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"T-tuo padre?"
"Mio padre è il più grande vampiro mai esistito, ma c'è solo un problema: non è qui"
"In che senso non è qui? Se intendi che non abita a New York non è un problema, con il treno si raggiunge..."
"No, non è qui, sulla Terra"
"Cosa vuoi dire?"
"Che è a Sautlear, nel mondo invisibile"
"E come si raggiunge? Tipo con astronavi? O macchine spaziali?"
Colin rise guardando la ragazza come se avesse detto la cosa più stupida mai sentita.
"Vedi quella finestra?"
Il ragazzo indicò una finestrella dietro il letto, che Abigayle non aveva notato fino a quel momento, e si avvicinò per aprirla.
Era una specie di botola di metallo, sopra il letto a baldacchino, grande abbastanza per farci passare una persona.
Colin prese una sedia, ci salì, e raggiunse la finestrella facilmente. Abigayle non ce l'avrebbe mai fatta, essendo molto più bassa del ragazzo.
Appena Colin l'ebbe aperta, un forte vento freddo invase tutta la stanza, facendo sbattere le finestre di vetro, e facendo venire i brividi ad Abigayle.
Il ragazzo si infilò nella botola, poi tese una mano alla ragazza e, urlando per sovrastare il sibilo del vento, disse
"Su Abbie, sali"
La ragazza obbedì. Salì sulla sedia e si spinse nella botola, aiutata da Colin.
Dentro la botola il vento la sferzava le orecchie impedendole di sentire qualsiasi rumore, la polvere volava facendola starnutire, il buio le impediva di vedere ogni cosa tranne i piedi di Colin davanti a lei.
Procedettero carponi fino a quando il corridoio divenne abbastanza grande da poter far stare comodamente in piedi Abigyale.
Camminarono ancora per un po' fino a quando la ragazza capì la fonte di quel forte vento.
Un'enorme pala girava ad altissima velocità, rendendo quasi impossibile camminare.
"E ora come passiamo?"
Urlò Abigayle a Colin.
Lui si girò verso di lei.
I capelli portati davanti al viso in modo totalmente innaturale, lo rendevano ancora più bello agli occhi di Abigayle.
Il ragazzo indicò una fenditura vicino alla pala e disse
"Da lì, ma devi stare molto attenta. La pala arriva per un pezzo fino a dentro la spaccatura, devi riuscire a evitarla se non vuoi farti seriamente male"
Abigayle annuì e si avviò, difficoltosamente, verso la spaccatura.
Un braccio le bloccò il passaggio poco prima che ci infilasse la testa.
"Vado prima io"
Urlò Colin.
La ragazza si scostò lasciando passare il ragazzo.
"Appena sarò di là, ti urlerò di entrare, ok?"
"Ok"
I loro sguardi si intrecciarono a lungo, ostacolati leggermente dai capelli rossi della ragazza, che volavano davanti ai suoi occhi a causa del forte vento.
Abigayle si avvicinò a lui e chiuse gli occhi.
Lui si infilò nella fenditura senza dire una parola.
Era già la seconda volta che provava a baciarlo senza alcuna riuscita.
Decise di aspettare il segnale.
Aspettò un po di minuti ma niente.
Iniziò a preoccuparsi.
Si infilò nella spaccatura, prima la testa e poi le gambe.
Camminò per svariati minuti, fino a quando, infondo al tunnel, vide una luce bianca, fortissima, ed iniziò a correre.
Arrivata a buon punto notò anche una figura nera circondata da un'aura bianco latte: Colin.
Corse verso di lui e, quando gli fu vicino abbastanza, si lanciò fra le sue braccia, ma andò a sbattere contro un vetro.
Cadde all'indietro sbattendo la schiena, e un dolore lancinante le percorse la spina dorsale.
Chiudendo gli occhi, l'ultima cosa che vide fu Colin, che batteva la mano contro il vetro, urlando il suo nome.

Una stanza. Bianca. Completamente bianca. Come se dovesse essere in paradiso. Solo che in paradiso non ci sono cadaveri.
Lo sguardo di Abigayle cadde su una pozza di sangue che circondava un corpo.
Poco dopo la ragazza si accorse che quel corpo morto era il suo.
Si avvicinò correndo al suo corpo senza vita e si sedette con le ginocchia nel sangue.
Accarezzò il viso del corpo, che poi era il suo, ed alzò lo sguardo.
In fondo alla stanza vide una figura scura con in mano un lungo bastone da passeggio e addosso un mantello completamente nero che copriva metà del suo viso.
La figura camminava lentamente verso la ragazza, colpendo il pavimento bianco con il bastone e producendo un suono che rimbombava in tutta la sala.
Camminava piano, ma Abigayle non riusciva a scorgere i suoi occhi.
Quando fu davanti alla ragazza si tolse il cappuccio, scoprendo un viso bianco segnato da lacrime, tempo e sangue.
Abigayle non riusciva a capire dove stesse guardando l'uomo, a causa degli occhi completamente neri, senza distinzione tra iride e pupilla.
"Sei morta"
Una voce riecheggiò nella sala e Abigayle capì che proveniva dall'uomo, anche se quest'ultimo non aveva aperto bocca.
"Mi ha ucciso tu?"
Chiese lei con voce tremante, tenendo gli occhi fissi sul suo cadavere.
"Oh no, non lo farei mai. È stata una persona molto più potente di me. Io non posso ucciderti, sono troppo debole"
Alla ragazza vennero in mente le parole di Colin: più potente di te c'è solo una persona. Mio padre.
"È stato il padre di Colin ad uccidermi. Perché lo farebbe?"

Aprì gli occhi e una luce accecante la stordì per un momento.
Si mise a sedere e vide Colin seduto su una poltrona argentata davanti a lei.
"Abbie!"
Il ragazzo corse verso il suo letto e la abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo.
La ragazza senti male ai polmoni e emise un gemito di lamento per il dolore.
Il ragazzo si staccò da lei e la guardò preoccupato.
"Scusami. Ti ho fatto male?"
"Non farlo mai piu"
"Cosa?"
"Smettere di abbracciarmi senza il mio permesso"
La ragazza sorrise e lo stesso fece il ragazzo per poi riabbracciarla.
Stettero incollati per un po' di minuti, ma vennero interrotti da un rumore di bastone simile a quello del sogno di Abigayle.
Lei si girò verso la porta che si aprì lentamente lasciando il posto a qualcosa di veramente inquietante.

-S-

Ali di pietraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora