7) Fratellanza

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- Certo che puoi entrare. - rispose Noah. Cara lo ringraziò e saltellò dentro, ma senza convinzione.

Era serissima, tanto da far preoccupare Noah, contando il fatto che lei indossava un abito a vita alta con un largo fiocco rosa in vita, abbastanza vaporoso da farla sembrare una meringa verde smeraldo. Sarebbe dovuta sembrare ridicola ed invece aveva la stessa inquietante aura di serietà di un avvocato pronto a vincere una causa.

Si sedettero entrambi sul divanetto e per poco lo Scrittore non annegò nella stoffa dell' abito della sua stravagante ospite.

- Vorrei sapere, se consentito, la motivazione dei miei sentimenti verso di te. - Quando Noah alzò le sopracciglia con fare stupito lei si affrettò ad aggiungere - Non fraintendere, per carità degli dei! È solo... è come se ti avessi già conosciuto. Hai un viso così... così familiare.

Lui in realtà non era per nulla stupito.
- So che può sembrarti sconvolgente.- la rassicurò. - Ma... In realtà è piuttosto semplice da spiegare. Vedi, tu sei stata ideata come personificazione di mia sorella Clary. Tu corrispondi a lei, quindi è naturale...
- Che io mi senta così. - Cara sorrise, come solo lei e Clary sapevano fare. - Ti manca molto non è così?
Noah annuì e basta. Era come se gli mancasse una parte del corpo. Stava per sospirare, ma due braccia sottili lo avvilupparono stringendolo delicatamente contro un corpicino sottile come quello del sangue del suo sangue. Cara era sangue del suo sangue. Ricambiò la stretta.
- Che dici, vuoi della torta Camilla?- propose lo Scrittore, per poi spiegare a Cara che tra gli ingredienti c'erano carote e arance. Lei si illuminò e sfoggiò un sorriso smagliante.
- Vada per la torta Camilla, Scrittore!

*
I corridoi del Palazzo erano tanti e intricati, ma Dawn ci era cresciuta, perciò conosceva ogni quadro appeso alla parete, ogni percorso per arrivare ovunque, ogni passaggio segreto. Andò dritta dritta verso la camera del capitano. Era oramai calata la sera e Dawn sapeva, nel profondo, che Will era finalmente tornato.

Probabilmente le famose Clary e Jo erano nelle loro stanze a riposare. Bianca aveva detto che avrebbero incontrato Noah il giorno seguente, in occasione della riunione.
Picchiò con le nocche due volte veloce e due lenta.

-Entra Dawn.- disse una voce atona da dentro la stanza. La ragazza non aspettò che le venisse aperta la porta. Sapeva di poter entrare da sola (e anche che Will non si sarebbe certo scomodato solo per aprirle la porta). Camminò dentro la grande sala, i tacchi che ticchettavano cupi sul pavimento di lucido marmo bianco. La stanza aveva il soffitto talmente alto che c'era l'eco. Alla sua destra c'era Will, elegantemente seduto sul divano. Era di una bellezza straordinaria quel ragazzo. I lisci capelli neri come l'inchiostro ricadevano scombinati sulla parte destra del capo, segno che si era spesso passato le mani lunghe e affusolate tra le ciocche. Era concentrato su un librone dalla copertina di pelle scura, probabilmente scritto a mano da qualche antico amanuenso, per cui aveva sul naso un paio di occhiali dalla montatura di onice.

Appena sentì i passi di Dawn alzò il naso dal volume e sorrise debolmente. I suoi occhi azzurrissimi erano stanchi, ma lui non lo dava a vedere. Era come sempre: educato e composto. Quasi freddo a primo acchito. E aveva solo diciannove anni.

-Hey. Buonasera, Dawnie. Siediti, che aspetti?
Dawn si abbandonò allora al suo fianco, in un frusciare di vesti.
- Come è andata la missione, Will?
- Sono due tipe piuttosto testarde - esordì lui, chiudendo il libro. - Ci siamo voluti io e Dorian per convincerle. Ma devo dire che Clary é piuttosto... affascinante. Cioè, particolare.

La ragazza ridacchiò. Poche donne erano riuscite a colpire William. Da quello che le aveva raccontato Noah, Clary aveva tutti i requisiti per piacergli davvero. Somigliava molto a Cara, solo che era più razionale.

- Cosa ti preoccupa? - aggiunse la rossa. - Sei così ... sovrappensiero.
- C'è una guerra alle porte Dawn. Dovrò guidare un esercito. Ho delle responsabilità enormi.
- Ci vorrà un mese, almeno. - gli mise una mano su un ginocchio. - E ne sei assolutamente capace. Sei nato per fare questo.
-Non lo metto in dubbio. So quello che so fare. Ma ho comunque paura. - la guardò dritto negli occhi. - Ho paura di morire. Ma ho ancora più paura di condannare a morte il mio esercito. Sono dei così bravi ragazzi. E non puoi dirmi che nessuno morirà in questa guerra. Perché è una bugia.

Dawn chiuse gli occhi. Odiava ammetterlo, ma Will aveva ragione. Odiava anche il fatto che William fosse cresciuto troppo in fretta. Aveva solo quattro anni quando era nato, ma ricordava perfettamente quando l'aveva tenuto in braccio. Ricordava come l'aveva stretto quando i suoi genitori erano andati dispersi in una missione nel regno delle Fate. Ricordava come l'aveva contraccambiata quando era stata la volta di Athenaïs di partire per quello che una volta era il suo regno per non ritornarne mai più. Ricordava come erano cresciuti al Palazzo. Come erano stati un supporto uno per l'altra, come lui era stato costretto dalla vita a diventare adulto, anche se era poco più che un bambino. E si rese conto che se Will fosse morto lei non sarebbe riuscita sopportarlo. Era parte di lei. Era il fratello che non aveva mai avuto.

- Non morirai, hai capito? - gli intimò, alzandosi. - Per una volta, William, vedi di obbedirmi. Sono pur sempre la maggiore. Anche se non sembra.

Si diresse verso la porta e sussurrò un ti voglio bene. E solo un attimo prima di chiuderla le sembrò che qualcuno le avesse risposto, ma non sapeva se era davvero William o solo l'eco della stanza.

Ti voglio bene.

The Writer: Lo Scrittore. [Momentaneamente Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora