Cap. 21

34 2 28
                                    

Il testosterone era alle stelle, l'agitazione saliva rapidamente e io non sapevo cosa fare. Alex mi aveva seriamente spiazzato con quelle parole e dovevo ancora capire come reagire. In piú Pablo era furioso, a ragione, ed era pure stato sfidato. Non direttamente, ma Alex l'aveva provocato e lui non si sarebbe tirato indietro. La situazione rischiava seriamente di diventare pericolosa, un silenzio inquieto si era impadronito della scena e io sapevo di avere pochi secondi per reagire. Mi voltai verso il motivo di tutta quella confusione, fissandolo per qualche secondo.

"Alex..." Dissi piano, cercando di tastare il terreno. Dovevo essere cauta, volevo sdrammatizzare e appacificare gli animi di entrambi, ben consapevole di stare tentando un'impresa a dir poco impossibile.

"Cosa? Deve pur sapere che non deve avvicinarsi a ció che non gli appartiene." Leggevo rabbia nei suoi occhi, gelosia e qualcos'altro che non mi piaceva per niente: possessione.

"Perché? Lei ti appartiene?" Ruggí allora Pablo con un sorriso beffardo e ironico, chiaramente disgustato dall'aggettivo che aveva usato, cogliendo la stessa nota stonata che avevo colto io. "Bel modo di trattare la tua ragazza. Come se fosse un bel giochino da poter esporre un po' quando vuoi, no? Complimenti." Sputó fuori quelle parole con disprezzo e qualcosa che assomigliava all'odio. Sembrava sul punto di tirargli un pugno in faccia, ma poi parve pentirsene, come se non meritasse il suo tempo. "E tu" disse poi rivolgendosi a me "pensavo fossi più sveglia: meriti molto di meglio" restò a guardarmi per un secondo, deluso e triste, prima di voltarsi e andare via da casa sua. Restai un attimo interdetta. Quello sguardo e le sue parole mi avevano fatta pensare. Non aveva tutti i torti. Alex era il mio tutto, la mia vita, la mia felicità. Ma era andato via. Mi aveva lasciata perchè voleva conoscere il mondo. Voleva sentirsi libero. E magari anche libero di stare con la mia migliore amica. Mi aveva trattata come una pedina, quando meno gli servivo mi aveva messo da parte come se niente fosse. Mi aveva fatto stare di merda, e io come la stupida che ero, avevo ceduto alla minima tentazione. Perché? Perché mi mancava. E perché in fondo io avevo sempre dato la colpa alla mia migliore amica, e a tutte le altre con cui periodicamente lo vedevo, non a lui. Si, lui era colpevole tanto quanto lei, tanto quanto tutte loro, ma Julia aveva fatto qualcosa di orribile nei miei confronti e non glielo avrei mai perdonato. Lui... lui si era comportato malissimo con me. Eppure, nonostante ci fossi stata male, nonostante la situazione, nonostante tutto, ero sempre stata pronta a perdonarlo, e giustificarlo. Non avevo mai guardato quell'avvenimento da quella prospettiva. La colpa era anche sua. Forse soprattutto sua. Se mi avesse amata davvero non mi avrebbe tradita. Non mi avrebbe lasciata. Non mi avrebbe trascurata. Non mi avrebbe abbandonata, consapevole di trovarmi sempre lí per lui. Mi mancava da morire, e io senza lui non ero niente, ma Pablo aveva ragione. Potevo essere pure un disastro, ma non meritavo uno come lui.
Mi voltai freddamente, risoluta, e nonostante il mio cuore mi urlasse di non farlo, mi allontanai.

"Questa volta hai esagerato" riuscii a dirgli, senza voglia di indorare la pillola. Lui sgranó gli occhi, incapace di credere alle sue stesse orecchie.

"Cosa? Ho esagerato? Mi sembrava di essere stato chiaro prima... sono terribilmente geloso di te" nel dire le ultime parole coprí la distanza che ci separava abbassando la voce con fare sensuale. Ora eravamo davvero vicini, come lo eravamo poco prima, ma mai come allora lo avevo sentito tanto lontano.

"Perché?" Gli chiesi piano, guardandolo.

"Perché cosa?"

"Perchè stai tornando proprio ora? Perché ora che va meglio? Perché?" Sbottai allora, incapace di tenermi tutto dentro. Era spuntato nuovamente fuori nella mia vita nel momento forse piú sbagliato: sí, ogni tanto ci pensavo, ma stavo bene. Tiravo avanti, e ora avevo la possibilitá di distrarmi. Perchè era venuto proprio in quel momento?

"Perché? Che vuol dire perché? Perchè ti amo" le sue parole peró mi sembravano vuote.

"Te ne andrai un'altra volta." Dissi seccamente, sapendo che sarebbe andata cosí.

"Non lo faró. Te lo giuro, ho sbagliato e mi dispiace tremendamente. Eravamo entrambi ubriachi quella sera, lei mi si è buttata addosso e-"

"E tutte le altre? Fermati! Non voglio saperlo. Non voglio sentirti. Non mi interessa. Io... non ce la faccio. Non stavolta. Mi dispiace, Alex." Quelle parole tanto temute scivolarono fuori dalle mie labbra come un fiume in piena, molto più facilmente di quanto pensassi. Vidi un flash di paura passare per i suoi occhi.

"C-cosa vuoi dire? Vale... io ti amo, non puoi dubitare di questo"

"Oh, eccome se posso. Mi hai lasciata in passato, perché non dovresti farlo ancora? Io sono sempre stata lí per te, ad aspettarti. Mi sono rotta. Basta. Stavolta no. Stavolta vado via io" e con quelle ultime parole, lo guardai un'ultima volta, fissai bene in mente i suoi occhi lucidi, le sue mani tremolanti e lottai contro l'istinto di correre da lui ad abbracciarlo. Mi voltai, sentendo le lacrime pizzicare ed uscii anche io dalla villa, cercando disperatamente un bar dove poter bere qualcosa di forte per anestetizzare tutti quei pensieri che, piano piano, iniziavano a fare male.

Credo Nel DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora