come se il mio riflesso potesse in qualche modo aiutarmi a sciogliere gli intricati nodi presenti nella mia vita. Cosa mi aspettavo? Forse delle risposte, o dei consigli. Per la prima volta mi guardavo e non riuscivo a riconoscermi. Cosa avevo fatto per tutti quei mesi? Le mie giornate si erano ridotte ad una squallida routine inframezzata da piccoli e insignificanti colpi di scena. L'evento del giorno prima, la corsa in ospedale, il rivedere il suo volto.. avevano distrutto la mia monotonia. Quello sì che era un colpo di scena! Di certo, un terribile modo per fare irruzione nella mia vita, ma comunque questo era stato: un tragico cambiamento, un ritorno alle origini. Quella semplice notizia mi aveva incredibilmente scombussolato, aveva sconvolto non solo me, ma anche il precario stato di equilibrio in cui mi ero imposta di restare. Se prima ero una funambola bendata appesa ad un filo sottilissimo in equilibrio tra il buon senso e la calma ora ero certa di essere caduta nella confusione che prima mi apparteneva. Ero tornata a terra, ero tornata a ciò che ero e più scrutavo nei miei occhi e più capivo quanto intorpidita e insignificante fosse stata la mia vita da quando avevo deciso di andare avanti. L'unica cosa che ho fatto è stato colmare vuoti su vuoti, senza apportare reali modifiche nella mia vita. Occupavo le mie giornate con la prima cosa che mi capitava a tiro, senza effettivamente sentirmi bene. Quando è stata l'ultima volta che mi sono realmente sentita felice? Per quanto tempo avevo realmente ignorato i miei pensieri?
Abbassai lo sguardo, incapace di reggere ancora a lungo quel confronto con la parte più intima di me stessa. Sapevo che se avessi continuato ad indagare sui piccoli dettagli che avevo volutamente trascurato nel corso del tempo mi sarei ritrovata in un mare di lacrime, invasa dal fiume di ricordi che sarebbe tornato con esso. Presi un respiro profondo, cercando di liberare la mente e di richiudere tutti quei pensieri dentro la scatola grigia in cui erano rimasti a prendere polvere per tutto quel tempo, cercando di trovare la forza necessaria a ricominciare un'altra giornata.
Quella mattina tutto ciò che facevo era intriso di lentezza: mangiare, vestirmi, camminare, ascoltare le lezioni. Tutto era incredibilmente pesante e io avevo semplicemente deciso di prendermi il mio tempo. Il lato positivo di tutto questo però era che la scuola stava finendo. Ormai mancavano pochi giorni alla fine delle lezioni e di conseguenza all'inizio dell'estate. Io e Sarah avevamo grandi progetti: saremmo andate per un mesetto circa in Spagna, a casa di una sua zia e avremmo passato delle giornate indimenticabili. O almeno, questo è quello a cui aspiravamo.
La mia amica non sapeva di ciò che era successo. Anche se mi aveva cercata la sera prima non ne avevamo parlato. Sentivo di doverle delle spiegazioni. A ricreazione era scesa come un razzo, senza dirmi niente, e perciò scesi anche io, cercandola. Iniziai a scendere le scale, guardando il cellulare, quando improvvisamente qualcosa attirò la mia attenzione. Non so cosa sia stato esattamente a farmi alzare la testa, quasi come un richiamo. Magari il suo profumo. Prima di poter riflettere i miei occhi ne incrociarono un paio già conosciuti. I suoi. Non mi aspettavo di vederlo a scuola dopo il giorno prima. Per un attimo, solo per un attimo, ebbi la tentazione di abbracciarlo forte come ieri. Ma passò in fretta, fu solo un guizzo nella mente. Anche lui restò un attimo immobile, cercando una maniera più o meno "giusta" di agire. Come qualche giorno prima lui accennò un sorriso e io ero pronta a salutarlo con calore, incapace di misurare l'affetto che inevitabilmente provavo per lui. Prima ancora di poter decidere però un gruppo di ragazze corse verso di lui. Solo un attimo di imbarazzo, poi lui distolse lo sguardo dal mio e dedicò la sua attenzione a loro. Fu inevitabile, abbassai gli occhi lievemente delusa. Ma che mi aspettavo? Le persone non cambiano in generale, figuriamoci se da un giorno all'altro. Mordendomi il labbro scossi la testa tra me e me, continuando a scendere. Ripresi la mia strada come se nulla fosse successo, anche se sentivo una strana sensazione tra il petto e lo stomaco. Era come se mentre mi allontanassi il mio cuore fosse rimasto con lui, e ogni passo era dolore. Come se me lo stessero lentamente strappando via. Mi costrinsi a tornare lucida, a lasciar perdere, maledicendomi mentalmente per aver permesso ad un momento di debolezza di distruggere completamente la mia vita. Io avevo voltato pagina. In qualche modo, anche se mi aveva distrutta, anche se avevo smesso di vivere da quando lui era andato via, io ero andata avanti. Colmando vuoti, fingendo di essere qualcun altro, pretendendo da me stessa che andasse sempre tutto bene, respingendo continuamente le lacrime. Costringendomi ad essere felice, anche se per finta. Io ero andata avanti. Lo evitavo così come lui faceva con me, forse solo per evitare l'imbarazzo. Non stavo male se non mi salutava, l'avevo superata. Com'era possibile che adesso tutto tornasse con tutta questa potenza? Era come se avessi ripreso da prima. E non era giusto."Ehy!" all'improvviso la voce squillante di Sarah interruppe il mio monologo interiore, distogliendo la mia attenzione da quella di forma di rabbia repressa causata dal dolore. Le ero infinitamente grata per avermi, inconsapevolmente, salvata da tutta quella negatività.
