BUGIE CHE FANNO MALE

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'Cause I lost it all, dead and broken. My back's against the wall. Cut me open. I'm just trying to breathe, just trying to figure it out, because I bulit these walls, to watch you crumble and down. I said, then I lost it all. Who can save me now?

(Black Veil Brides)

Fu una notte agitata da incubi tremendi.

C'era sempre tanto freddo e oscurità; si ritrovava a vagare sperduta e sola in una terra sconosciuta, circondata solo dal ghiaccio. Voleva ripararsi dalle raffiche di vento che le ferivano il volto, ma non ci riusciva. Intorno a lei c'erano solo roccia, neve e una landa desolata. Continuava a camminare coprendosi il viso con le mani, tagliate dalla furia vento. Alla fine cadeva stremata a terra, senza la forza di continuare. Si accasciava, aspettando di morire; poi una luce accecante si manifestava davanti ai suoi occhi e appariva l'unico che la potesse portare al sicuro, che, con un solo gesto, la potesse salvare perchè quella era la sua dimora. Intravedeva soltanto la sagoma, ma sapeva che era lui, così gli andava incontro, nuovamente rinvigorita dalla speranza. A quel punto egli si allontanava, portandosi via anche la luce. Caterina cercava di raggiungerlo, lo inseguiva, gridava il suo nome ma lui non si voltava neppure. Lo implorava di aspettarla ma lui, con un sorrido maligno spariva, abbandonandola.

Si svegliò all'alba, senza riuscire più a prendere sonno. Aveva la fronte imperlata di sudore e si sentiva affaticata. Durante la notte si era agitata così tanto da scaraventare le lenzuola a terra. Mettendosi a sedere sul materasso e spostandosi dietro le orecchie i ciuffi di cappelli gli si erano appiccicati alla fronte, cercò di riprendere il controllo di se stessa e della situazione.
Dopo un primo momento di smarrimento e confusione, durante il quale credeva che gli avvenimenti della sera prima fossero solo frutto della sua fervida fantasia, quando si rese conto che Loki non dormiva con lei e che sulla panca accanto al letto c'era la scatola dei test, capì, a malincuore, che purtroppo era tutto vero.
Sospirò pesantemente, passandosi le dita tra i capelli, mentre ripensava agli incubi che l'avevano disturbata tutta la notte.

Sono solo sogni. Non significano niente.

Si ripeteva per cercare di convincersi.

Adesso mi faccio una bella doccia, mi rilasso - come se fosse possibile - e vado a parlare con lui. Natasha ha ragione! Troveremo una soluzione.

Si diresse in bagno per fare pipì - la vescica la importunava almeno una volta all'ora e se non era la pipì, doveva dare di stomaco - , e per fare il secondo test pregando che quello della sera prima si fosse sbagliato. Attese, a sedere sul pavimento, quei interminabili, maledetti, eterni tre minuti ad occhi chiusi. Tutto il suo futuro dipendevano da quante linee sarebbero apparse sul display.

Ma come si può essere lasciate sospese sul baratro da delle schifosissime righette rosa?

Sbirciò giusto un attimo, morsa dalla curiosità e dall'impazienza e per un solo attimo le parve che il display segnasse solo una linea e per quel breve istante il suo cuore perse un battito di felicità. Quindi prese coraggio, sicura del risultato negativo, e spalancò gli occhi.
Non lo avesse mai fatto.
Mise a fuoco il sottile oggetto di plastica e vide che il risultato era positivo alla gravidanza. A quel punto sentì il calore abbandonarle il corpo e il suo cuore perse tre battiti dovuto all'angoscia; lo gettò con rabbia nel cestino alzandosi e borbottando chissà cosa a mezza voce. Si sciacquò bene la faccia cercando di togliere i segni di pianto e di stanchezza, si vestì con i suoi soliti short e la maglietta che aveva trasformato in canottiera, si allacciò gli anfibi ricordandosi di tutte le volte che Clint e Natasha l'avevano rimproverata perché tenendoli quasi slegati come faceva lei, c'era il rischio che si facesse male. Avrebbe gradito di più rompersi una gamba che affrontare quella situazione. Comunque, adesso, le rimaneva una sola cosa da fare. La sua decisione l'aveva presa, ma non fu mai ansiosa di scendere per parlare con lui come in quel momento; fece con calma, parlando tra se e se e cercando di trovare le parole giuste per introdurre il discorso.
Alla fine si arrese.

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