LXXXIX.

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Pietro salì sul monte, seguito dai Dodici, in modo da poter predicare da solo, lui e i suoi.
Iniziò a raccontare una parabola, che aveva già in precedenza raccontato Gesù, per spiegare a Tommaso, che aveva posto una domanda, quante volte si dovesse perdonare.
"... Dovete perdonare settanta volte sette!" concluse, poi, guardando i suoi con un sorriso.
Tommaso alzò la mano e, dopo aver ottenuto il permesso per parlare, chiese: "Ma è un problema di matematica?! Io sono venuto quì per rilassarmi!".
Matteo, che come sempre a far di conto era il migliore, aggiunse :"Se è un problema di matematica fa 490! Sono stato bravo, no? Glielo dici, poi, a Gesù? Sono stato bravo, no? Dici che l'anno prossimo pure posso fare il Papa?!"
"Pie', Pie', Pie'!" lo chiamò Giovanni, saltellandogli intorno, come quei cagnolini col loro padrone. "Pie'!"
"Cosa c'è, Giovanni?" rispose il pover'uomo, sperando che in quel modo l'iperattività del ragazzo si placasse.
"Possiamo fare una partita a calcio, ora? Eh? Eh? Eh?" proseguì quello, scuotendolo violentemente, avanti e indietro. "Eh?".
"No, Giovanni, torna seduto dai!" lo ammonì l'anziano, piantandoli un mano in testa. "Ora dobbiamo fare la Risonanza! Ovvero, cercare di esaminare la parabola!".
"Posso andare in bagno, Piè?" chiese Giuda che, come al solito, interessato a parabole e Risonanze non era proprio.
"Proprio quando dobbiamo fare la catechesi, giusto?" commentò Pietro, con una punta d'ironia nella voce.
"Esatto!" confermò il giovane, per poi schizzare via in direzione del gabinetto.
L'uomo alzò gli occhi al cielo, con fare seccato, ma le disavventure non erano ancora finete per lui.
"Allora," iniziò, tanto di aspettare Giuda non valeva la pena, probabilmente era già scattaiplato a giocare al biliardino. "prima di tutto scriviamo il titolo della parabola. Quindi, ora vi distribuisco carta, gomma e matita, così, se sbagliate, potete cancellare!".
Detto questo, l'uomo cominciò a girare trai suoi ragazzi, allungando ad ognuno una matita, una gomma e un foglio bianco.
"Io la voglio rossa!" urlò Simone, quando il disaventuriero gli allungò la sua matita.
"Suvvia, Simo, rossa o blu... Dove vuoi che sia la differenza? Sempre grigio scrive!" tentò di convincerlo Pietro, continuando a tendere la matita nella sua direzione.
"LA VOGLIO ROSSA!" ripetè, in tutta risposta, il ragazzino, cominciando a battere i pugni sul banco. "ROSSA! LA VOGLIO ROSSA!".
L'uomo gli lanciò la matita rossa, che quello prese al volo, sentendo di non avere la forza di sopportare i suoi capricci.
"Piè, mi ha scritto il foglio!" richiamò l'attenzione Taddeo, indicando il fratellino, Giacomino, con la matita.
"Non è vero!" ribattè il bambino. "Okay, forse sì! Ma ha iniziato lui!"
"Lo dico a vostra madre, che litigate sempre!" li minacciò il disaventuriero. Magicamente entrambi si zittirono, nonostante si continuassero a guardare male l'un l'altro. "Bene. Scrivete 'Il. Servo. Malvagio.'.".
" 'Malvagio' con una o due g?" chiese Bartolomeo, alzando al cielo la matita.
"Una." gli rispose Pietro, paziente.
"Sicuro? A me sembra con due!" si sincerò Andrea, il fratello minore di Pietro, che si divertiva a contrabbattere ogni volta il fratello.
"Andre', non iniziare che lo dico a mamma!" lo zittì l'uomo, guardandolo male. "Forza, stavo dicendo..."
"Ma tutto maiuscolo?" lo interruppe Filippo, che proprio in minisculo scrivere non sapeva.
"Come vuoi, basta che scrivi!" rispose il disaventuriero, che gia comimciava a perdere le staffe. "Allora..."
"Pietro... Mi vuoi bene, vero?" chiese Giacomo, con una faccia da cane bastonato, per poi alzarsi ed abbracciare il maestro.
"Ma cos...?" balbettò l'uomo, rispondedo all'abbraccio. "Certo che ti voglio bene, Gia'!".
"Ho rotto la matita..." confessò il ragazzino, mostrando lo strumento di scrittura spezzato a metà.
"Come?!" domandò Pietro, fissandola con occhi sgranati. "Anzi, lascia stare, non lo voglio sapere! Da quà, che la vado a buttare e te ne portò un'altra!".
Detto ciò afferrò la matita blu del ragazzino e uscì dalla stanza, chiedendosi come diavolo avesse fatto a distruggerla.
"Oh, Pietro! Ci sono da fare i bance! Ci sei, vero?" gli chiese Gesù, riportandolo alla realtà.
"Sì." rispose l'uomo, trai denti, per poi borbottare un: "Io, domani, ho la febbre a qua tante e mezzo, eh!".

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