Capitolo 5

51 5 0
                                    

Mentre cercavo di sistemarmi al meglio i capelli nel riflesso del portone di vetro lui mi guardò e mi disse accennando ad un sorriso:" la vogliamo fare una cazzata?"
Mi girai con la faccia una pò stranita, però l'idea era allettante e lo feci capire alzando un sopracciglio.
"Dipende" risposi,
Mi guardò negli occhi con il suo sguardo azzurro e intenso e mi chiese:
"Ti fidi di me?"
Rimasi come incantato, mi persi in quell' azzurro che diventò il mio colore preferito, il suo azzurro.
"Si." accennando ad una risata poi lo guardai con uno sguardo più sicuro in attesa che mi spiegasse cosa avremmo dovuto fare. Lui mi afferrò la mano con forza, ma dolcemente, non so spiegarlo, era stato molto sicuro, ma allo stesso tempo come se fossi stato una cosa molto delicata e che mi sarei potuto rompere da un momento all'altro. Incominciò a correre per le scalinate e si portò me dietro per la mano, come una bambina che corre con la sua bambola preferita, non sto dicendo che in quel momento mi sentivo una bambola eh (risata), ma la sensazione sembrava quella. Furono parecchie rampe di scale, 4/5 piani non ricordo, alla fine arrivammo all'ultimo piano e davanti a noi avevamo una porticina di legno molto vecchia con il legno scorticato da una parte.
"Ma sei matto?!? Con te si corre troppo." dissi io ridendo.
Lui prese fiato gonfiando i pettorali e con ancora la mia mano nella sua aprì la porticina, un cigolio interruppe quel silenzio accompagnato dal ticchettio della pioggia contro il soffitto poi mi fece passare riprendendosi la mano.
Rimasi senza parole, eravamo sul tetto della casa e si vedeva tutta la città da giù. Il cielo era rosa e la pioggia stava man mano finendo di rendere umido tutto quello che si vedeva da quell'altezza. Il sole stava a metà altezza nel cielo e rendeva le nuvole di un colore bellissimo e inoltre da lassù si vedeva il parco dietro casa mia, con gli alberi e le piante che rendevano coloratissimo il paesaggio.
Mi mancava un colore in quella tavolozza magnifica. Lui era rimasto sulla soglia per vedere la mia reazione, quindi questa volta fui io ad afferrare la sua mano e lo trascinai fino alla ringhiera del palazzo. Vicino a lui era molto meglio.
Lui si girò di spalle al tramonto e si appoggiò con la schiena vicino alla ringhiera, io rimasi ancora qualche secondo a guardare due cagnolini che giocavano sotto la pioggia giù nella strada piena di foglie, poi mi girai anche io e lui sospirò.
I suoi capelli erano bagnatissimi e gli ricadevano sugli occhi, per l'ennesima volta cercò di aggiustarseli e quindi soffiò con l'angolo della bocca verso su, ma non ci riuscì, provò una seconda volta poi una terza, poi giunsi in suo soccorso, lo ammetto sarei potuto rimanere per ore a guardare come invano cercava di soffiare i suoi capelli lontani dai suoi occhi, con una mano gli coprii la bocca, con l'altra gli portai i capelli all'indietro, poi mi asciugai la mano bagnata dai suoi capelli sulla sua spalla e scoppiammo a ridere.
"Piaciuta questa cazzata?"
"Un sacco, non pensavo che la nostra città era cosi bella sotto la pioggia."
"Neanche io, l'ho scoperto qualche settimana fa mentre venivo a fare un disegno"
"Anche tu disegni?!!?" dissi con una faccia sorpresa.
"Certo, sennò non facevo l'artistico no?
"Giusto..." scoppiai a ridere e solo allora mi resi conto della mega super iper stronzata che avevo detto.
"Forse è meglio che ci andiamo a cambiare, domani dobbiamo fare filone e non ho intenzione di non venire perché mi sono preso la febbre per stare con la maglia bagnata addosso"
"Va bene mamma, andiamo" mi diede una spinta dietro la schiena ridendo e lo guardai ridere alzando un sopracciglio.
"Forza muoviti piccolino..."
"Piccolino io? Scusa nanetto u.u"
Sbuffò e mi spinse verso la porticina poi lo sentii da dietro ridacchiare.
Scendemmo le scale e mi spinse fino alla sua porta, poi aprì e mi afferrò di nuovo la mano, indicandomi con l'altra il tappeto dove strisciare le scarpe.
Mi trascinò fino alla sua camera e vidi poco o niente della sua casa, anche perché ero un pò incantato dal fatto che mi tenesse di nuovo per mano.
Arrivati in camera sua aprì un cassetto e tirò fuori due maglie, una grigia e una azzurrina, poi mi lanciò un paio di jeans in testa.
"Puoi metterti questi"
"Abbiamo praticamente gli stessi vestiti e.e"
Mi tolsi la maglia e mi misi quella che mi aveva dato mentre lui si guardava i capelli allo specchio. Poi iniziò a sfilarsi la maglia, era di spalle e aveva una schiena perfetta, muscolosa e liscia, dallo specchio poi vidi i suoi addominali e mentre si infilava la maglia pulita gli si abbassò anche un pò il pantalone lasciando intravedere la mutanda grigia, dopodiché la scoprì totalmente per poi infilarsi il suo paio di jeans, mi sentivo avvampare così gli chiesi di aprire la finestra, ma quella sensazione di calore in faccia e sul petto faticava ad andarsene...

Lo stronzo più bello.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora