CAPITOLO II

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"Ci sei?"

Questa è la domanda che trovo sulla chat, una volta tornato a casa da scuola. Sono passati tre giorni dalla prima conversazione con Ian Solo e adesso, oltre ad essere un mio amico ufficiale su Facebook, è anche la prima persona che sento quando mi sveglio e l'ultima con cui scrivo prima di dormire.

"Appena rientrato", scrivo, usando l'applicazione sul cellulare.

Poso lo zaino lasciandolo cadere a terra. Manca sempre meno alla fine della scuola e all'inizio degli esami finali e tra pochi giorni arriveranno le prime lettere dalle università.

Ieri sera mio padre si è fatto vivo. E' entrato come se niente fosse, con ancora il completo da lavoro addosso e ha aperto il frigo per bere un po' d'acqua. Mia madre si è alzata dal divano incredula e gli si è avventata contro.

E' stata l'ennesima lite, l'ennesimo episodio tra due persone che ormai non si amano più e l'ennesima volta che ho dovuto dividerli per evitare che i vicini chiamassero la polizia. Mio padre, ovviamente, è andato via subito dopo, senza neanche dirmi una parola, senza neanche salutarmi, chiedermi come stavo.

Mia madre, invece, accortasi di ciò che era successo, si era avvicinata a me, facendo per abbracciarmi ma io, proprio, non ce la faccio.

Non la incolpo per ciò che sta avvenendo con mio padre. Del resto non do la colpa neanche a lui ma, semplicemente, odio tutto questo.

Odio lei per aver iniziato tutto con le sua gelosia e le sue supposizioni. Odio lui per non aver cercato di farle capire che ciò che affermava fosse una stronzata. Forse è vero, mio padre ha un'amante e forse è anche vero che mia madre approfitta di queste liti per mandarlo via. Del resto, sono lontani i ricordi di loro come coppia felice, anche prima che litigassero per questa storia dei tradimenti. Ma non riesco proprio ad accettare tutto questo, perché mi sento in trappola, tra due fuochi, e io sono il pezzo di legno che rischia di ardere sino a divenire cenere.

"Come va?" mi domanda, facendo illuminare lo schermo del mio cellulare.

Decido di mettere su qualcosa di comodo e rispondergli dal pc.

"Solita storia. Oggi Kennett mi ha fatto impazzire con storia americana."

"Già, è un personaggio...particolare." mi risponde.

Anche se ancora non siamo entrati in un ambito più intimo e non abbiamo parlato l'uno dell'altro, trovo comunque piacevole conversare con lui.

"Cosa farai oggi?" chiede.

Passo le mani sul mento, senza sapere come rispondere.

"Probabilmente verrà Andy e guarderemo un film o forse faremo una partita a Call of Duty. Tu?"

Ian Solo è offline.

Non è la prima volta che accade, anzi, le ultime due volte che abbiamo parlato, è successo questo: io faccio una domanda e lui, magicamente, va offline.

Credo lo faccia apposta. Quando pongo una domanda che entra troppo nel personale, lui fugge.

Non so se continuare a fare l'indifferente o richiedere qualche diritto.


«Amico, ti dico che è spettacolare!» insiste Andy, mostrandomi la copertina di un nuovo sparatutto.

Lo guardo storcendo il naso, gli strappo la copertina dalle mani e leggo la presentazione sul retro. La grafica non sembra male, e a quanto pare sei un soldato della seconda guerra mondiale, che deve fare fuori un po' di SS.

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