Nothing can stop us

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Nonostante fossi ancora stanca dall'intensa giornata che avevo trascorso il giorno precedente, decisi di svegliarmi piuttosto presto comunque. Non ci fu verso di far alzare Alex dal letto, per cui le diedi un bacio sulla fronte e me ne andai. Mi recai al ristorante e feci colazione, dopodiché andai nella mia stanza per potermi cambiare. Grazie al cielo Ruben dormiva da solo. Io mi chiusi in bagno per cambiarmi. Mi stavo allacciando il pezzo sopra del costume quando mio fratello bussò insistentemente alla porta.
- Sorellinaaa -, cantilenò.
Aprii la porta ed esclamai - Buongiorno! Niente accompagnatrice oggi?
Entrò nella toilette e si diresse alla tazza, tirò fuori il suo amichetto dai boxer e si mise a fare pipì.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
- Allora, com'è andata ieri?
- Molto bene -, risposi mentre tentavo di raccogliermi i capelli in una crocchia.
- E l'altra sera?
Uscii dal bagno e presi un prendisole dall'armadio. - L'altra sera? -, domandai a mia volta.
- In discoteca.
In quell'istante realizzai, in una frazione di secondo balenarono nella mia mente le immagini di me ed Alex avvinghiate proprio al centro della pista.
- La ragazza che mi sono fatto ieri sera ha detto di aver visto due lesbiche che si facevano mentre ballavano avvinghiate l'una all'altra.
Sentii la bocca dello stomaco chiudersi e quasi mi venne un conato di vomito. Non sapevo se Ruben avesse già scoperto tutto, ma io mi giocai la carta della finta tonta. - Ah sì? -, ribattei mostrandomi disinvolta.
- Era a dir poco disgustata. Che sfigata!
- Omofoba del cazzo -, sbottai senza nemmeno rendermene conto.
Ruben sollevò un sopracciglio e piegò la testa di lato mentre mi scrutava perplesso.
- Non bisogna giudicare le persone per il loro orientamento sessuale -, aggiunsi cercando di mostrarmi disinvolta, quando in realtà da tanto che ero nervosa mi tremavano le gambe.
- Non sai quanto darei per vederle. Magari si potrebbe fare una cosa a tre.
Mi accigliai e lo fissai sbigottita.
- Che c'è?
- Sei un porco! -, esclamai in preda all'ira uscendo come una furia dalla stanza.

***

Mi sfilai il prendisole e lo lanciai insieme alla borsa e l'asciugamano su un lettino e mi fiondai in acqua. Camminai finché non fu abbastanza alta per poter nuotare, dopodiché iniziai a fare una bracciata dietro l'altra. Mentre nuotavo pensavo a quanto fossi stata vicina al farmi scoprire da Ruben. Non mi era piaciuto affatto ciò che aveva detto. Se solo avesse saputo che una di quelle due contro cui voleva strusciarsi ero io, proprio io, sua sorella...
Inoltre pensavo a quella stronza che gliel'era andato a riferire. Una sciacquetta da quattro soldi che si fa rimorchiare in vacanza e finisce in camera di uno sconosciuto vuole fare la moralista e discriminare gli omosessuali? Se solo mi fosse capitata davanti in quel momento giuro che le avrei messo le mani addosso.
Avevo quasi raggiunto il reef: senza nemmeno rendermene conto avevo attraversato l'intera laguna. Guardai la spiaggia in lontananza e pensai che dovevo essere in acqua da parecchio tempo. Immaginai che mamma fosse già nel panico, facendo agitare pure papà. Probabilmente anche Alex mi stava cercando. Tornai indietro e raggiunsi presto la riva.
Recuperate le mie cose, andai a cercare i miei, ma mentre stavo camminando mi sentii chiamare.
- Davina -, gridò Alex. Mi fermai e lei mi raggiunse. - Ho incontrato tua mamma e le ho detto che stavi ancora dormendo prima che si mettesse a chiamare la polizia egiziana. Dov'eri finita? Stavo iniziando a preoccuparmi anch'io.
Ignorai qualsiasi altra cosa mi avesse detto e domandai: - Mia mamma sa che dormo con te?
- Bé sa di questa notte -, rispose infastidita - Non ti ricordi che ieri sera avevamo detto ai tuoi che per non svegliare Ruben rientrando avresti dormito in camera mia?
Ero talmente stanca il giorno precedente che nemmeno mi ricordavo di questa ennesima bugia.
- Hai ragione, scusa.
La seguii fino al suo ombrellone e sistemai le mie cose accanto alle sue.
- Ti sei alzata con la luna storta? -, mi domandò scocciata.
Scossi la testa e mi sedetti accanto a lei per spalmarle la crema sulla schiena. Mi diede le spalle e si legò i capelli in una crocchia spettinata.
- La ragazza che si è fatto Ruben questa notte ci ha viste in discoteca l'altra sera ed è rimasta scioccata dalle nostre effusioni -, spiegai sotto voce.
Si voltò di scatto e penetrò i miei occhi con i suoi blu come l'oceano in cerca della risposta alla domanda che stava per pormi.
- No, non sa che siamo noi -, risposi alla domanda inespressa - Ha solo detto che se fosse stato lì si sarebbe messo in mezzo per prendere parte ad un menage à trois -. Alzai gli occhi al cielo ripensando a quanto quella sua battuta sconcia mi avesse infastidito. Alex scosse la testa e ridacchiò tra sé, mentre tornava a darmi le spalle. Spremetti la crema il prodotto sul palmo della mia mano e poi la appoggiai sulla sua schiena.
- Quel ragazzo ha dei seri problemi con il sesso. Ne è ossessionato in una maniera esagerata.
- Ormai ho perso il conto di quante ragazze si sia portato a casa e poi non ho idea di tutte le altre che non ho avuto il "piacere" di conoscere.
Spalmai la protezione fino alle sue spalle, per poi riscendere sul davanti fino ad arrivare al costume. Le accarezzai il seno mentre la crema scivola tra le mie dita e la sua pelle. Alex buttò la testa indietro e la appoggiò alla mia spalla.
- Cosa stai facendo? -, mormorò mentre guardava in ogni direzione per controllare che nessuno ci stesse guardando.
- Perché ti sei messa questo costume? -, domandai sotto voce ignorando la sua domanda. Il bikini bianco lo detestavo, o meglio, era tremendamente sexy con tutta quella pelle scoperta, ma non mi andava giù il fatto che potessero vederla anche tutte le altre persone.
- Ti da fastidio che mi guardino?
In risposta le diedi un pizzicotto appena sotto alla clavicola. - Copriti.
Mi osservò con aria divertita mentre mi alzavo rivolgendole uno sguardo di disapprovazione.

Un viaggio per peccare || A lesbian love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora