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Quella mattina si svegliò a causa della luce di un sole accecante quanto la sua rabbia. Si alzò pigramente, come ogni giorno da ormai cinque anni. Si incamminò nelle vie segrete del canion e dopo un ora di cammino, arrivò in quella che aveva l'aria di essere una città disabitata. Si guardò intorno, per cercare un negozio da saccheggiare ma per la prima volta, vide solo degli ammassi indefiniti di mattoni e travi di legno che dovevano essere delle "case". Vagò per le vie strette del paesino fino ad imbattersi in un edificio più integro degli altri. Aveva un insegna a caratteri cubitali abbastanza rovinati scritta nel probabile dialeto del posto,  "Marcado de Susin". Non appena ci entrò, le sue narici vennero inondate dal profumo del pane, cosa che stuzzicò il suo stomaco che in quell'esatto momento iniziò a brontolare. Una voce roca lo riportò con i piedi per terra.
<< Bondì iovincello. Cos'ti vo'? >> 
Non rispose, doveva preparare la sua tattica, ossia quella di dare fuoco a tutto prendendo solo gli alimentari, ma qualcosa lo fermò, un piccolo senso di pietà nei confronti di quel paesetto già sufficientemente distutto e del vecchietto, senza denti e con dei profondi segni neri sotto gli occhi, che gli aveva parlato. Trovandosi in tilt, visto che negli ultimi tre anni aveva applicato solo quella tecnica, fece ciò che gli sembrava più logico: raccogliere quanto più cibo poteva e scappare a grande velocità. Continuò a correre per una manciata buona di minuti, fino a fermarsi per riprendere fiato e guardarsi intorno. Era rientrato nella sua terra, il cielo era azzurro e il sole picchiava. Insofferente del caldo, ricominciò a camminare, verso la via del ritorno. Lungo la stada fece colazione ma dopo poco tempo,  intravide una sagoma barcollare davanti a lui. Rimase a fissarla incredulo: pensava che fosse l'unico abbastanza folle da addentrarsi in quella zona del regno.

A quanto pare no...

In quel momento, la figura si fermò definitivamente appoggiandosi ad una parete rocciosa, per poi cadere a terra. Ancora attanagliato dallo shock, si precipitó verso questa. Era minuta e era avvolta da molti veli come un indiano. Tolse il foulard dal suo viso e rimase a bocca aperta: era una ragazzina! Il caldo la aveva privata delle forze facendole perdere i sensi.
La prese tra le braccia e le sembrò ancora più piccola e indifesa. Entrò nella sua "casa" e la appoggiò sul suo "letto", bagnandole la fronte con un panno bagnato. Appena lo fece, lei riaprì gli occhi iniziando a farfugliate.
<< Aiuto.... devo scappare... >>
<< Shh, non ti sforzare, devi riposare. >>
E prima ancora che finisse di parlare, la ragazza si addormentò, prima in un sonno agitato, poi profondamente.

Cosa può averla spinta a scappare?
Forse il tuo stesso motivo,
intervenne la sua coscenza.

Le accarezzò la guancia, così morbida e calda, prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

I 5 elementi  2 - il Ragazzo di FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora