Capitolo 6.

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Aprii gli occhi lentamente.
Vedevo a tratti, e sfogato.

Cos'era appena successo?

Sentivo una voce lontana, o era vicina ma bisbigliava?
Non capivo.

No, non capivo assolutamente nulla.

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Mi sono sentito un codardo, ma non avrei potuto fare altrimenti.
Lei era lì, distesa sul retro della mia auto.
Mi era soltanto giunta voce di una rissa in città e, per quelle poche volte che esco di casa, mi succede questo.

La ragazza era lì, al centro della strada. Correva. Ma non una corsa normale, una di quelle corse disperate, in cerca di un qualche miracolo del Signore che potesse far si che torni tutto come una volta.
Magari un tempo era felice, ma ora, oh beh io ho solo contribuito al disastro.

Non ci volle un genio per capire che era la ragazza coinvolta nella rissa, quindi magari ho pensato riportasse anche altre ferite.
Evidentemente mi sbagliavo.
Ma che razza di rissa era? Immaginavo come quelle due ragazze avessero litigato, a picchiarsi a distanza di 2 metri.

Soffocai questo stupido pensiero con una risata.

La guardai, e mi parve di percepire qualche segno di vita, finalmente.
Dio, stavo già pensando alla mia vita da carcerato. Mi fa cagare il purè, e odio dover essere comandato a bacchetta!

Vidi i suoi occhi aprirsi leggermente.

"Ehi, ci sei?" Che cazzo vado a dire mi chiesi, anche se fu la prima cosa che riuscii a pensare.

Nessuna risposta.

A voce più alta ci riprovai.

"Mi chiamo Andrea, tranquilla è tutto okay, va meglio?"

L'unica risposta che ricevetti fu un gemito, che ovviamente presi come un si alla mia domanda.

"Va bene se ti accompagno a casa mia? Aspettavo che ti svegliassi per chiedertelo, magari mettiamo un po' di ghiaccio se no si forma un mostro sulla tua fronte, non trovi? Poi posso accompagnarti a casa, se mi dici dove abiti. Ma ehi! Tranquilla puoi anche non dirmelo non mi off-"

"Chiudi quella fogna" mi interruppe, seccata.

Ah. Sapevo di essere logorroico, ma volevo essere d'aiuto senza sembrare un maniaco.

Infondo ho 21 anni, e lei ad occhio e croce sembra non superare i 18.

"Allora?" Insistetti.

"Portami a casa." Mi disse con naturalezza, quasi come se non fosse successo nulla e io fossi un simpatico vicino che le sta dando un passaggio dopo la scuola.

Mi spiegò la strada. Fu semplice arrivare, ma l'arrivo fu tragico.

Abitava in un parchetto, e fuori ai cancelli c'erano dei ragazzi.

Provai a tirare conclusioni. O erano lì per sapere come stava la ragazza, o dovevano vendicare l'altra tipa.

Era un comportamento che si portava parecchio tra i giovani: mandare altri ragazzi in segno di vendetta e superiorità.

Lei si affacciò al finestrino e sbuffò.

"Casa tua."

Ero un po' sorpreso ma non feci domande. Non volevo intromettermi e semplicemente sapevo che se l'avessi infastidita lei mi avrebbe potuto denunciare da un momento all'altro.

Quindi con una manovra tornammo indietro e ci dirigemmo verso casa mia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 07, 2016 ⏰

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