Capitolo 8

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"Non c'era bisogno di mordermi per ricordarmi di avere un amico pazzo"
"Eh vabbe, piuttosto, dove cominciamo?"
Ci pensai un pò su guardandomi intorno, poi gli indicai un bar dietro a se.
"Prima di tutto andiamo a fare colazione e in quel bar fanno un buon cappuccino."
"Come vuole capo, dopo di lei" si scostò e allungò le braccia in direzione del bar per farmi passare, quindi io alzai il mento e socchiusi gli occhi per darmi un'aria autoritaria, poi lui mi seguì.
Al tavolo prendemmo due cappuccini e due cornetti e come un bambino si sporcò intorno alle labbra di zucchero e con il pollice feci per levarglielo quando mi leccò con la punta della lingua. Ritrassi la mano con la faccia schifata mentre lui esplodeva in una risata.
"Mado, la prossima volta la museruola ti metto!"
"Mlmlml, si fanno interessanti le cose😏"
"Quanto sei scemo" e scoppiammo a ridere, poi si passò con un fazzoletto sulle labbra lo zucchero che non aveva sputacchiato ridendo.
Alle 8 e un quarto mi vibrò il telefono, era Ellie, mi ero scordato di mandarle il buongiorno, quindi me lo mandò lei, mentre stavo per aprire whatsapp mi arrivò un messaggio anche da parte di Federica, quindi non entrai e pensai "Ellie capirà."
Lui intanto mi stava fissando e la cosa mi faceva arrossire, non so perché.
Usciti dal bar facemmo un giro per diversi negozi, non avevamo un gran che di soldi e, oltre a un cappello nero di lana per me che morivo di freddo non comprammo niente, ma ci divertimmo un sacco a provare decine e decine di felpe,pantaloni,scarpe,cappelli di ogni tipo e calzini con le più disparate fantasie sopra. A ora di pranzo ci fermammo in una pizzeria e tra una parola e l'altra mi chiede se fossi mai stato fidanzato.
"Un paio di volte, ma nulla di serio tu?"
"Una volta con..." ebbe un attimo di silenzio, come se non fosse sicuro di quello che stava dicendo..."una ragazza, abitava in un'altra città e mi tradiva"
"Ah, tutte zoccole caro mio, meno male che ci sono gli amici con cui ci si ubriaca e si scorda di tutto eh?" dissi io per tirargli su il morale, non sapevo che dire sinceramente, quel suo momento di pausa mi aveva fatto strano.
Lui sorrise e diede un gran morso alla fetta di pizza, come se tutta la colpa di quel momento di imbarazzo fosse di quella stupida fetta di pizza.
Ormai a stomaco vuoto e con la maggior parte dei negozi chiusi entrammo in un parco e ci sedemmo su una panchina, da qualche ora il cielo si era schiarito e tra gli alberi passavano dei raggi di sole che rendevano la sua pelle più rosa del solito bianco della maggior parte dei ragazzi milanesi. Dopo un pò si stese su di me, appoggiò la testa sulle mie gambe, mi guardò sorridendo dal basso e cacciò la lingua. Io lo guardai stranito, poi sorrisi e mi chinai verso il suo viso, mentre mi abbassavo vidi i suoi occhi chiudersi, aprii la bocca e gli diedi un morso sul collo come aveva fatto lui. Una volta lasciato il segno mi alzai con aria soddisfatta e mi asciugai le labbra con il dorso della mano. Lui riaprì un occhio e mi guardò con lo stesso sorriso che aveva quando si stese sulle mie gambe.
Rimanemmo in quel parco un paio d'ore e sulla panchina ci intagliammo un sacco di frasi delle nostre canzoni preferite.
La mamma di lui sapeva che avrebbe mangiato da me per poi fare un cartellone il pomeriggio, quindi avevamo tempo prima di tornare, se non che alle 4 mi chiamò Federica. Vidi il telefono illuminarsi con il suo nome in primo piano e guardai Manuel che stava incidendo una cosa che non riuscivo a leggere, non volevo tornare a casa, tantomeno per stare con quella li, quindi agganciai e mi appoggiai sulle sue spalle e dissi:
"Che stai scrivendo ancora brutto piromane?"
"I piromani sono quelli che bruciano le cose in verità"
"Eh vabbe è uguale😌"
Si spostò e aveva disegnato due ragazzi che rappresentavano me e lui in maniera molto,molto stilizzata con dei morsi sul collo. Erano carinissimi.
"Certo che sei proprio pazzo tu eh" dissi io abbracciandolo da dietro.
"Bhe dai, diciamo che me la cavo u.u"
Girammo per Milano fino alle 6 di pomeriggio tra negozi vari e supermercati giganti dove giravamo per perdere tempo, poi tornammo alla fermata degli autobus e dopo un viaggio di una ventina di minuti ci ritrovammo di nuovi nel nostro paesucolo, che in confronto a dove eravamo stati sembrava un ripostiglio.
Andammo verso casa sua, stava andando tutto velocemente, era da due giorni che ci conoscevamo, eppure quei due giorni li avevamo passati quasi interamente insieme. Scherzavamo, giocavamo...ci davamo a morsi...
Pensandoci mi accarezzai il collo, nel punto mi aveva morso e sorrisi, lui mi guardò e mi sorrise, non parlammo fino a quando arrivò sotto il suo palazzo, davanti al portone mi guardò e disse:
"È stata una giornata fantastica, grazie di tutto"
"E di che?, mi sono divertito molto anch'io e me ne ricorderò per i prossimi giorni" dissi indicandomi il collo.
Lui sorrise e sbuffò nervoso e con il viso rosso. Io alzai il braccio con la mano aperta per farmi dare il cinque per poi andare a casa, lui però appena lo feci mi saltò al collo e mi abbracciò stringendomi il torace, mi stava facendo male, ma non dissi niente, tanto meno mi spostai per fargli lasciare la presa, era un dolore piacevole
o forse era piacevole stare con lui e basta.

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