Home Sweet Home.

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Entrai nella stanza di Joker e lo vidi preparare le valigie a fatica. <J siediti, sei sempre debole. Ci penso io.> dissi poggiando una mano sul suo petto per farli capire di sedersi. Si sedette sul letto e mi fissava mentre sistemavo le sue cose. <Adesso ti porteranno a casa mia, poi quando ti sarai sistemato andrò a casa tua a prendere le tue cose.> dissi tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. Sorrise e ci avviammo verso la porta dell'istituto. Gli misero le manette a mani e piedi e lo fecero salire sul camioncino blindato mente io misi la sua valigia in macchina e misi in moto facendo strada alla polizia. Arrivammo dopo circa 20 minuti di strada. Parcheggiai nel garage e scesi di macchina avviandomi verso la camionetta. <Eccoci.> dissi a Joker mentre scendeva dal veicolo blindato. Lui si guardò intorno e rise: ormai conoscevo bene quella risata e non mi faceva più paura, anzi iniziava a piacermi. Feci accomodare Joker e le guardie nel mio salotto, che dopo aver accuratamente controllato casa mia e tolto le manette a J ripresero la strada dalla quale erano venuti. <Casa dolce casa.> disse sdraiandosi sul divano di pelle nera. <Mi piace come è arredata.> disse, io sorrisi, era tutta farina del mio sacco. Mi avvicinai a lui per sedermi sul divano ma mi prese al volo e mi tirò sopra di lui <Ti svelerò una cosa, mia piccola Andra, non mi piace che le persone piangano per me.> disse, passandomi il pollice su uno zigomo, che fino a poco prima era rigato dalle lacrime. <Pensavo di averti perso...> dissi, sentendo di nuovo il magone salirmi da dentro. <Ehi, ehi! Non adesso! –disse- Devi farmi fare il giro della casa e soprattutto voglio buttarmi su un letto degno di essere chiamato tale.> concluse poi ridendo. Io sorrisi, mi alzai da sopra di lui e lo accompagnai per tutta casa facendogli vedere ogni cosa. L'ultima tappa della nostra "gita" fu la camera. Ne avevo 2 in casa, la mia e quella per gli ospiti ma... < E questa è camera mia.> dissi aprendo la porta su una stanza con il pavimento di marmo nero, le pareti grigio perla, un letto nero ed argento con le coperte rosse e il resto del mobilio nero e grigio. <Hai gusto bimba.> mi disse, passando avanti a me per guardare la stanza, poi si voltò verso di me a braccia aperte e mi chiese <E io dove dormo?> io sorrisi e indicai il mio letto <Spero non ti dispiaccia dormire con me.> dissi. Lui rise e mi prese in braccio chiudendo la porta alle mie spalle con un piede. Mi mise a sedere sul letto e mi tolse la maglia. <Sei fantastica ma... manca qualcosa. Torno subito.> disse. Poi corse di nuovo in sala e tornò su con la sua valigia dalla quale estrasse una macchinetta per i tatuaggi. <Non puoi immaginare il fastidio che mi dava quando, dentro quel posto di merda, gli uomini ti spogliavano con gli occhi. Voglio solo mettere in chiaro le cose.> disse, montando la macchinetta. <Diciamo che marcherò il mio territorio.> poi mi fece sdraiare e tatuò sulla mia scapola sinistra la frase: Propriety Of Joker. Poi si mise davanti allo specchio e, in uno dei pochi spazi rimasti sul suo collo, tatuò la scritta: Propriety of Andra. Era la prima volta che marchiava la sua pelle con il nome di una donna, dato che quella notte, la nostra notte, dopo aver attentamente osservato ogni tatuaggio sul suo corpo, non notai nessuna scritta del genere. <Così quando vai in giro sanno con chi dovranno aver a che fare se osano anche solo rivolgerti una parola strana alle mie orecchie o uno sguardo di troppo.> disse, fiero, poi rise e si buttò sul letto con me, per finire quello che aveva iniziato. In un secondo mi trovai ammanettata al testale del letto solo in intimo, con Joker sopra di me che tracciava dei cerchietti con la lingua sulla mia pancia. Prima saliva verso la faccia baciandomi e poi scendeva verso le mie gambe, fermandosi in mezzo ad esse. Era un esperto anche in questo. <Ti ricordi quando ti dissi che dovevo ancora scegliere come ucciderti?> io annuì, lui rise <Ho deciso. Ti farò morire di piacere.> disse mordendosi il labbro inferiore e riprendendo le mille cose che stava facendo. Era un connubio tra la voracità di un animale affamato e la dolcezza di un amante. I baci dolci erano alternati da tirate di capelli o da sberle sul culo. Una cosa fottutamente eccitante. Mi addormentai, sfinita, nelle sue braccia facendomi cullare dall'odore della sua pelle e dal calore del suo corpo. Mi svegliai leggermente affamata dato che erano ormai passate le 10 di sera, così decisi di defilarmi dalle sue braccia lasciandolo dormire e di andare in cucina con indosso l'intimo e la maglia di J a preparare la cena. Circa un'oretta dopo feci capolino in camera svegliando il mio bel manicomio. <J... Joker andiamo è pronta la cena.> dissi, accarezzandogli piano i capelli verdi . Lui si stiracchio e dopo qualche minuto mi seguì in cucina. Cenammo e poi ci mettemmo sul divano a guardare la tv. <Se questi sono i domiciliari, voglio restarci a vita.> disse, passandomi un braccio al collo e facendomi poggiare la testa sulla sua spalla.


Angolo dell'autrice

Ciao a tutti, sono rinvivita (citazione della mia migliore amica alla mia domanda "cosa ci scrivo?".), scusate l'attesa ma ho avuto mille cose da fare, ma vi prometto che sarò più attiva.

XOXO

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