<Dica, Andra.> mi rispose, sedendosi alla sua scrivania. Io mi sedetti davanti a lui e iniziai ad attuare il mio piano. <Sa, Direttore, più vado avanti nel caso Joker e più mi accorgo che 2 ore al giorno non mi bastano... -Gli misi sotto il naso il fascicolo- qua c'è il resoconto delle mie ultime sedute con Joker -eccetto quella di stasera- e sono arrivata alla conclusione che il mio paziente è affetto da schizofrenia grave. Per il bene del paziente e per la riuscita del mio lavoro, la cosa migliore da fare sarebbe che concedeste i domiciliari sotto la mia tutela a Joker.> feci la mia proposta, sperando che mi potessero accontentare. Joker era all'oscuro di tutto. <Dottoressa, sa che Joker ha una pena sulle spalle non molto leggera?> mi chiese, come se fossi stupida, io annuì. <Certo che lo so ma so anche che nel suo stato, farlo restare qua non farebbe altro che aggravare i suoi problemi. Sono riuscita a capire quando sta per avere delle crisi e riesco a contenerle, poi come può leggere lei stesso, dice di essere più aperto e tranquillo quando è con me. La cosa non può far altro che giovare alla sua situazione.> Speravo di essere stata abbastanza convincente e usando anche un po' dell'arte che avevo studiato, il direttore mi mise sotto il naso un foglio da firmare dove mi prendevo la completa responsabilità di Joker. Sorrisi e presi una penna dal mucchio sulla scrivania di Coleman e firmai il "contratto", poi presi il foglio e il fascicolo, entusiasta di dire a J la notizia. Quando arrivai davanti alla sua cella, però, la porta era aperta e dentro non c'era nemmeno l'ombra di Joker. Presi in causa il primo malcapitato che passò di lì. <Dylan! Dov'è il mio paziente?!> ringhiai. Lui deglutì a fatica e mi indicò un corridoio senza uscite che portava solamente ad una stanza. <Cosa?! -urlai alzandolo da terra con una mano- perché Joker è là senza la mia autorizzazione?!> lui fece spallucce <Dottoressa... il dottor Langdom è venuto qua dicendo che Joker doveva sottoporsi a quella terapia...> Peter?! Lasciai Dylan e corsi verso la stanza del Elettroshock. Irruppi nella stanza mentre uno degli infermieri stava per avviare la macchina. <Che cazzo state facendo?!> chiesi nera in volto <Stiamo facendo il nostro lavoro> mi disse Peter, con un sorrisino idiota. <Joker è un MIO paziente, non hai nessun tipo di diritto su di lui.> mi avvicinai al lettino e notai che J era inerme, con gli occhi chiusi e le braccia legate al lettino. <Cosa gli avete fatto?!> Gridai, provando a sentire il polso del mio paziente, che era debolissimo. <Abbiamo provato con le maniere forti> rispose Peter ridendo. <Le maniere forti?! Te le do io le maniere forti!> dissi, colpendolo in pieno viso con un pugno che lo fece sbattere contro il muro dietro di lui. <E vuoi cosa state li a guardare, aiutatemi idioti!> dissi agli infermieri che erano nella stanza. Stavo provando da 2 minuti a far riprendere conoscenza a Joker ma nulla. Alla fine mandai tutti fuori dalla stanza e rimasi sola con lui. <J... oggi sono venuta da te prima perché volevo darti una bella notizia. Ti posso tirare fuori di qui, ho fatto in modo che commutassero la pena che sconti qui, agli arresti domiciliari a casa mia. Un giorno penseremo magari di farli spostare a casa tua ma per adesso accontentati di questo. Ma se tu non ti svegli io non posso fare nulla...J... ti prego guardami.> dissi con la voce strozzata e accarezzandogli una mano; una lacrima cadde dai miei occhi rigandomi la guancia per poi cadere sul suo viso. Un'altra ancora, una terza, fino a non poter contarle più. Passai 10 minuti a piangere e accarezzare la mano di Joker sperando con tutta me stessa che si svegliasse. Non potevo somministrargli nulla perché lo avevano anestetizzato ma avevano usato un medicinale troppo forte per la sua costituzione, così rischiavo di perderlo ancora prima di averlo ottenuto. <Sai Joker... quest'idea mi è venuta quando mi hai detto "Ti seguirei in capo al mondo piccola." Li ho pensato: come fa a seguirmi se è chiuso qua dentro? Così ho preso il coraggio e sono andata a chiedere la tua custodia al direttore che, dopo mille discorsi, mi ha rilasciato. Starai da me J, io non dovrò andare a lavoro perché lavorerò a casa e potremmo stare insieme tutto il giorno. Ma ti prego J svegliati!> l'ultima frase la gridai e chiusi gli occhi poggiando la testa sul suo petto. Dopo qualche minuto che singhiozzavo sentì una mano accarezzarmi i capelli: alzai lo sguardo e riconobbi il braccio di J. <Piccola, non piangere, deve ancora nascere chi riuscirà ad uccidere Joker.> disse con un leggero sorriso. Dalla gioia gli alzai di peso il busto e lo strinsi a me. <Questa storia dei domiciliari è vera?> mi chiese, respirando a pieni polmoni il profumo che amavano i miei capelli. Io annuì e gli mostrai il foglio. <Devi solo firmare.> gli dissi dandogli la penna. Lui firmò e dopo averlo riaccompagnato in camera, salì dal direttore che dette ordine di trasferimento per Joker.
Spazio Autrice
Ciao a tutti, scusate l'interminabile assenza ma la scuola mi sta uccidendo, non ho tempo nemmeno per respirare, seriamente. Tra poco ho gli esami di qualifica e sto affogando tra i cartamodelli. Questo è un nuovo capitolo di transizione, possiamo dire.
Spero vi piaccia.
Un bacione :3
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Inside his head.
FanfictionAndra è una giovane psichiatra. Joker è il criminale più temuto di Gotham City. Si troveranno a dividere mille avventure ma.. il bene trionferà sul male?