"Sarah! Ti stavo cercando."
"Anche io.. devo raccontarti una cosa molto importante" la vidi abbassare lo sguardo e mi preoccupai. Di solito prendeva le cose con leggerezza, quell'improvvisa serietà da parte sua mi spiazzò.
"Dimmi, è successo qualcosa?" le chiesi spontaneamente, appoggiandole una mano sulla gamba, pensando a qualcosa di negativo.
"No.. cioè sì. Non è una cosa brutta, solo non so come tu possa prenderla. Ecco.. è una storia lunga.."
"Sono pronta ad ascoltarti" le dissi, incoraggiandola sorridendo.
"E va bene. Abbiamo parlato. Con Giulio." aggiunse piano il suo nome, come se in fondo non ci credesse neanche lei.
"Avete parlato." non potei evitare di sollevare un sopracciglio, diffidente.
"Si. Abbiamo.. parlato... di noi." abbassò gli occhi, quasi vergognata o delusa o semplicemente stanca. "Mi ha chiesto scusa" i miei occhi si spalancarono dalla sorpresa. Non so esattamente il perché, solo non mi aspettavo che Giulio facesse un qualcosa di simile. Al di là di qualunque cosa, lui non era il tipo che chiedeva scusa. "mi ha detto che gli manco e che ha fatto un grosso errore. Che si pente di tutto e che è deluso da se stesso. Non voleva farmi soffrire. Almeno, così ha detto lui." a differenza mia lei non era mai 'andata avanti', non aveva mai nemmeno finto di farlo. Continuava ad amarlo nonostante il dolore le avesse bagnato gli occhi di lacrime più volte.
"E tu cosa gli hai risposto?"
"La verità. Che sono stata male per lui, che mi è mancato un casino. Mi ha chiesto di perdonarlo." annuii incoraggiandola a continuare "io gli ho risposto che lo avrei perdonato. Ma fa ancora male capisci? Fin quando non mi parlava, era un dolore costante, ma lentamente mi stavo abituando a questa sofferenza. Ora che è tornato così all'improvviso... ha stravolto tutti i miei piani e onestamente, fa di nuovo male come mesi fa." la abbracciai forte. Le parole che aveva usato.. avevano svegliato qualcosa in me, come un sentimento sopito che spingeva per uscire. Inevitabilmente pensai che in quelle parole mi rispecchiavo. E che aveva tanta ragione. Dopo la sua confessione le raccontai di quanto era successo il giorno prima, notando il suo volto passare lentamente per un turbinio di emozioni, quasi fosse lei a viverle in prima persona. Devo ammettere che mi interruppe di rado, contrariamente al suo solito, e mi guardava con occhi sapienti, quasi più maturi. Aspettò fino alla fine, poi mi rivolse una domanda che sinceramente non mi aspettavo:
"E tu, come stai?" io la guardai incerta, gli occhi quasi sul punto di riempirsi di lacrime. Come faceva a capire sempre se qualcosa non andava, capire se in tutta una storia io sotto sotto tremavo, se l'unica cosa che volevo fosse un abbraccio? La strinsi forte, sussurrando un "Bene" sottovoce, anche se in bocca mi lasciava un sapore amaro di bugia.
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Credo Nel Destino
Roman d'amourLei. Lui. Ex. Si sono odiati cosí tanto da farsi dispetti e arrivare al punto di vedersi tra i corridoi della scuola senza nemmeno salutarsi. Diventando perfetti sconosciuti. Iniziando a capire com'era vivere l'uno senza l'altro. Dopo molto, riesc...