Mentre Cassandra si avviava per il piano di sopra, sentì dei rumori sospetti provenienti dal piano terreno: si avvertì un fruscio e poi un passo pesante. E poi un altro. E un altro ancora. Lei aveva già capito chi fosse o meglio cosa fosse. Era Lei. Era andata a farle compagnia. Era andata per dirle ancora una volta la sua solita frase. Era lì, ai piedi delle scale che la fissava. Con quegli occhi morti, bianchi. Senza vita. Cassandra la guardava e non si muoveva. Era paralizzata. A un tratto si udì quello che poteva essere lo scricchiolio assordante delle ossa di Lei. Girò la sua testa a trecentosessanta gradi. Poi disse la parola "AIUTAMI". Ancora una volta Cassandra sentì quella voce roca e notevolmente acuta. Poi Lei scomparve nel sottoscala. Cassandra sospirò e proseguì. Una volta in camera sua chiuse la porta a chiave e spalancò la finestra dagli infissi neri e l'aria frizzante che entrava, le diede una sensazione di sicurezza. Cercò di aggrapparsi al ramo sporgente del ciliegio cresciuto in giardino. Ma mentre la sua gracile mano afferrava la prima foglia, un'altra gelida e bianca le toccava la spalla destra. Le si gelò il sangue e cadde sul parquet della sua cameretta mentre il suo occhio riuscì ad individuare una figura nera in trasparenza che si avvicinava sempre più a Cassandra.
