Unfaithful

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Ero sdraiata sul mio lettino sotto all'ombrellone, mentre mamma e papà si facevano una nuotata e Ruben era al bar con un paio di ragazze.
- Davina -, mormorò - Possiamo parlare?
Balzai a sedere. Il cuore minacciava di spaccarmi il petto.
- Alex? - balbettai.
- Ciao. Posso parlarti? -, chiese ancora.
No. Parlare con lei era l'ultima cosa che avrei voluto fare, ma quella situazione andava chiarita.
Annuii.
Guardai la meravigliosa distesa azzurra e vidi mamma e papà uscire dall'acqua e dirigersi verso di noi.
- Parleremo. Ma non ora.
Seguì il mio sguardo ed individuò i miei genitori. Mi guardò e i suoi occhioni blu mi sembrarono velati da un'emozione triste. - Capisco.
La guardai allontanarsi.
- Ti sei fatta una nuova amica, tesoro? -, domandò papà quando mi raggiunse. Afferrò l'asciugamano e se lo passò sui capelli.
- Perché se n'è andata quando ci ha visti arrivare? -, chiese mamma.
"Amica". Mi veniva quasi da ridere. Se solo avessero saputo.
Guardai di nuovo nella direzione in cui se ne era andata pensando di non vederla più, invece in lontananza scorsi la chioma rossa. Scattai in piedi, fu come un riflesso incondizionato.
- Devo andare.
Corsi dietro ad Alex e quando la raggiunsi la afferrai per un braccio.
Si voltò di scatto e mi sembrò di vedere i suoi occhi lucidi. Rimanemmo a fissarci, occhi negli occhi, per un eterno istante. Attendeva che dicessi qualcosa, ma quando schiusi le labbra per parlare non ne uscì niente.
- Che c'è? -, sbottò.
- Scusa, non volevo fare la stronza -, mormorai. Fu la cosa migliore che riuscii a tirar fuori.
Con un gesto brusco si liberò dalla mia presa - Tranquilla, ho capito.
Riprese a camminare e io la seguii. - Non dovevamo parlare?
Si voltò e la sua espressione ora era furibonda. - Non più! Ho capito, sai?
Capito, cosa?
- Oh, ma per piacere! Non fare quella faccia da ingenua.
Due ragazzi ci passarono accanto e tirarono un fischio.
- Se non ve ne siete accorti non siamo due cani! -, gridò loro dietro.
- Alex, calmati! -, le dissi sottovoce.
- Hey bellezza, era per farvi un complimento -, disse uno dei due e vennero verso di noi.
Mi voltai e gli feci cenno, nel modo più educato possibile, di non avvicinarsi.
- Amico, andiamo - gli disse l'altro - Sono due stronze.
- Scusa? - lo squadrai indispettita. Se ne andarono facendoci il terzo dito - Hey! -, urlai e feci per aggiungere qualcos'altro, ma mi preoccupai di più di Alex che stava riprendendo la sua strada.
- Aspetta! -, la implorai.
- Smettila di seguirmi! -, disse a voce un po' troppo alta.
- Ma che ti è preso? -, gridai a mia volta.
- Ho capito che tipo di persona sei, sai. Ho visto la faccia che hai fatto quando hai visto arrivare i tuoi genitori!
Una signora passò e ci guardò storto.
- Possiamo parlare? - questa volta ero io a domandarglielo. Mi guardai intorno e aggiunsi: - In privato.
Alzò gli occhi al cielo, ma alla fine annuì. - Andiamo nella mia stanza.
Mi si bloccò il fiato.
- Hai paura che ti metta le mani addosso? -, disse stringendo gli occhi a una fessura.
Scossi il capo e la seguii. Per quei due minuti di camminata, non riuscii a pensare ad altro che alle sensazioni che avrebbero provocato le sue mani su di me.

Quando varcai la soglia della sua stanza sentii un buonissimo profumo di rose che sapevo di aver già sentito, ma non riuscivo a ricordare dove o quando. La camera era come la mia e di Ruben, solo che invece di avere i due letti separati ce n'era solo uno matrimoniale.
Si lasciò cadere sul letto e si appoggiò alla testiera, io mi sedetti infondo ai piedi. Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, fu lei ad avere il coraggio di iniziare una conversazione.
- Perché mi hai permesso di baciarti?
- Io non te l'ho permesso, tu non mi hai detto cosa avevi intenzione di fare. - risposi sulla difensiva.
- Lo sai che non mi riferisco a quello, ma al secondo bacio.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani. - Io...
- Tu cosa? -, insistette.
- Non lo so! -, gridai e mi alzai, passandomi le mani trai capelli - Non sono riuscita a controllarmi. È stato...
Non servì che finissi la frase, l'energia che aleggiava nella stanza parlava forte e chiaro.
- Anche per me -, mormorò.
Si alzò e venne verso di me. Mi accarezzò il dorso della mano. La fragranza di rose divenne sempre più intensa. Mi ricordai dell'altra sera e capii che erano i suoi capelli ad avere quel profumo delizioso.
Eravamo così vicine... e ora? Cosa stava per succedere? Mi sentivo come sull'orlo di un precipizio. Che dovevo fare... buttarmi? Ma se mi fossi lasciata andare poi cosa sarebbe successo?Non potevo sapere se sul fondo avrei trovato l'acqua e quindi non avrei fatto altro che un bel tuffo, ma se invece schiantavo al suolo?
- Io...
- Shhh. Non dire nulla - Mi fece tacere sigillando le mie labbra con le sue. Non ci pensai un secondo a ricambiare il bacio. C'era solo Alex in quella stanza. Solo lei. Fu un bacio lungo e intenso. Quando ci staccammo ero a corto di fiato.
Avevo deciso cosa fare su quel precipizio: mi ero lanciata.

Un viaggio per peccare || A lesbian love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora