capitolo 3

16 3 0
                                    

Andrea aveva rinunciato a una serata con me per i suoi amici?
O per andare in qualche bar?
O, peggio ancora, aveva un'altra?
"Da te, per fare cosa?"
Scrissi, aspettando una risposta. Visualizzò il messaggio ma non rispose.
Un minuto. Due minuti. Tre minuti e così via.
Cominciai a pensare seriamente al fatto che potesse avere un'altra, quindi gli occhi si riempiono di lacrime.
-perché piangi?- Domandò Federico.
-nulla.- mentii.
Si scorse verso di me e mi strappò il telefono dalle mani. Lesse i messaggi e sbarrò gli occhi, per poi appoggiare il telefono sul tavolo.
Si passò una mano tra i capelli scuri e sospirò.
-Io te l'avevo detto, Anna.- disse, quasi in un sussurro.
-Cosa?- sussurrai a mia volta, mentre una lacrima solcava il mio viso pallido.
-non piangere, ti prego- si avvicinò. Misi le mani davanti agli occhi, appoggiai i gomiti sul tavolo e scoppiai in un pianto isterico.
-mi..mi tradisce- dissi.
Non ci potevo credere. Andrea mi tradiva. Eppure c'era una parte di me che diceva di dargli una possibilità, diceva che forse sarei dovuta andare da lui e avrei dovuto chiedergli spiegazioni per poi risolvere questo casino di cui l'esistenza non era ancora certa.
Non sapevo con certezza se mi tradisse o no, sapevo solo che quel messaggio non era rivolto a me, perché mi aveva praticamente mandata via, e non era sicuramente rivolto a un suo amico, non credo mandasse i cuori ai suoi amici.
E a quel punto, c'era solo una spiegazione.
-non posso crederci- dissi facendo una risatina nervosa.
-ora chiamo quello stronzo- Dissi mentre cliccai sul primo numero salvato in rubrica: Andrea.
Rispose dopo due squilli.
-ascolta, non ho un'altra, se pensi questo!- gridó appena rispose.
-Oh, ciao Andrea! Come stai? Io tutto bene grazie, no, non mi hai appena mandata via da casa tua per stare con un'altra ragazza.-
-Senti Belle, era rivolto a mia cugina! Lei viene a trovarmi tutti i venerdì sera, una volta facciamo a casa mia e una volta a casa sua.-
Stentavo a crederci. Avevo appena fatto una figura di merda epocale davanti al mio ragazzo.
-mi sento così stupida...- ammisi. -no dai, non dirlo, è normale che tu reagisca così.-
-mi dispiace, davvero-
-fa niente amore. Ora io vado, è arrivata Silvia, mia cugina. Notte- disse con voce premurosa.
-buonanotte- Risposi e riattaccai.
-quindi?- chiese Federico.
-quindi cosa?-
-Andrea ti tradisce?-
-no, aveva sbagliato numero, era rivolto a sua cugina.-
Federico borbottò qualcosa di incomprensibile e poi si accomodò sul divano. Da lì in poi non ricordai più nulla, solo le mie palpebre farsi pesanti e il modo in cui appoggiai la mia testa su un qualcosa di estremamente confortevole.
Aprii lentamente gli occhi davanti a me e vidi la finestra di camera mia. Io non mi ero addormentata in camera, chi mi aveva portata qui?
Mi ricordavo solo che il giorno prima c'era con me...Federico!
Oddio, mi aveva vista dormire e mi aveva addirittura portata in camera? Che vergogna.
Stiracchiai i muscoli delle braccia e delle gambe, poi vidi un pezzo di carta stropicciato di fianco a me.
Lo presi in mano e lo aprii lentamente, per evitare che si spezzasse.
Sul foglietto c'era scritto: "Hei bimba, sai che sei carina quando dormi? L'unica parte della giornata in cui stai zitta. Comunque mi devi un favore, ti ho portata a letto io, con tutta la mia forza, anche se non pesavi nulla...
P.S.: avvisami quando ti svegli. Xx." Sotto c'era scritto un numero di telefono.
Oh mio dio, usava questi metodi per avere i numeri delle ragazze? Aggiunsi alla rubrica il nome "Federico" e poi aprii la chat di Whatsapp.
"Sono sveglia" Scrissi.
Rispose praticamente subito.
"Brava bimba, hai bevuto una bella tazzona di latte? Spero che tu abbia usato il bavaglino per non sporcare i tuoi vestitini."
Odiavo quando mi chiamava bimba. Era una cosa che non sopportavo. Non ero io bassa! Era lui che era troppo alto!
"Non chiamarmi bimba!"
"Okay okay...bimba."
In un gesto esasperato affondai il viso nel cuscino e soffocai le urla nervose con il tessuto leggero che ormai era stanco di sopportare tutte quelle urla che trattenevo.
Qualcuno bussò alla porta.
Mi sistemai leggermente e andai ad aprire.
Trovai Davide davanti alla porta con uno sguardo annoiato.
-hei- lo salutai.
-Hei, preparati, usciamo-
-dove andiamo?- Chiesi.
-andiamo nella casa in montagna.-
Sbuffai, dato che quel giorno non avevo la minima voglia di uscire.
-neanche io ci voglio andare, ci annoieremo in due.-
-Maria non viene?- domandai confusa.
-no, oggi è fuori con le sue amiche- disse scimmiottando la voce acuta di mia cugina.
-dobbiamo andare per forza?- Chiesi facendo il labbruccio.
-mi spiace, ma si-
Chiusi la porta, mi lavai la faccia e i denti e mi cambiai.
Ringraziai mentalmente i miei capelli per essere puliti e li lasciai cadere in morbide onde sulle spalle.
Indossai una felpa e infilai un beanie nero, calzai le mie amate Vans nere e uscii dalla camera.
-scusa, perché non possiamo restarci tutto il weekend?- chiese zia Maddalena a zio Francesco.
-non ho detto che non possiamo, ma dovremmo portare le valigie e la macchina è troppo piccola!-
Zia si passò una mano tra i capelli biondi laccati e uscì di casa sbattendo la porta.
Uscii di casa e entrai in macchina seguita da Davide.

Il viaggio fu corto, dato che vivevamo in Lombardia, quindi non eravamo molto distanti dalle montagne.
Scesi dalla macchina e mi stiracchiai.
Guardai dritto davanti a me e vidi la vecchia casetta di legno in cui ci portavano d'estate gli zii.
Ancor prima di entrare, io e Davide ci sedemmo per terra e ci rilassammo per dieci minuti buoni.
-entriamo in casa?- proposi.
-si, qui si muore di freddo.- disse sfregandosi le mani sulle gambe.
Feci per alzarmi ma mi bloccai appena notai due occhi blu che mi fissavano.

Piccolo spazio autrice:
Auguri di buon Natale

PerfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora