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La pioggia continuava a cadere a New York, e Abigayle e Colin non avevano un posto dove andare a dormire.
Infatti dopo aver ringraziato Hansel, quest'ultimo è tornato all'albero; ma la sua casa era stata distrutta dall'esercito del padre di Colin.
Hansel, essendo però un lupo mannaro, riuscì a cavarsela rimanendo perennemente sotto forma di lupo.
Loro due invece non riuscivano nemmeno a trovare un letto per dormire.
"Pensi che stanotte dormiremo al caldo?"
Chiese Abigayle tremante
"Tu sei sempre al caldo finché ci sono io"
Erano rannicchiati l'una nell altro, seduti per terra, con la schiena appoggiata alla vetrina di un negozio di dolciumi.
"Ho fame"
Sussurrò lei
"Anche io"
Rispose piano lui
Le persone camminavano davanti a loro, e nessuno li degnava di uno sguardo.
Era il periodo natalizio, e molti si affrettavano a comprare gli ultimi regali per amici e famigliari.
"Colin...?"
Lui si girò velocemente.
Erano ancora vicino alla vetrina del negozio che emanava un inconfondibile profumo di zucchero e canditi.
"Ti posso fare una domanda?"
"Certamente"
Rispose lui sorridendo
"Ma, se tuo padre voleva uccidere me, perché tu non sei stato con lui? Ora non saresti stato qui"
"Ora non sarei stato con te"
Abigayle gli lasciò un bacio sfuggito sulle labbra, poi estrasse il suo diario dalla giacca e disse
"Ti va di scrivere una pagina con me?"
Il ragazzo annuì in risposta.
Lei tirò fuori una penna dalla tasca e iniziò a scrivere

Caro diario,
Anche oggi fa freddo.
Fortunatamente a riscaldarmi c'è Colin.
Ho fame, e nessuno si ferma a chiederci come stiamo.
Colin durante lo scontro con suo padre ha anche perso la sua bacchetta

"Non è una bacchetta, capito? È un tracciatorio"
"Ok, come vuoi..."

ha perso il suo

"Come hai detto che si chiama?"
"Tracciatorio"

tracciatorio, quindi non può più fare incantesimi, e questa si chiama sfiga.
Comunque a parte tutto questo, e a parte il fatto che

"Come si chiama tuo padre?"
"Rubeus"
"Ahahah sei serio? Rubeus?"
"Si! Rubeus! Ora continua a scrivere"

Rubeus, il padre di Colin, vuole uccidermi, va tutto bene.
Ti scriverò presto perché parlare con Colin è noioso, non ha niente in quella testolina

"Guarda che sono qui, vedo cosa scrivi."
"Lo so"
"E non ti importa se mi insulti?"
"No, tanto lo sai che ti amo"

anche se su quella testolina ci sono dei capelli stupendi.
Ora vado che forse riusciamo a mangiare qualcosa stasera.
Ci sentiamo presto.
Abigayle

La ragazza chiuse il taccuino e lo ripose nella tasca interna della sua giacca, poi si risistemò tra le braccia di Colin.
Durante la serata una signora anziana, con i capelli bianchi, la schiena ingobbita e lo sguardo dolce, ripose un pacchettino ai piedi di Abigayle e se ne andò.
"Aprilo"
Disse in fretta Colin
La ragazza annuì, afferrò il pacchettino e lo aprì.
Al suo interno c'erano quattro pizzette e una bottiglietta d'acqua.
I ragazzi sorrisero felici e presero una pizzetta a testa, lasciandone due per il giorno dopo.
Mangiarono; poi, sazi quanto basta, si coprirono con una coperta trovata nell'immondizia.
Colin aveva il cappuccio della giaccia sulla testa, e Abigayle aveva il viso appoggiato al suo petto, e le braccia del ragazzo la avvolgevano completamente.
A sera tardi il flusso di gente iniziò a diminuire, e le luci a diventare più forti.
Una persona con un lungo mantello nero si sedette dall'altra parte della strada a mezzanotte in punto.
"Abbie"
Sussurrò Colin cercando di svegliare la ragazza che dormiva tra le sue braccia.
"Abbie sveglia"
La ragazza aprì lentamente gli occhi dicendo
"Che c'è?"
"Guarda dall'altra parte della strada"
La ragazza eseguì quella che le era stato ordinato e vide la figura nera seduta sul ciglio della strada.
"Quindi?"
Chiese lei con sufficienza
"Potrebbe essere uno scagnozzo di mio padre"
"Ma smettila! Vedi scagnozzi di tuo padre ovunque"
La ragazza tornò a rannicchiarsi tra le sue braccia e riprese in fretta il suo sonno.
"Si forse hai ragione"

Durante la notte Colin non riuscì a dormire, quindi controllò quello strano uomo seduto dall'altra parte della strada.
Era stato lì per tutta la sera e per metà nottata.
Li fissava, o almeno così pensava Colin, dato che lo sguardo era coperto da un paio di occhiali da sole.
I capelli erano nascosti dal cappuccio nero del mantello, e il corpo era avvolto in una lunga tunica nera che gli nascondeva i piedi.
Colin lo osservò, cercando di capire cosa facesse lì e perché li stesse fissando, ma lui era rimasto immobile per tutta la sera.
Verso le tre/quattro di notte l'uomo si alzò ed andò verso di loro, come se fluttuasse, come se quella tunica che gli copriva i piedi, lo facesse perché i piedi non c'erano.
Arrivò davanti a Colin che, coraggioso come sempre, si era alzato in piedi, adagiando il corpo di Abigayle sulla coperta.
"Chi sei?"
Chiese il ragazzo
"Credo che tu lo sappia"
"No, perché altrimenti non te lo avrei chiesto"
"Spiritoso"
L'uomo parlava esattamente come gli scagnozzi di Rubeus: nella testa.
Parlava, ma senza aprire bocca; parlava, ma entrava nella testa dell'interlocutore, in modo da poter toccare tutti i punti deboli, tutte le paure e le preoccupazioni di chi gli stava parlando.
"Beh, se davvero non sai chi sono, potrei esserti d'aiuto"
L'uomo si tolse il mantello, scoprendo il viso di suo padre.
"R-Rubeus?"
"Perché stai dalla sua parte? Se vieni con me puoi avere gloria, soldi, felicitá, donne.."
"L'unica donna che voglio è lei. E non mi interessa di avere gloria e soldi, sono già felice con Abigayle"
"Ma guardati, per strada, a soffrire la fame, il freddo, solo per stare con una stupida ragazza. Hai anche perso il tuo tracciatorio per lei. Sei ridicolo"
"Io la amo"
"Allora ti toglierò la cosa che più ami"

-S-

Ali di pietraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora